2025-07-29
Emiliano come Berlusconi: legnate ai giudici
Torna libero uno degli imprenditori accusati di associazione a delinquere e corruzione nell’inchiesta che ha fatto dimettere l’assessore regionale Delli Noci. Il governatore pugliese: «Errore giudiziario». I magistrati: «Sconcertati, indagine è in corso».Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, Michele Emiliano. Il vulcanico quasi ex presidente della Puglia, che con la sua volontà di voler correre alle prossime elezioni per un seggio in Consiglio regionale (così come un altro illustre ex, Nichi Vendola) sta facendo traballare la candidatura a presidente per il centrosinistra dell’ex sindaco di Bari e attuale parlamentare europeo del Pd Antonio Decaro, si ritrova bersaglio di una nota durissima della Giunta distrettuale di Lecce dell’Associazione nazionale magistrati. Proprio lui, giudice, nel mirino delle critiche dei giudici. Il motivo? Emiliano ha commentato alla sua maniera la decisione del Tribunale del Riesame di Lecce di annullare l’ordinanza di custodia cautelare a carico dell’imprenditore barese Maurizio Laforgia, tornato in libertà lo scorso 25 luglio dopo tre settimane trascorse ai domiciliari. Laforgia è indagato per associazione a delinquere insieme ad altri due imprenditori, Alfredo Barone e Marino Congedo, e all’esponente politico leccese Alessandro Delli Noci, che lo scorso 5 giugno, a causa dell’inchiesta, si è dimesso da assessore regionale e pure da consigliere. «Quante volte», ha detto Emiliano, come riporta Lecceprima.it, in riferimento all’inchiesta su Delli Noci, «non ho dato retta alle inchieste giudiziarie. Perché leggendo le carte, secondo me questi non vanno da nessuna parte. Come si è verificato persino nella famosa indagine di Lecce dell’altro giorno. Ho letto che il tribunale del Riesame ha smontato completamente l’ipotesi accusatoria dopo che ho perso un assessore e il consiglio regionale ha perso un consigliere. Però, zitti e cammina. Zitti e camminiamo, perché noi siamo ubbidienti. Perché i pugliesi, oltre a essere bravi, fantasiosi, creativi sono genio e regolatezza. È più importante la magistratura del singolo errore giudiziario». Emiliano sostanzialmente ha prosciolto gli indagati, definendo «morta» l’inchiesta, scatenando la reazione furiosa della Giunta distrettuale di Lecce dell’Associazione nazionale magistrati, che in una nota «manifesta sconcerto per le affermazioni del governatore riportate da più organi di comunicazione, secondo cui l’indagine della Procura di Lecce sull’assessore Delli Noci sarebbe stata “smontata” dal Tribunale del Riesame e sarebbe, quindi, “morta”. Tali affermazioni destano stupore sia perché riguardano il merito di un’indagine penale che è ancora in corso di svolgimento (rispetto alla quale, quindi, ragioni di opportunità e di prudenza suggerirebbero di astenersi dal formulare giudizi prima del relativo esito) sia perché fondate su un provvedimento del quale non sono ancora note le motivazioni. Appartiene al fisiologico funzionamento del procedimento penale», prosegue la nota dell’Anm, «come ben sa il governatore ed ancora magistrato Michele Emiliano, l’eventualità, anche in ragione di elementi sopravvenuti, di valutazioni diverse da parte dei magistrati a diverso titolo chiamati a conoscere della medesima vicenda giudiziaria. La Giunta distrettuale esprime, pertanto, vicinanza, sostegno e solidarietà, piene e convinte, ai colleghi della Procura della Repubblica di Lecce e del Tribunale di Lecce, ribadendo che il rispetto, oltre che formale, sostanziale del principio della separazione dei poteri non possa prescindere dalla necessità di evitare interferenze dell’uno con giudizi sommari sull’operato dell’altro». «Quello che ho detto», ha replicato laconico Emiliano, a quanto riporta Antennasud. Insomma, l’atmosfera in Puglia si surriscalda sempre di più, mentre per Antonio Decaro la strada verso la presidenza della Puglia, che sembrava spianata, è diventata assai tortuosa. Non ne vuole sapere, Decaro, di doversi confrontare con il suo (ex?) padre politico Emiliano in Consiglio regionale: la reputa una presenza troppo ingombrante in grado di condizionarne politicamente il cammino. Una posizione comprensibile, ma difficile da sostenere in termini politici: in che modo il Pd potrebbe mai vietare a un suo esponente del peso di Michele Emiliano di candidarsi al Consiglio regionale, sottoponendo quindi la sua eventuale elezione al giudizio degli elettori? Su Decaro pochi giorni fa si è abbattuto pure l’anatema di Vincenzo De Luca, presidente Pd della Campania, che gli ha riservato un attacco violentissimo: «In Puglia», ha detto De Luca, «si sta preparando a candidarsi un altro europarlamentare, Antonio Decaro, che appartiene alla categoria degli esponenti politici che si presentano come preti spretati, brave persone. Decaro si è candidato come capolista nella circoscrizione meridionale alle elezioni europee un anno fa. La correttezza nei confronti degli elettori ha ancora un valore o no? Se chiedi il voto e dopo un anno decidi di fare quello che vuoi, stai offendendo e calpestando la volontà degli elettori. Per il Pd è ancora un problema la correttezza nel rapporto degli elettori, o no?».
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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