
Due agenti colpiti con una sbarra di ferro da un senegalese di 26 anni. È accaduto a Torino, dove aveva trovato rifugio.«Allah Akbar». E giù sprangate ai poliziotti con una sbarra di ferro. Così si è comportato un senegalese che a Torino ha aggredito due poliziotti e una guardia giurata colpendoli con una spranga di ferro urlando «Allah è grande». Poi ha tentato di fuggire. Il fatto è accaduto in via Cuneo, all'altezza di alcuni capannoni usati dal noto marchio Esselunga come deposito. Da qualche giorno, infatti, l'uomo dormiva in un giaciglio di fortuna nei pressi dei capannoni come avevano denunciato alcuni residenti della zona. All'arrivo della volante, l'uomo ha opposto resistenza aggredendo i poliziotti con una sbarra che è stata sequestrata. L'aggressore è stato immediatamente fermato. Portato in questura, ha gridato insulti contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Agenti e guardia giurata sono rimasti feriti: medicati con diversi punti di sutura per una ferita alla testa e a una mano, all'ospedale Giovanni Bosco, nella zona nord della città, sono stati dimessi in serata. I poliziotti erano stati chiamati per l'intervento, nel quartiere Aurora, proprio dalla vigilanza privata del supermercato che si era accorto della presenza dello straniero che aveva costruito un giaciglio di fortuna negli spazi destinati ai depositi dell'Esselunga. Le due pattuglie dei commissariati erano intervenute per convincerlo a spostarsi da un luogo in cui non era autorizzato a stare. Classe 1993, il senegalese aveva a suo carico due decreti di espulsione, uno del questore di Cuneo e l'altro del questore del capoluogo piemontese. Ora il ventiseienne è accusato di tentato omicidio. Il senegalese, Ndiaye Migui era già stato arrestato qualche settimana fa. Stesso reato: resistenza. Anche allora aveva reagito con violenza davanti ai poliziotti per tentare di sottrarsi a un controllo. Fermato, era finito davanti al giudice. Ma l'udienza di convalida del fermo si era conclusa con la scarcerazione.Ad annunciare l'aggressione è stato il ministro Matteo Salvini: «A Torino un uomo, verosimilmente straniero, ha aggredito due poliziotti colpendoli con una sbarra di ferro mentre urlava “Allah Akbar". Portato in questura, ha gridato insulti contro il presidente Mattarella e il sottoscritto». E aveva aggiunto: «Uno dei poliziotti è stato ferito alla testa, l'altro alla mano. A loro vanno il nostro grazie e il nostro augurio di pronta guarigione: sto seguendo personalmente la vicenda. Nessuna tolleranza per balordi e violenti che attaccano le forze dell'ordine».Il sindaco di Torino, Chiara Appendino, ha espresso «la vicinanza della città ai due agenti di polizia feriti. A loro, insieme agli auguri di pronta guarigione, va il ringraziamento per l'importante e difficile lavoro di presidio del territorio svolto quotidianamente al servizio della comunità cittadina, anche nelle giornate di festa come quest'oggi».«Esselunga è vicina ai poliziotti e alla guardia giurata rimasti feriti e alle loro famiglie, ringraziandoli per la professionalità e il coraggio mostrati a tutela della sicurezza dei cittadini». Così, in una nota, la società della grande distribuzione ha commentato l'aggressione del senegalese nei confronti delle forze dell'ordine.Sul caso è intervenuto anche il M5s, che ha lanciato una forte bordata personale all'alleato di governo, Salvini, attraverso le parole del sottosegretario Manlio Di Stefano, che ha ricordato le promesse elettorali del rimpatrio dei clandestini che aveva formulato il leader del Carroccio: «A Torino ha agito un senegalese con due mandati di espulsione, dimostrazione che servono meno parole e più fatti al Viminale sulla sicurezza. Ricordo la frase magica “espellerò 600.000 irregolari". A che punto siamo?». La cosa più inquietante è che anche questo senegalese aveva precedenti addirittura con decreto di espulsione eppure continuava a restare nel nostro Paese. Immediato il ricordo, infatti, dell'altro senegalese, Ousseynou Sy che malgrado i precedenti per violenza sessuale e guida in stato di ebbrezza, esattamente un mese fa, il 20 marzo scorso, dirottò e diede fuoco all'autobus che guidava con 51 bambini ed alcuni insegnanti a bordo. Libero, dunque, malgrado tutto, anche di lavorare per un'amministrazione. I ritardi o le emergenze della giustizia fanno pensare anche al caso di Said Machaquat, origini marocchine, 27 anni, che lo scorso 23 febbraio uccise ai Murazzi, con un colpo alla gola, inferto con un coltello di 20 centimetri, Stefano Leo, un giovane biellese, colpevole di essere un «italiano felice». Anche Machaquat, quella sera non doveva essere ai Murazzi ma in carcere perché condannato a un anno e 6 mesi per maltrattamenti e lesioni aggravate ai danni dell'ex fidanzata con una sentenza diventata definitiva, come deciso dalla V sezione penale del Tribunale il 20 giugno 2016. Invece la sentenza non è mai stata eseguita per un fatto incredibile: pare, infatti, che a causa di carenza di personale amministrativo in Corte d'Appello gli atti con l'ordine di carcerazione non sarebbero mai stati trasmessi al pm dell'esecuzione della Procura.
