2021-08-30
Il segretario Pd si vergogna del Pd. Candidato a Siena ma senza simbolo
Enrico Letta (Getty Images)
Enrico Letta per cercare di farsi eleggere alle suppletive per la Camera dei deputati nasconde il partito di cui è leader. Una decisione che si spiega con la volontà di far dimenticare Unicredit, Mps e Pier Carlo Padoan. Enrico Letta si vergogna del Pd e lo si può capire: anche noi ci vergogneremmo di un partito che avrebbe dovuto essere di popolo e si trova a rappresentare le élite. Se poi, invece di occuparci di rappresentare gli interessi della maggioranza degli italiani come dichiarato, ci dedicassimo a quelli della minoranza di clandestini, saremmo ancora più in imbarazzo. Tuttavia, che il segretario del principale gruppo della sinistra rifiuti di candidarsi alle elezioni con il simbolo che rappresenta colpisce. È come se noi preferissimo nascondere la testata della Verità pur dirigendola. Restando agli esempi giornalistici, come se Mario Giordano scegliesse di presentarsi a un convegno senza dire di essere il conduttore di Fuori dal coro. Come se Paolo Del Debbio celasse il legame con Dritto e rovescio, preferendo salutare il pubblico definendosi asetticamente un conduttore tv, omettendo la decisiva informazione che ogni settimana va in onda su Rete 4. È ovvio che ognuno di noi è ciò che rappresenta. Anzi, nel nostro caso - e credo che si possa dire lo stesso dei colleghi citati - siamo ciò che rappresentiamo, nel senso che non ci vergogniamo delle nostre idee, anche se non piacciono a tutti: non nascondiamo le nostre opinioni, la nostra cultura e la nostra storia. A dire il vero, ne andiamo fieri, anche perché sentiamo di non rappresentare il conformismo, ma la libertà di pensiero, anche quando cozza contro i dogmi politicamente corretti.Al contrario, Letta preferisce non esporsi. Dunque alla prossima competizione elettorale, quella che dovrebbe portarlo in Parlamento dopo una penitenza di sette anni trascorsi sulle rive della Senna in attesa che passasse il cadavere (politico, ovvio) del nemico Matteo Renzi, si presenterà senza simboli. Sì, il segretario del Pd cercherà i voti nascondendo non la faccia, ma il Pd. Il suo nome comparirà nei manifesti e nella scheda elettorale senza a fianco il simbolo che rappresenta. Letta e basta: senza ulivi, querce, richiami democratici e di sinistra. Qualcuno potrebbe pensare che la scelta sia dovuta al fatto che l'ex presidente del Consiglio sia in cerca di legittimazione, dopo essere stato nominato dall'alto, senza passare dalle primarie e senza le liturgie plebiscitarie che tanto piacciono ai compagni. Ma la realtà è assai più terra terra e non si ispira a chissà quali principi, ma solo a semplici convenienze. Già, perché il segretario del Pd si candida a Siena, terra rossissima, un tempo feudo di comunisti e stalinisti, ma oggi zona a rischio. Alle elezioni amministrative, per la prima volta nella storia repubblicana il Comune è stato espugnato da un esponente del centrodestra e alle politiche potrebbe anche andare peggio. Infatti, se nel 2018 il candidato del Pd riuscì a vincere lo si deve anche al fatto che il partito presentò Pier Carlo Padoan, ex ministro dell'Economia caro a Massimo D'Alema, uno che dopo il disastro del Monte dei Paschi di Siena si impegnò per salvare l'istituto di credito cittadino. Ovviamente non con i soldi suoi, ma con quelli dei contribuenti. L'operazione è costata agli italiani svariati miliardi, di sicuro più di quanto avrebbero speso pagando a vita lo stipendio dell'ex ministro. Ma una volta conquistato il seggio, Padoan ha preferito mollarlo per un più remunerativo incarico di presidente di Unicredit. Così adesso Letta si candida a prenderne il posto, sperando di farsi eleggere alla Camera. Peccato che nel frattempo i soldi che Padoan ha buttato nella banca toscana siano finiti e per salvare un'altra volta l'istituto servano altri miliardi. In pratica, per eleggere in tranquillità il segretario del Pd occorre una nuova iniezione di denaro, che però - complice anche il fatto che a Palazzo Chigi si è insediato l'ex governatore della Bce - non si trova. Risultato, a salvare il Monte Paschi dal crac dovrebbe pensarci Unicredit. Sì, la banca di cui Padoan è divenuto nel frattempo presidente, ovviamente un salvataggio previo generoso contributo dello Stato. Ma siccome la dote finanziaria non sarebbe comunque sufficiente a tappare tutti i buchi, Unicredit ha pronto un piano lacrime e sangue, ossia una ristrutturazione che prevede non soltanto la cancellazione del marchio Mps, ma anche la chiusura di decine se non centinaia di sportelli, oltre che il licenziamento (pardon, ora si chiama pensionamento anticipato) di non si sa quanti dipendenti. Detto in poche parole, per Siena e dintorni significa la fine della principale azienda, oltre che della più importante fonte di reddito. Per la città dove il Pci prima, il Pds poi e infine il Pd hanno sempre fatto il bello e il cattivo tempo, questo equivale alla fine. O meglio, alla fine del dominio dei compagni. Dopo anni e anni di gestione fallimentare e clientelare, si arriverebbe in pratica alla resa dei conti. Dunque, Letta si candida, ma cercando di nascondere il partito che ha sfasciato il Monte dei Paschi di Siena, nella speranza che gli elettori non facciano due più due. Il segretario confida molto nell'aiuto di Padoan, che almeno una cosa l'ha promessa, ovvero di far slittare la fusione con Unicredit a dopo le elezioni. In pratica, prima Letta prova a passare all'incasso senza sventolare la bandiera del Pd. Poi, una volta eletto, ciò che accadrà non sarà più affare suo. Insomma, non si tratta solo di vergognarsi del simbolo di un partito che si guida, ma di provare a fregare gli elettori, facendosi nominare un attimo prima che crolli tutto. Mica male per uno che ogni giorno dà lezioni di etica. Professore sì, ma con la cotica.
Il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza il 3 settembre 1950 (Getty Images)
Elbano De Nuccio, presidente dei commercialisti (Imagoeconomica)
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