2024-04-17
«Espropriano i terreni con la scusa che le pale eoliche attirano turisti»
Si moltiplicano dal Nord al Sud le testimonianze di agricoltori che rischiano di perdere tutto per fare posto alle rinnovabili. Le vittime: «Possono scavalcare divieti che tutelano aree protette e centri abitati».Tra qualche anno i turisti verranno in Italia per vedere gli impianti eolici offshore, i pannelli fotovoltaici che si estendono su migliaia di ettari ora coltivati anche con varietà di origine protetta o che lambiscono zone di interesse archeologico e parchi naturali. Non è una boutade ma la giustificazione, scritta nero su bianco, di alcuni progetti per impiantare centinaia di pale eoliche, lastricare terreni, ora agricoli, con pannelli fotovoltaici o erigere mega stazioni elettriche, hub di energia alternativa diretta chissà dove, magari anche all’estero. Benvenuti nella Bella Italia green, vorrebbero che si dicesse, in un futuro prossimo, le centinaia di piccole e medie imprese che hanno allungato le mani sul business colossale della transizione ecologica, a colpi di espropri. L’Ispra e il Gestore servizi energetici (Gse) hanno stimato una perdita compresa tra i 200 e i 400 chilometri quadrati di aree agricole entro il 2030 per il fotovoltaico a terra, a cui se ne aggiungerebbero altri 365 destinati a nuovi impianti eolici. Pezzi di Italia devastati per assecondare l’ossessione ecologista. Ma poi il gioco vale la candela? Le rilevazioni dicono che per il fotovoltaico la media di attività degli impianti costruiti nel 2020 è di 1.150 ore l’anno in cui produce al massimo della potenza, contro 8.000 ore l’anno del gas o del carbone. Eppure, nonostante queste evidenze, gli espropri dei terreni continuano in modo incalzante. Andrea Maggi è un produttore di riso a La Baraggia, nel Nord Est del Piemonte, un territorio dove è nata la prima e unica Dop del riso, ricco di riserve di grande interesse naturalistico. Ora Maggi rischia dipendere la sua azienda sulla quale dovrebbe essere impiantata una stazione di raccolta dell’energia prodotta da vari impianti fotovoltaici della zona. «È un mostro di 150.000 metri quadrati che non porterebbe nemmeno un beneficio in termini di risparmio energetico al nostro territorio. In questa stazione confluirebbe l’energia prodotta da 32 impianti fotovoltaici che poi verrebbe smistata al di fuori della nostra area. La potenza della centrale che dovrebbe sorgere sulle mie terre è di 2..200 megawatt, collegata a 3600 ettari di fotovoltaico esteso su un raggio di 10 chilometri». Maggi spiega che l’impatto sul terreno agricolo sarebbe devastante. «Nell’arco di pochi anni un’area destinata alla coltivazione di un riso pregiato verrebbe trasformata in terreno asciutto, illuminato giorno e notte, sorvegliato con telecamere. Inevitabile la perdita di fauna e flora caratteristiche del luogo. Dietro gli espropri ci sono piccole srl. Ma mi chiedo se è mai possibile che non ci sia un disegno unico. È ovvio che c’è». Michele Ranucci ha un’azienda agricola che produce vino, olio e grano e con un agriturismo, a Montefiascone, sul lago di Bolsena, nel Lazio. «A fianco ai miei terreni verranno installate pale eoliche alte 150 metri che faranno un rumore assordante. Rischio di perdere i clienti dell’agriturismo che qui vengono per rilassarsi e godersi la natura in tranquillità. Secondo i progetti l’80% delle installazioni riguarderà la provincia di Viterbo, in particolare attorno al lago di Bolsena. Non si capisce la necessità dal momento che è stato approvato un parco eolico galleggiante a 30 chilometri dalla costa di Civitavecchia che da solo farà raggiungere al Lazio gli obiettivi di risparmio energetico nel 2030». Ma allora perché invadere altre aree? «Qui ci sono le vecchie dorsali dell’alta tensione e le centraline della centrale nucleare di Montalto. Massimizzano gli utili». Ranucci spiega che il territorio agricolo si sta desertificando. «Sono sempre più numerosi gli agricoltori che smettono di produrre e cedono l’azienda perché è più conveniente». Poi rivela il paradosso: «Per giustificare gli espropri le società scrivono sui progetti che ci sarà un gran vantaggio per il turismo. Le stazioni eoliche diventeranno un’attrazione». Un’altra voce di denuncia è quella di Venanzio Melis, proprietario di un’azienda agricola a Nuraxi Figus, un villaggio di nemmeno 600 abitanti nel Sulcis-Iglesiente, provincia Sud della Sardegna. «Ho 20 ettari di terra con uliveti, vigneti e allevamento di ovini. Rischio di perderne la metà. C’è un progetto di esproprio per costruire una centrale di raccolta di energia prodotta dagli impianti eolici della zona. Sorgerebbe a 100 metri dal centro abitato, scavalcando una legge regionale del 2022 che vieta la costruzione di centrali a questa distanza dai nuclei abitati». Allora potete stare tranquilli? «Per niente», incalza Melis, «ci hanno fatto capire che sono nelle condizioni di scavalcare ogni vincolo. Lo scempio non finisce qui. C’è il progetto di impianti offshore. Oltre 378 pale in bella vista davanti a una costa che è un gioiello mentre i cavi attraverseranno l’arenile». Melis dice che solo nella zona in cui si estende la sua proprietà «sono stati sottratti all’agricoltura circa 1.000 ettari». Francesco Marangione è un miticoltore pugliese e rischia di perdere il lavoro a casa di un progetto per realizzare un impianto fotovoltaico galleggiante su una zona di pesca. «L’area marina vicino Taranto è famosa per la produzione delle cozze. Ora vogliono costruire un impianto enorme. Al momento il progetto è stato sospeso perché c’è un parco marittimo ma non ci sentiamo sicuri. Abbiamo capito che se vogliono riescono a trovare la strada per scavalcare i divieti».
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 16 settembre con Carlo Cambi
Il killer di Charlie Kirk, Tyler Robinson (Ansa)