
Studio della Cattolica: sempre più connessi e sul divano, ordiniamo cibo green e consumiamo meno acqua. Addio ai negozi di vicinato.Polli d’allevamento. La pandemia ha rinnovato la società in peggio e ne ha enfatizzato alcuni difetti strutturali: l’attitudine al divano, la dipendenza da Internet, l’aumento della solitudine, la crisi della socializzazione con l’esplosione del «dating online» (la ricerca del partner sul web). La fotografia di una comunità in depressione prolungata arriva dalla lettura in controluce, non conformista, della ricerca dell’Università Cattolica di Milano dal titolo «Behavioural Change, prospettive per la stabilizzazione di comportamenti virtuosi verso la sostenibilità». Ed è singolare che proprio il luogo simbolo della cultura cattolica ritenga «virtuose» le condotte che annunciano scricchiolii da crollo di una diga.Lo studio, che ha analizzato i comportamenti degli italiani dal 2021 al 2024 mettendo sotto la lente d’ingrandimento 4.500 persone in due momenti successivi, sottolinea che gli uomini sono maggiormente condizionati delle donne e i giovani iperconnessi (guarda un po’) degli anziani con il Motorola a patella. E che l’utilizzo del web è diventato indispensabile per «la spesa, l’acquisto di abbigliamento, cosmesi e pasti, la lettura, la prenotazione degli alberghi, la fruizione dei film, i videogiochi, il gioco d'azzardo e il dating online». La ricerca nota che le spese nei negozi di vicinato e per ristorazione hanno subito una diminuzione strutturale (-15% e -43%), soprattutto tra chi ha scarse condizioni economiche.I coordinatori della ricerca Emanuela Mora e Mario Maggioni si compiacciono che l’angelus novus, per dirla alla Walter Benjamin, sia praticamente un mezzo zombie. «Dopo la pandemia del Covid circa il 30% della popolazione italiana ha aumentato l’uso di internet, il tempo trascorso in casa e adottato comportamenti sostenibili», esultano i ricercatori mettendo soprattutto l’accento sullo smartworking come scelta di vita e l’accoppiamento Sofà+Netflix come panacea per un presente radioso. E quando arriva il languorino, basta convocare lo schiavo ghanese in bicicletta con la cena precotta. «All’ottavo piano, per favore, che non ho voglia di mettermi le Blundstone per scendere», aggiungerebbe il milanese imbruttito.La malinconica fotografia di un declino eccita l’Università Cattolica, committente della ricerca, che invita a stabilizzare i comportamenti virtuosi invece che invertirli. L’ateneo sembra soddisfatto di una società in cui «l’utilizzo di Internet, per lavoro o tempo libero, è aumentato in modo strutturale (rispettivamente +23% e +37%), ma con differenze significative tra fasce d’età e livelli di istruzione. Ad esempio, il 36% dei laureati ha aumentato strutturalmente l’utilizzo di Internet per lavoro contro il 18% dei meno istruiti e le percentuali salgono rispettivamente a +43%e +32% per l’utilizzo del web nel tempo libero». Un dato che, se verificato allo specchio, regala una ben diversa analisi: i cittadini più dipendenti dal web, dai suoi condizionamenti e dalle sue degenerazioni (porno compreso) sono proprio i laureati. Di conseguenza la classe dirigente di domani si presenta come meno affidabile.Quanto all’aumento della sostenibilità - immaginiamo pronunciata con la stessa enfasi con cui Beppe Sala pronuncia «inclusione» e Papa Francesco «resilienza» -, si concretizzerebbe perché «dallo studio emerge che la pandemia ha accelerato il processo di adozione di comportamenti virtuosi come il bere l’acqua dal rubinetto, l’uso più parsimonioso dei fogli di carta, l’utilizzo dei detersivi ecologici, l’acquisto di prodotti sfusi e a kilometro zero, la preferenza dell’usato al nuovo, il minore consumo di carne e la raccolta differenziata». Non per spegnere gli entusiasmi, ma l’usato è esploso per i costi folli delle auto elettriche, l’acqua del rubinetto in alcuni comuni italiani esige la bollitura per evitare gastriti. E la raccolta differenziata vedeva molte città nostrane in cima alle classifiche europee del riciclo già 20 anni fa. Aveva ragione lo scrittore americano Gregg Easterbrook: «Se torturi un numero abbastanza a lungo gli farai dire qualsiasi cosa». È ancora più vero al tempo dei Big Data, dove le interpretazioni a senso unico diventano presto dogmi da narrazione mainstream. Secondo «Behaviour Change», il meraviglioso cammino verso una civiltà di soldatini di piombo ecosostenibili (Albert Camus ed Eugene Ionesco lo temevano a metà del 900 senza focus statistici) mostra però un limite, un fastidio. «L’adozione dei comportamenti virtuosi rimane disomogenea sul territorio nazionale: nelle grandi e medie città circa un intervistato su tre (33%) dichiara di aver aumentato in maniera strutturale l’adozione di comportamenti sostenibili, mentre la percentuale è del 17% nelle zone meno densamente popolate, e questa differenza è particolarmente marcata nelle regioni del Sud». Morale: i micidiali effetti pandemici sono stati meno pervasivi nell’Italia di provincia, lì i polli d’allevamento faticano a zampettare. Ci salverà ancora una volta la casalinga di Voghera. E allora, viva l’ultimo tango a Zagarolo.
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