2024-10-20
Ecco la contromossa del governo. Un decreto per blindare il piano
Domani il cdm. Il giurista Mario Esposito: «Il magistrato non ha strumenti per valutare i Paesi».Sul caso migranti in Albania il nodo è giuridico. Almeno i magistrati la mettono su questo piano. Per questo Giorgia Meloni ha deciso di convocare per domani pomeriggio alle 18 un Consiglio dei ministri cui seguirà una conferenza stampa il martedì mattina alle 9.30. L’obiettivo è rispondere all’altolà dei giudici, per mettere «una soluzione a questo problema», ha detto lei stessa. Un problema che per alcuni è una figuraccia davanti agli occhi del mondo, per altri una trappola di certe toghe, che da mesi, fin dall’annuncio del protocollo firmato tra Italia e Albania per la gestione dei migranti, avrebbero messo in campo tutti gli strumenti possibili per stoppare l’esecuzione dell’accordo. «Il governo deve portare la norma a livello primario facendo un decreto legge», spiega il professor Mario Esposito, docente di Diritto costituzionale alla Luiss Guido Carli. «Al di là del merito, perché ricordo che la valutazione sulla sicurezza compete al governo, è chiaro che se si porta la norma al livello di normativa primaria, a quel punto soltanto la Corte costituzionale potrebbe intervenire». Insomma anche gli esperti danno ragione a Meloni che, commentando la mancata convalida del fermo dei migranti, decisa dalla sezione immigrazione del Tribunale di Roma, aveva detto: «Non credo sia competenza della magistratura definire quali Paesi sono sicuri e quali no. È competenza del governo, quindi credo che il governo debba chiarire meglio cosa si intende per Paese sicuro». Si va quindi verso un decreto legge immediatamente efficace che eleverebbe a rango di norma primaria l’elenco dei Paesi considerati sicuri per il rimpatrio dei migranti, anche se tra le altre opzioni potrebbe esserci l’ipotesi di rendere vincolante il parere della Commissione che decide sulle richieste d’asilo per i giudici che verificano la convalida dei trattenimenti. Infine ci sarebbe anche l’idea di un provvedimento che attribuisca per legge al ministero degli Esteri il ruolo di definire quale Paese è sicuro e quale non lo è. Da Palazzo Chigi si sottolinea: «La Farnesina conta su strutture diplomatiche in tutto il mondo, abbiamo l’intelligence dislocata in ogni angolo del pianeta, se il ministero non è in grado di dire quali Paesi siano sicuri e quali non lo siano, allora tanto meglio chiudere bottega». Dello stesso avviso anche il professor Esposito: «La Corte di giustizia Ue ha detto che ci deve essere una garanzia media di sicurezza del territorio, Paese sicuro non vuol dire che è escluso ogni rischio». Poi aggiunge: «Quali strumenti ha il giudice per fare valutazioni diverse sulla sicurezza di un Paese? Quali istruttorie fa? Ha dei suoi corrispondenti, ispettori sul posto? Ha inviato consulenti d’ufficio? Il governo ha le sedi diplomatiche, il giudice che strumenti ha? Interroghiamoci su questo, altrimenti diventano apprezzamenti personali». È evidente quindi che la decisione assunta da Silvia Albano, presidente della sezione immigrazione del Tribunale di Roma, nonché presidente di magistratura democratica, ha sollevato molti interrogativi e dubbi non solo all’interno del governo, ma anche tra gli esperti di diritto costituzionale. «I poteri dovrebbero cooperare, ci si riempie la bocca della reale cooperazione tra poteri, che poi è un principio elementare degli ordinamenti» conclude Esposito «altrimenti c’è sempre il rischio che sotto le mentite spoglie di un atto giudiziario si possa camuffare un atto di politica attiva. Le scelte andrebbero prese nelle sedi competenti, le scelte di tipo esecutivo sono rimesse al governo, le scelte normative sono rimesse al Parlamento e così via, sennò si va in confusione». Il sospetto più che legittimo è che da parte di alcuni magistrati ci sia la tendenza a forzare sentenze e strumenti giuridici per colpire politicamente il governo. Ne è convinta Sara Kelany, deputato e responsabile del dipartimento immigrazione di Fratelli d’Italia: «Ormai è palese che alcuni magistrati non abbiano più chiaro il confine tra professione e militanza politica».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.