2025-03-14
L’ideona di Elkann: spedire in Serbia gli operai Maserati e Alfa ancora in Cig
John Elkann (Imagoeconomica)
Stellantis propone agli addetti di Modena e Cassino spostamenti volontari. Poche le adesioni. Assunti 400 ingegneri in Brasile.Doveva essere l’anno della ripresa, o almeno la stagione che dava i primi segnali di una lenta risalita e invece, numeri alla mano, il 2025 di Stellantis è finito peggio di come era terminato il disastroso 2024. A febbraio, per intenderci, le immatricolazioni si sono ridotte del 14,1% a 41.931 unità a fronte di un calo del mercato del 6,28%. La costante con l’anno che si è chiuso da poco è che l’automotive viaggia ancora con il freno tirato, anche perché l’unico segnale concreto arrivato dall’Europa è quello di rinviare di tre anni le multe per chi sfora le emissioni, e che Stellantis performa peggio dei concorrenti. Insomma, è vero che con l’uscita dell’ex ad Carlo Tavares(il mercato aspetta ancora il nome del sostituto) i rapporti con la politica, in Usa e in Italia, si sono rasserenati, ma la situazione resta drammatica. E l’ultima proposta arrivata dai vertici dell’azienda agli operai in cassa integrazione di Modena e Cassino lo dimostra. La Gazzetta di Parma un paio di giorni fa ha reso noti i particolari dell’invito, che più o meno suona così. Visto che la produzione Maserati (Modena) è praticamente ferma da mesi e che a Cassino su Alfa e Grecale si procede a singhiozzo, trasferitevi in Serbia, nel sito di Kragujevac, dove invece sembra che le richieste della Grande Panda (il cosiddetto «Pandone») vadano alla grande. La trasferta durerebbe 6 mesi, sarebbe pagata 135-140 euro al giorno e prevedrebbe la possibilità di rientrare a Modena (i dettagli riguardano solo il sito Maserati) ogni 45 giorni con un volo pagato da Stellantis. Secondo quanto raccolto dalla Verità, il numero di adesioni sarebbe risibile (al momento ci sarebbe un paio operai che avrebbero deciso di accettare a Modena e trattative su una decina di addetti a Cassino), ma i segnali preoccupanti sono altri. Soprattutto di prospettiva. Perché se i vertici del gruppo hanno deciso di fare una proposta del genere a buona parte degli addetti di due siti nevralgici di Stellantis, allora vuol dire che le prospettive di medio-lungo periodo sono nere. Il trasferimento in Serbia è di sei mesi. E del resto che il Tridente, una delle case di auto di lusso per antonomasia, non se la passasse bene non è un mistero per nessuno. Nel 2024, Maserati ha prodotto appena 260 auto (poco più di 20 al mese) con un calo drastico rispetto alle 1.244 del 2023. I lavoratori, ormai ridotti a meno di di 200 unità, sono in cassa integrazione da novembre. E come se non bastasse le ultime confermano la decisione di Stellantis di non produrre la Mc20 Folgore, il modello elettrico inizialmente previsto. Insomma, è tutto bloccato. Eccezion fatto per la proposta di trasferimento in Serbia. Lo stesso viaggio è stato prospettato anche agli operai di Cassino. Qui la situazione è diversa. Non che si navighi nell’oro, ma di certo per i 2.400 addetti dello stabilimento dove si producono i vecchi modelli dell’Alfa Romeo, Giulia e Stelvio, oltre alla Maserati Grecale, le prospettive sono meno drammatiche. Nel Lazio proliferano i contratti di solidarietà e si spera che i nuovi modelli, prima elettrici e poi ibridi, delle Alfa possano invertire il trend. Intanto, in attesa della svolta, sembra che al momento almeno una decina di lavoratori sia allettata dalla proposta di Stellantis di trasferirsi a Kragujevac. Nulla di epocale. Ma solo il fatto che sia arrivata la proposta, tutto è tranne che un segnale di forza.E del resto, in attesa che John Elkann, il presidente di Stellantis che in questo momento fa anche le veci dell’ad, sia audito in Commissione attività produttive della Camera (il 18 marzo), di segnali di forza dalla multinazionale italo-francese ne arrivano ben pochi. Almeno in Europa, perché se guardiamo ai Paesi emergenti (in Brasile per dire sono stati assunti 400 ingegneri) il discorso cambia. Per parlare di investimenti e speranze per il futuro, bisogna infatti andare in casa Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli che ha anche una quota di Stellantis. Jaki è diventato il presidente di Vento, fondo privato di venture capital early-stage, nato nel 2022 con il sostegno di Exor, appunto. A oggi Vento ha investito in 100 startup creando uno dei più ampi portafogli early-stage (progetti che riguardano la primissima fase della vita di un’azienda) in Italia. Ieri Vento ha annunciato il lancio del suo secondo fondo con un impegno di 75 milioni per sostenere i progetti italiani più promettenti. «A quasi tre anni dal lancio di Vento», sottolinea Elkann, «siamo orgogliosi di rinnovare il nostro impegno e sostenere i migliori imprenditori italiani con un nuovo fondo. La passione che anima i loro progetti innovativi e i successi già raggiunti insieme ci spingono a perseguire obiettivi ancora più ambiziosi». Altro che Serbia.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)