2025-09-10
Arrestato bengalese nel Mantovano. Era un «maestro» di giovani jihadisti
L’operazione della polizia di Brescia è nata da un’indagine genovese su un altro affiliato ad Al Qaeda. L’uomo formava «allievi» terroristi, incitandoli a compiere attentati. Matteo Piantedosi: «Da noi la prevenzione funziona».«Arruolava» e «addestrava» giovani stranieri per avviarli non a un lavoro qualsiasi, ma alla «carriera» di terrorista. Al termine di una complessa indagine condotta dalla Procura distrettuale di Brescia, la polizia ha arrestato un cittadino del Bangladesh, estremista islamico di 37 anni, residente da tempo a Castel Goffredo, nel Mantovano. Gli investigatori della Digos di Brescia, in collaborazione con i colleghi di Genova e di Mantova, lo hanno individuato nell’ambito di un’altra indagine che ha portato alla condanna di un giovane affiliato all’associazione terroristica Tehrik e Taliban Pakistan, una ramificazione di Al Qaeda. Dalle indagini, anche su alcuni dispositivi, è emerso che il giovane condannato era stato indottrinato e arruolato proprio dal trentasettenne.L’inchiesta è stata condotta dalla Dda di Brescia, che ha competenza per i reati di terrorismo sul territorio di Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona. L’attività investigativa di Digos e Procura ha consentito di ricostruire come, «in tal modo, l’indagato teneva fede alla sua promessa di istruire, formare e perfezionare il giovane nello studio e nella pratica della dottrina jihadista e il giovane finiva per diventare e riconoscersi come un suo allievo». Le indagini hanno individuato il modus operandi del trentasettenne che, secondo l’accusa, esercitava la sua funzione di «maestro» attraverso la condivisione di testi di fondamentalismo islamico, ma anche di richiami agli insegnamenti dei leader Josim Uddin Rahmani e Mahmudul Hasan Gunobi, appartenenti a gruppi terroristici vicini ad Al Qaeda e di citazioni incentrate sull’adesione alle teorie del jihad globale formulate da Sayyid Qutb, ispiratore dell’organizzazione terroristica Al Qaeda. Ma il «maestro» si avvaleva, inoltre, di testi di personaggi storici che sono considerati - è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare - riferimenti assoluti nei movimenti jihadisti moderni, tra cui Al Qaeda e di gruppi terroristici talebani, tra cui Hazrat Hasan Basri, Sceicco Islam Imam Ibn Taymiyyah. La condivisione del materiale avveniva anche attraverso il Web, con la diffusione di link di canali Youtube, alcuni pure non accessibili a tutti, di materiale di propaganda islamica, risorse digitali riferibili ad addestramenti militari in campi utilizzati da appartenenti a gruppi terroristici o riguardanti le modalità d’uso di armi.Dagli elementi trovati dagli inquirenti, è emerso un «costante incitamento degli allievi» per passare all’azione e ricorrere «al jihad violento come forma di manifestazione della supremazia islamica e di lotta contro gli infedeli con la prospettiva di una ricompensa da parte di Allah.Sono diversi gli episodi osservati dagli investigatori. In particolare, nell’autunno del 2023 il trentasettenne si è recato a Torino per partecipare a un evento nell’ambito di un Cilla Jamaat, ovvero un periodo della durata di quaranta giorni, finalizzato a diffondere la parola del Corano tra i fedeli, durante il quale non è possibile comunicare con altri al di fuori del jamaat, cioè della comunità religiosa. Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire il curriculum del «maestro di terrorismo» anche attraverso gli eventi che lui stesso organizzava, come quello dell’estate del 2023 quando era stato programmato un incontro destinato soltanto ai «giovani», inizialmente nella moschea e poi al parco. Intercettato dagli inquirenti, l’indagato spiegava come stava organizzando l’evento: «Volevo organizzare una festa per i giovani, ma i fratelli Tabligh (il movimento mantovano, ndr) hanno fatto casino. Avevo chiesto il permesso per fare la festa in moschea altrimenti l’avrei fatta al parco. Loro hanno litigato con me perché non li ho avvisati prima. Non volevo fare entrare gli anziani. Io gli avevo detto che questa festa era esclusivamente per i giovani». In quell’occasione, il trentasettenne ebbe alcuni problemi per organizzare gli eventi solo «per i giovani». Secondo gli inquirenti, il fatto che egli «abbia comunque organizzato la festa in questione, all’oscuro degli altri componenti del movimento mantovano Tabligh, non toglie che egli si sentisse componente di tale comunità, per tale motivo formalmente obbligato a seguirne i dettami e le regole - tanto da dovere agire all’insaputa degli altri, per aggirare i loro dettami - e che costoro lo percepissero come parte della loro organizzazione, vincolato a seguirne norme di comportamento, fra cui quella di organizzare eventi pubblici a sfondo religioso dopo avere ottenuto il benestare dei membri anziani e alla presenza dei rappresentanti Tabligh».Gli investigatori hanno poi passato al setaccio il materiale rinvenuto nei dispositivi elettronici dell’indagato come un video riguardante Ali Saddnan, realizzato all’interno di una sala di preghiera, salvato nella memoria del telefono. Nel documento multimediale, il trentasettenne era ripreso su una specie di pulpito della sala, mentre intonava la canzone «Noi siamo ababil», assieme a quattro giovani che gli facevano da coro.«L’operazione condotta a Brescia, che ha portato all’arresto di uno straniero accusato di arruolare giovani jihadisti, rappresenta una chiara dimostrazione dell’efficacia del nostro sistema di sicurezza nel prevenire e contrastare le minacce terroristiche». Lo ha affermato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Si tratta, ha spiegato Piantedosi, «del frutto di un’attività investigativa complessa, perseguita con competenza e dedizione dalle questure di Brescia e di Genova, con la collaborazione di Mantova, coordinate dalla Direzione centrale della polizia di Prevenzione, che testimonia l’altissimo livello di competenza e dedizione della Polizia di Stato, fiore all’occhiello del nostro Paese e punto di riferimento in ambito europeo. Alle donne e agli uomini delle forze dell’ordine va il mio plauso. L’attenzione del ministero dell’Interno e del governo», ha aggiunto, «resta massima perché la sicurezza dei cittadini e la difesa della nostra convivenza civile rimangono la priorità assoluta».
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