2018-05-07
I fondi per il centro accoglienza nelle tasche dei boss
Il Cara di Sant'Anna, a pochi chilometri da Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, era il più grande d'Europa. Funzionava come una macchina da soldi per la 'ndrangheta. A processo in 38, compreso il sacerdote Edoardo Scordio.I soldi per la gestione del Cara più grande d'Europa, quello di Sant'Anna, a pochi chilometri da Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, finivano nelle casse del clan Arena tramite la Onlus Misericordia e grazie alla collaborazione del sacerdote don Edoardo Scordio che, secondo l'accusa, era il vero gestore dell'operazione. E ora don Scordio, insieme a 38 indagati andrà alla sbarra: prima udienza il 25 luglio. Il giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro, Carmela Tedesco li ha rinviati a giudizio. Gli altri 81 indagati, tra cui Leonardo Sacco, l'ex governatore della Misericordia che gestiva il Centro d'accoglienza, hanno scelto riti alternativi e verranno giudicati con l'abbreviato (il procedimento per loro comincerà l'11 giugno). Le accuse: associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato e truffa aggravata. Il clan Arena aveva trasformato il Cara in una fabbrica di soldi della 'ndrangheta. Soldi fatti sull'accoglienza, che hanno prodotto la pax mafiosa tra i clan che si contendevano quel territorio. Milioni di euro provenienti da fondi Ue, che lo Stato ha girato dal 2006 al 2015 alle associazioni che hanno gestito il centro dei richiedenti asilo a Crotone: oltre 103 quelli arrivati, oltre 36 quelli finiti nella «bacinella», così viene chiamato nel gergo della mala calabrese la cassa del clan.E per gli investigatori non è un caso se il capannone deposito usato dalla Misericordia a servizio del Cara un tempo fosse appartenuto a Pasquale Tipaldi, uomo ai vertici del clan Arena ucciso nel 2005 e, oggi, ancora in mano ai suoi parenti. Da quel capannone partivano i pasti per i migranti. «Un giorno», raccontò il procuratore Nicola Gratteri alla fine dell'inchiesta, «sono arrivati 250 pasti per 500 migranti. Ebbene, 250 persone hanno mangiato il giorno dopo. Non solo era poco, ma solitamente era un cibo che si dà ai maiali». Il procuratore lo disse senza giri di parole: «Il clan Arena si è arricchito sulle spalle dei migranti». Il Cara, insomma, si era trasformato «in un bancomat della 'ndrangheta». Come? Il clan, ha svelato l'inchiesta, aveva acquisito il controllo dei servizi subappaltati dall'ente gestore Misericordia, per il tramite di imprese dotate aziendalmente con denaro della consorteria. C'erano, insomma, delle società della cosca create proprio per fornire servizi al Cara. Con gli incassi sono stati acquistati cinema, teatri, decine di appartamenti, macchine, barche di lusso e terreni. E don Scordio, il potente parroco della chiesa di Maria Assunta ad Nives di Isola Capo Rizzuto, nelle sue omelie pro migranti pontificava sui suoi progetti e sull'accoglienza. È celebre una sua omelia che circola ancora sul web: «Noi siamo chiamati a fare le cose possibili e impossibili, quelle possibili con i mezzi che abbiamo, quelle impossibili con lo Spirito Santo che guida, illumina e dà forza». Si era attrezzato per i miracoli. E tra i miracoli, secondo la ricostruzione dei magistrati, c'era la distrazione di fondi pubblici arrivati a Isola Capo Rizzuto per la gestione del Cara. Ma fino a qualche anno fa don Scordio era considerato un prete coraggio. Uno di quelli schierati contro i clan. Tanto da finire, ironia della sorte, proprio nelle pagine di un libro scritto dal magistrato che ora guida la Procura che l'ha portato alla sbarra. In Acqua santissima, pubblicato nel 2014 da Mondadori, e firmato da Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, viene ricostruito un atto intimidatorio subito da don Scordio nel 2001, quando qualcuno gli ridusse le finestre di casa in frantumi con una bomba carta. «Don Scordio», si legge nel libro, «noto per le sue omelie coraggiose ai funerali di alcuni mafiosi della zona, è un prete che riesce ad attrarre attorno a sé moltissimi giovani, con i quali fonda importanti movimenti di volontariato». Tra i movimenti di volontariato, ha scoperto in seguito Gratteri, c'era proprio quello che ha fatto affari nel Cara arricchendo la 'ndrangheta.