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Dal 2000 le quotazioni fondiarie valgono oltre il 20% in meno, depurate dall’inflazione. Pac più magra, Green deal e frontiere aperte hanno fatto sparire 1,2 milioni di aziende.
Bill Emmott (Ansa)
Giannini su «Rep» favoleggia di un mondo parallelo di complotti neri, mentre sulla «Stampa» Emmott minimizza il video manipolato di The Donald. Quando giova ai loro obiettivi, indulgono su bavagli e odio.
S’avanza la Cosa Nera. Un orrore primordiale simile all’It evocato da Stephen King, entità oscura che stringe la città di Derry nelle sue maligne grinfie. Allo stesso modo agiscono le «tenebre della destra mondiale» descritte ieri su Repubblica da Massimo Giannini, che si è preso una vacanza dal giornalismo per dedicarsi alla narrativa horror. E ci è riuscito molto bene, sceneggiando una nuova serie televisiva: dopo Stranger Things ecco Populist Things. Una narrazione ambientata in un mondo parallelo e totalmente immaginario in cui «populisti e estremisti deridono le istituzioni democratiche, avvelenano i nostri dibattiti, traggono profitto dalla paura». Un universo alternativo e contorto in cui «gli autocrati possono spacciare le loro verità alternative a community scientemente addestrate a un analfabetismo funzionale coerente con lo spirito del tempo».
Maurizio Landini (Ansa)
- Aumentano gli scontenti dopo il divorzio dalla Uil. Ma il leader insiste sulla linea movimentista e anti Meloni In vista di elezioni e referendum è pronto a imporre il fedelissimo Gesmundo come segretario organizzativo.
- Proteste contro l’emendamento che chiede di comunicare 7 giorni prima l’adesione.
Lo speciale contiene due articoli.
Da mesi, chi segue da vicino le vicende del sindacato e della politica economica del Paese si pone una domanda, se vogliamo banale: ma è possibile che di fronte alla trasformazione della Cgil in una sorta di movimento d’opposizione al governo, ai continui no rispetto a qualsiasi accordo o contratto di lavoro che possa coinvolgere la Meloni e a cospetto di un isolamento sempre più profondo, non ci sia nessuno che dall’interno critichi o comunque ponga qualche domanda a Maurizio Landini?
2025-11-16
Borghi: «Tassare le banche? Sostenibile e utile. Pur con i conti a posto l’Ue non ci premierà»
Claudio Borghi (Ansa)
Il senatore della Lega: «Legge di bilancio da modificare in Aula, servono più denari per la sicurezza. E bisogna uscire dal Mes».
«Due punti in più di Irap sulle banche? È un prelievo sostenibilissimo e utile a creare risorse da destinare alla sicurezza. Le pensioni? È passato inosservato un emendamento che diminuisce di un mese l’età pensionabile invece di aumentarla. La rottamazione? Alla fine, anche gli alleati si sono accodati». Claudio Borghi, capogruppo della Lega in commissione Bilancio del Senato e relatore alla legge di bilancio, sciorina a raffica gli emendamenti di «bandiera» del suo partito con una premessa: «Indicano una intenzione politica che va, poi, approfondita». E aggiunge: «Certo, la manovra avrebbe potuto essere più sfidante ma il premier Giorgia Meloni non ha fatto mistero di volerci presentare nella Ue come i primi della classe, come coloro che anticipano il traguardo di un deficit sotto il 3% del Pil. Io, però, temo che alla fine non ci daranno alcun premio, anche perché, ad esempio, la Bce ha già premiato la Francia che ha un deficit superiore al nostro. Quindi, attenti a non farsi illusioni».






