2023-03-26
Elvio Silvagni: «Valleverde crescerà senza vendite online»
Il proprietario dello storico marchio di calzature: «Non credo al commercio via Internet, mi sono rifiutato di farlo. Bisogna andare nei negozi, provare le scarpe. Ne produciamo 850.000 paia l’anno. Abbiamo salvato l’azienda, ora vogliamo allargarci in Europa».«È bello camminare in una Valleverde», recitava uno degli spot rimasti nella storia della pubblicità, oltretutto interpretato da personaggi come Raffaella Carrà, Carla Fracci, Kevin Costner, Eddie Irvine. Erano i momenti d’oro per quel marchio di scarpe, nato nel 1970, che gli italiani non hanno dimenticato e che aveva precorso i tempi in fatto di comunicazione. Ma le cose non sono andate per il meglio. «Era una azienda», racconta alla Verità Elvio Silvagni, attuale patron di Valleverde e presidente di Silver 1, «arrivata ai vertici in Italia perché era un marchio che tutti conoscevano ma che poi ebbe diversi problemi. Purtroppo, quando si arriva tanto in alto, non si capisce quando si deve scendere e ridimensionare».Forse è stato fatto il passo più lungo della gamba? «Han sempre fatto tanta pubblicità, forse sono stati proprio i primi a scegliere un modo di farsi conoscere ad altissimo livello. Il precedente proprietario la voleva mantenere così ma non ce l’ha fatta, finendo poi per chiudere. L’azienda è stata gestita dal tribunale per un paio d’anni e noi l’abbiamo acquistata all’asta otto anni fa, nel 2015. Praticamente siamo ripartiti da zero».Lei si è sempre occupato di scarpe? «Mi sono formato come modellista di calzature, quarantacinque anni fa. Poi, con mia moglie Margherita, da quando ci siamo sposati, ci siamo dedicati alla produzione di scarpe fondando nel 1980 la Goldstar, azienda che produce una scarpa monoprodotto. Sono più di quarant’anni che facciamo scarpe, eravamo già nel mondo della calzatura e abbiamo pensato che Valleverde fosse ancora un marchio che meritava, che si poteva sviluppare di nuovo e ci siamo buttati».Come vanno le cose ora? «Si conferma il positivo trend di crescita, abbiamo chiuso il 2022 con un fatturato di oltre 25 milioni di euro, in salita rispetto ai 14 milioni del 2021 e i 17 milioni del 2019 pre Covid. Investiamo molto in ricerca sviluppo e nel brevettare nuove tecnologie, l’unica cosa che ci salva dalla concorrenza del Far East. Il 65% del fatturato è generato dalle calzature donna, il restante 35% si divide tra calzature uomo, junior e accessori».Quali sono i numeri di Valleverde? «Parliamo di 850.000 paia di scarpe all’anno prodotte, un bel livello. I nostri calzaturifici danno lavoro a oltre 200 persone. Noi siamo contenti perché siamo ritornati in circa 1.200 punti vendita in Italia e sta andando bene».Dove si trova l’azienda? «La sede principale è a Fusignano, dove il personaggio illustre del paese è Arrigo Sacchi. Lui è il numero uno, noi siamo i secondi».Ci sono novità in arrivo? «A livello di design, oggi puntiamo su scarpe più fashion rispetto al passato: i giovani di 30-35 anni sono molto interessati a questi nuovi prodotti e speriamo lo siano sempre di più. Negli ultimi dieci anni le sneaker sono state in cima alla lista dei desideri dei consumatori, ma oggi notiamo un ritorno agli acquisti di calzature eleganti».Quindi, siete soddisfatti della vostra scelta? «C’è solo un problema, che il mondo non sta funzionando nella maniera giusta. C’è tanta confusione e noi siamo preoccupati per un domani che, in Europa, non riusciamo a decifrare. Ci chiediamo che potere d’acquisto potrà avere la gente. Siamo usciti dalla pandemia bene ma ora, con la guerra che non sappiamo quando finirà, si vive nell’incertezza. E ci chiediamo quali saranno le priorità nelle spese delle famiglie».Però le caratteristiche delle vostre scarpe sono di alto valore. «È vero, è sempre stata riconosciuta come una scarpa comoda, che non significa da persona anziana. Il comfort è rimasto ma ora si è aggiunta la moda, con uno stile ben preciso. Si tratta di un prodotto che abbraccia tutte le esigenze del consumatore. Valleverde offre al consumatore una visione completamente nuova che trasforma la filosofia della “moda comoda” in un “fashion quotidiano”, confortevole con stile».Quali sono i vostri mercati di riferimento? «Per quanto riguarda Valleverde, il 90% è l’Italia e il 10% l’Europa. Abbiamo clienti che ci conoscono in diverse nazioni ma non abbiamo una rete di vendita se non in Italia. Valleverde guarda in primis proprio all’Europa per crescere ulteriormente, a partire dai Paesi in cui sta già ampliando la propria azione, come Francia, Grecia, Svizzera, Austria e Germania».Fate vendite online? «Assolutamente no, non ci crediamo e abbiamo puntato solo sulla vendita fisica. Teniamo conto che ci sono grandi gruppi specializzati nell’online che stanno licenziando. La gente vuole andare anche in giro, vogliamo tenere tutti in casa davanti a un computer? È bello uscire. Noi l’online non lo vogliamo fare, mi sono rifiutato. Bisogna andare nei negozi, provare le scarpe, capire se vanno bene, avere un rapporto vero con le persone».Date grande attenzione al tema della sostenibilità. Che voi applicate sia al brand Rafting Goldstar sia a Valleverde. «Oggi il consumatore è più consapevole rispetto al passato e da questo punto di vista salvaguardiamo la sua sicurezza perché controlliamo attentamente la qualità dei materiali: il sottopiede è in vera pelle e il sughero è naturale. Inoltre, le calzature hanno un brevetto micropelle, un esclusivo e innovativo materiale che garantisce traspirabilità e morbidezza, oltre a una forte riduzione e un’eccellente assorbimento della sudorazione del piede».
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