2020-06-30
Effetti della cura cinese su Hong Kong. L’alta finanza è pronta a fare i bagagli
La legge sulla sicurezza nazionale ha dato il colpo di grazia alla piazza. Taiwan e Singapore si candidano a raccoglierne lo scettro, attirando professionisti in fuga e mega fondi di investimento in cerca di stabilità.Il guanto di sfida a Hong Kong è stato gettato da altre piazze come Taiwan, Tokio e Singapore assai prima della pandemia globale. La corsa per diventare la nuova mecca economica e finanziaria dell'Asia è infatti iniziata anni fa quando l'ex colonia britannica è tornata sotto il controllo di Pechino. Ma le proteste partite nella primavera del 2019, gli effetti della crisi post Coronavirs e ora anche la nuova legge sulla sicurezza nazionale decisa dalla Cina stanno convincendo molti investitori a scegliere alternative più stabili. Attirati anche dalle iniziative delle rivali. Taiwan ad esempio, aprirà il primo luglio un ufficio per assistere i residenti di Hong Kong che vogliono lasciare la città, aiutando studenti, professionisti e imprenditori a trasferirsi sull'isola, offrendo allo stesso tempo aiuto ai manifestanti democratici. Con finanziamenti statali e insieme a organizzazioni no profit, l'ufficio lavorerà per offrire assistenza, occupazione e istruzione a Taiwan. Il piano intende sostenere, non salvare, hanno sottolineato i rappresentanti del governo. La linea politica che la presidente Tsai Ing-wen ha dettato nel discorso inaugurale del suo secondo mandato presidenziale è comunque chiara: Taiwan non accetterà l'offerta della Cina di «un Paese, due sistemi» in stile Hong Kong. La coesistenza tra Taipei e Pechino è quasi impossibile considerando l'intransigenza cinese che ha definito la riunificazione «una necessità storica» e «inarrestabile da chiunque e da qualsiasi forza». Sullo sfondo si agitano anche le tensioni con la Casa Bianca che ha fortemente sostenuto Taiwan. Proprio ieri il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha annunciato che il Paese imporrà una stretta ai visti sui funzionari Usa che hanno avuto comportamenti rilevanti sulle vicende di Hong Kong e ha sollecitato gli Usa a fermare le sue interferenze minacciando «forti contromisure». Nel frattempo, ci sono altri Paesi pronti a sfruttare le debolezze dell'avversario non solo sul fronte geopolitico ma anche per attirare capitali e diventare il nuovo baricentro finanziario del continente. Secondo un articolo apparso ieri sul Financial Times, hedge fund da miliardi di dollari, società di private equity e family office provenienti da Asia, Europa e Stati Uniti sono pronti a spostare le loro attività a Singapore, dopo che la città ha lanciato una struttura aziendale nel tentativo di diventare il principale centro finanziario della regione. I fondi basati nella città di Hong Kong sono più di 420, per un totale di masse in gestione superiore ai 91 miliardi di dollari. Una cifra superiore a quella gestita da Singapore, Giappone e Australia messi insieme. Ma «la Hong Kong che conoscevamo non esiste più» dicono i gestori dei fondi hedge, convinti che l'ex colonia britannica alla fine «non sarà che una delle tante città cinesi». La finanza ha bisogno di porti stabili, il peggior nemico del mercato è l'incertezza. I fondi hanno sviluppato piani di emergenza dopo mesi di proteste e la decisione di Pechino di imporre una legge sulla sicurezza nazionale li hanno fatti scattare. Il Giappone e Singapore hanno intanto intensificato gli sforzi per presentarsi come la migliore alternativa, con Tokyo che dovrebbe offrire spazi per uffici gratuiti, esenzioni dal visto e monitoraggio rapido delle licenze.Già dall'anno scorso Singapore aveva preso il posto di Hong Kong nelle analisi delle banche d'affari sul settore del lusso. I conti dei big come Kering, Hermes o Lvmh hanno accusato il colpo dei disordini di Hong Kong sul fronte dei ricavi. Singapore si conferma inoltre al primo posto mondiale per la competitività nella classifica 2020 stilata dall'istituto elvetico Imd, davanti alla Danimarca, che balza dall'ottavo posto dello scorso anno e alla Svizzera, che risale sul podio, guadagnando una posizione e precedendo l'Olanda, che sale di due piazze. Perdono terreno, invece, Hong Kong, quinta quest'anno dopo essere stata seconda nel 2019 e i due colossi dell'economa globale, gli Usa che arretrano dalla terza alla decima piazza e la Cina che scende dalla quattordicesima alla ventesima. Non solo. A gennaio Singapore ha lanciato una struttura legale chiamata Variable capital company, proprio per attirare le attività dei gestori di fondi e dei family office registrati in giurisdizioni a bassa tassazione come le Isole Cayman e il Lussemburgo. Almeno quattro fondi immobiliari e di credito di svariati miliardi di dollari con gestori con sede a Tokyo, Hong Kong e Singapore stanno registrando i Vcc e un fondo di private equity da 1,5 miliardi di dollari e diversi hedge fund focalizzati sul Giappone e sull'Asia hanno avviato le trattative, hanno riferito alcune fonti al Financial Times. In tutto, sarebbero stati già stati lanciati 70 Vcc ma il grosso deve ancora arrivare, secondo gli analisti che guardano soprattutto ai grossi patrimoni di Europa e Nord America.
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