2020-12-15
Ennesima giravolta del governo. Ora l’idea è sequestrare il Natale
A dieci giorni dalle feste gli italiani non sanno con chi potranno sedere a tavola. Dopo aver vaneggiato sul permesso di uscita dai Comuni, spuntano ipotesi di lockdown o zona arancione per tutte le Regioni.L'illusione è durata pochissimo. Pensavamo che il governo si fosse ricordato l'importanza del «Natale con i tuoi» non solo nelle grandi città, ma pure nei piccoli Comuni che distano qualche chilometro l'uno dall'altro, invece a dieci giorni dall'arrivo del Bambinello siamo in attesa dell'ennesimo dietrofront sul promesso allentamento delle limitazioni. Altro che pranzo ristretto con mascherine e in pochi a tavola, ma pur sempre in famiglia: rischiamo un lockdown nazionale perché politici ed esperti sono spaventati. Dopo aver visto le immagini degli assembramenti nello scorso fine settimana in molte grandi città, temono che passeremo il Natale peggio che in discoteca provocando la terza ondata dell'epidemia. Perciò hanno pensato a come punirci con una bella correzione rossa o forse arancione, dipende dalle restrizioni che hanno in mente i consulenti del Cts quando suggeriranno le nuove colorazioni per il Paese nei festivi e pre festivi fino all'Epifania. Quindi dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio, il 5 e il 6 gennaio, ma forse già dal prossimo fine settimana quando inizieranno gli spostamenti di milioni di italiani. Dopo il vertice di domenica sera a Palazzo Chigi in cui già si prospettava una sorta di lockdown generalizzato rosso (spostamenti vietati e negozi chiusi) o arancione (negozi aperti ma ristoranti chiusi), ieri mattina c'era stato un incontro di oltre tre ore tra il premier Giuseppe Conte, i capi delegazione della maggioranza, alcuni ministri ed esponenti del Comitato tecnico scientifico che hanno sostenuto la necessità di una nuova stretta, per l'impossibilità di esercitare un controllo capillare del territorio e per i dati ancora preoccupanti. L'incidenza dei nuovi casi è ancora alta, 193 per 100.000 abitanti, molto al di sopra della soglia di rischio di 50. Poi, nel pomeriggio c'è stata la riunione al Senato dei capigruppo di maggioranza per decidere una possibile mozione unitaria sugli spostamenti entro i 20-30 chilometri nei piccoli Comuni sotto i 5.000 (o i 10.000 abitanti, come vogliono alcuni senatori del Pd), durante le prossime festività. Si tratterebbe di una deroga alle restrizioni che si stanno prevedendo su tutto il territorio e che sarà presentata domani al Senato. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, dopo l'incontro con i sindaci della Regione «per capire insieme quali possono essere le idee da mettere in campo» e limitare gli assembramenti definiti «uno spettacolo immondo», ha anticipato che «la chiusura di festivi e prefestivi è la base da cui partire». Zaia è favorevole a nuove restrizioni in seguito alla ripresa dei contagi e per la pressione sanitaria, ma ha ricordato che non si possono fare paragoni con le misure messe in atto dalla Germania. «La cancelliera Merkel ha unito a questo lockdown un “bazooka" da 11 miliardi e 200 milioni di euro per i ristori al 90% destinati alle aziende», sono state le parole del presidente leghista. «Ritengo che anche nel nostro Paese, se si facesse chiarezza sul tema dei ristori, sarebbe possibile un dialogo con le aziende». Dal governo, inaspettate sono arrivate due priorità avanzate in riunione dal ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova: «Primo, ulteriori restrizioni devono già prevedere adeguati ristori. Se dovessero coinvolgere anche i ristoranti, eventualità su cui resto enormemente scettica perché il rischio è il sovraffollamento incontrollato nelle case, è necessario prevedere già adesso ristori pari al 100 per cento delle perdite. Secondo, prima di assumere decisioni, chiedo al Cts di fornire le indicazioni di merito necessarie». La Bellanova ha giustamente osservato che «non si può fare come i gamberi. Né dire che mentre il 25, 26, e il primo gennaio non ci si può spostare tra Comuni vicini in provincia, lo si può da un capo all'altro di città come Roma o Milano. Penalizzazione incomprensibile». Ha fatto anche appello alla coerenza: «Si è scelto, nonostante io per prima avessi elencato tutti i punti deboli di questa decisione, di chiudere i centri commerciali nei giorni festivi; si sono incentivati gli acquisti fisici con la garanzia del rimborso previo utilizzo della moneta elettronica, forse bisognava prevedere che le persone si sarebbero affollate nelle strade centrali soprattutto dei grandi centri urbani». Il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, è convinto che «dobbiamo essere più rigorosi durante le festività», ma contrario a divieti uniformi e «punitivi» è il governatore Giovanni Toti: «I dati confermano la Liguria una Regione decisamente in fascia gialla, ragione per cui in questo momento mi risultano particolarmente preoccupanti le voci di possibili scelte di divieti omogenei nelle giornate di Natale». Il ministro della Salute, Roberto Speranza ha dichiarato: «Ascolteremo con grande attenzione i nostri scienziati e l'auspicio è che nel giro di poco tempo si possano assumere ulteriori misure in grado di scongiurare un'ipotetica terza ondata». Natale intanto si avvicina.
Il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza il 3 settembre 1950 (Getty Images)
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