2024-08-01
Ermini molla la direzione del Pd. E ha 1,5 milioni di motivi per farlo
David Ermini (Imagoeconomica)
L’ex vice del Csm dice addio, tra gli imbarazzi, ai dem: «Amareggiato dalle strumentalizzazioni». Ha scelto la presidenza della holding di Aldo Spinelli e il suo stipendio da nababbo. Verso la revoca dei domiciliari per Giovanni Toti.L’annuncio dei difensori di Aldo Spinelli che il nuovo presidente della sua Spininvest sarà l’ex vicepresidente del Csm, David Ermini, uomo chiave della segreteria di Elly Schlein, ha innescato una crisi di nervi nel Partito democratico. Dalle parti del Circo Massimo la scelta dello sciù Aldo deve essere stata un boccone amaro e Andrea Orlando, candidato in pectore del centrosinistra alla guida della Regione Liguria, martedì ha messo Ermini davanti a un aut aut. Lui, che nel 2023 ha finito di percepire l’anno extra di stipendio previsto per legge, non ci ha pensato molto e ieri mattina ha fatto sapere che avrebbe lasciato la direzione nazionale dem, propendendo per l’incarico della società che opera nel porto di Genova: secondo voci attendibili, l’assegno da presidente ammonterebbe a 500.000 euro annui per tre anni, ovvero 1 milione e mezzo di euro. Da Spinivest, il cui cda si è riunito ieri (ma gli esiti sono top secret per evitare ulteriori polemiche), non hanno confermato né smentito ma sostengono che la cifra sia un po’ alta. Poi Ermini ha comunicato ufficialmente la scelta al presidente del partito, Stefano Bonaccini. E subito dopo ha chiamato le agenzie di stampa per spiegare: «Durante una telefonata con Bonaccini ho manifestato il mio sincero stupore e la mia amarezza per le strumentalizzazioni che sono state fatte sul mio ruolo nella direzione nazionale», aggiungendo che non avrebbe «mai pensato che assumere un incarico professionale potesse suscitare imbarazzi che risentono evidentemente della situazione e del clima a Genova e in Liguria». Ufficialmente lascia perché non vuole «creare alcuna difficoltà al Pd». Che in vista della campagna elettorale, se a capo dell’azienda del presunto corruttore del governatore di destra finisce un esponente di punta dei dem che nel settore della giustizia ha ricoperto un incarico di primo piano come quello di vicepresidente di Sergio Mattarella al Csm, si ritrova con il fucile scarico. In realtà, con buona pace di Ermini, di sorprendente non c’è nulla. Anzi, il polverone era prevedibile. Soprattutto perché nelle intenzioni dello sciù Aldo e dei suoi legali, Ermini dovrebbe fungere da scudo con la Procura. E nella campagna acquisti della holding di Spinelli c’è entrata pure, come consulente, un magistrato donna che ha sviluppato la sua carriera tra una Procura pugliese e la Cassazione e il cui nome sarebbe stato suggerito proprio da Ermini. Si occuperà del cosiddetto modello organizzativo 231, quello collegato al decreto legislativo 231/2001 con cui è stata introdotta nell’ordinamento Italiano la responsabilità degli enti. E con Alberto Maria Benedetti, che come Ermini è stato consigliere nel parlamentino dei giudici, nel ruolo di commissario aggiunto dell’Autorità portuale, gli uomini pescati negli ambienti della magistratura salgono a tre.Dopo l’ultima ordinanza del Tribunale del Riesame che ha respinto la revoca degli arresti domiciliari perché Spinelli, da socio del gruppo, avrebbe potuto reiterare i reati, le holding sono state riempite di figure di garanzia. L’obiettivo è convincere Procura e tribunale che non sarebbe più possibile commettere illeciti. Una strada che Spinelli aveva anche già percorso, quando ha ingaggiato come consulente legale, con un’offerta di 160.000 euro, l’ex procuratore di Genova, Franco Cozzi, fresco di pensione, che accettò, però, alla fine solo di preparare un parere (orale) in cambio di 15.000 euro. E se per Spinelli, nonostante la comunicazione al gip del nuovo cda che vede Ermini nel ruolo di presidente, il parere degli inquirenti rispetto alla nuova richiesta di annullamento dell’ordinanza cautelare potrebbe essere negativo, per Giovanni Toti la Procura ha espresso parere positivo alla revoca degli arresti domiciliari. Dopo le dimissioni, per gli inquirenti, non ci sarebbe più il rischio di reiterazione del reato. E il Riesame aveva già argomentato sull’inesistenza del rischio di inquinamento probatorio. Il giudice Paola Faggioni potrebbe decidere tra oggi e venerdì. Per Toti si profilano due processi: uno con richiesta di giudizio immediato per le ipotesi di corruzione e finanziamento illecito e uno per il presunto scambio elettorale politico-mafioso. Secondo l’accusa, Matteo Cozzani, coordinatore della campagna elettorale per la lista Cambiamo con Toti, in concorso con i fratelli Testa, rappresentanti della comunità riesina a Genova, sarebbero stati promessi posti di lavoro in cambio di voti. Con la presenza di Venanzio Maurici, ex dirigente degli edili e poi iscritto del settore pensionati del sindacato con la bandiera rossa (sospeso dopo le misure cautelari), che secondo la Procura sarebbe il referente genovese del clan Cammarata del mandamento di Riesi, che avrebbe facilitato l’accordo tra gli elettori e il gruppo di Toti. Ma non è solo la Cgil a essersi trovata in una situazione d’imbarazzo. Per i vertici dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti, quello che è emerso dall’inchiesta di Genova deve essere stato un brutto colpo visto che da segretario della Fillea, nel 2005, Maurici era tra i relatori della Carovana antimafia in uno speech sulle irregolarità nei cantieri edili.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.