2018-08-22
È l’ora della telerissa, il randellatore del Pd si chiama Marattin
Veemenza e propensione all'insulto: il deputato incarna la nuova linea dura dem. A Nicola Vendola disse: «Vai a elargire l'orifizio anale».Matteo Renzi ha imposto a ciò che resta delle sue truppe di cambiare registro, di alzare i toni dello scontro con il governo, di insultare, urlare, mandare a quel paese chi non la pensa come il Pd (praticamente si tratta di litigare con il 99% degli italiani) il trentanovenne Luigi Marattin, ferrarese di adozione, si è letteralmente scatenato: ha indossato l'elmetto e ha iniziato a bombardare, in tv e sui social, il «nemico».Il suo insulto prediletto è «cialtroni», che fa tanto radical chic, declinato in «cialtrona», «cialtronate», «cialtronata» a seconda dei casi. Marattin litiga a tutto spiano e twitta come una mitragliatrice: è capace di pubblicare anche un cinguettio al minuto, se l'occasione è quella giusta. Ieri, ospite al Meeting di Rimini, Marattin ha mitragliato tweet come se piovesse. Visto da lontano, può essere preso per una specie di ologramma di Matteo Orfini. Marattin fu cooptato da Matteo Renzi nel «Giglio tragico» nell'autunno del 2014: l'ex Rottamatore, all'epoca a Palazzo Chigi, aveva bisogno di un economista rampante in grado di contrastare l'estremo rigorismo di Pier Carlo Padoan, e l'assessore al Bilancio del Comune di Ferrara era perfetto. Marattin lasciò Ferrara e si trasferì a Roma, dove divenne consigliere economico di Renzi e poi di Paolo Gentiloni. Lo scorso marzo ha spiccato il volo verso il Parlamento.Laurea in Economia delle amministrazioni pubbliche e istituzioni internazionali, master in Economics all'università di Warwick nel Regno Unito, un dottorato di ricerca in Economia politica all'università di Siena, da lui, docente presso il dipartimento di Scienze economiche dell'università di Bologna, ci si aspetterebbe un aplomb british; invece, Giggino Marattin, in tv e sui social network, si trasforma in un ultrà da tastiera. Gli esperti (?) della comunicazione renziana lo hanno nominato sul campo sfidante ufficiale degli economisti grillini e leghisti nei talk show. Dicevamo dei paradossi di Marattin: lo scorso 31 luglio, il twittarolo preferito da Renzi invitava tutti alla moderazione: «Se chi ha responsabilità pubbliche non si dà una calmata», ammoniva, «si rischia di minare le basi della convivenza civile. No al razzismo. No alla violenza. No alle parole irresponsabili». No alle parole irresponsabili: quanta saggezza, quanta sobrietà, quanto equilibrio politico e istituzionale in questo appello. Alla parola che conduce, Marattin ha fatto seguire l'esempio che trascina, commentando sobriamente, lo scorso 14 agosto, poche ore dopo il dramma, il crollo del ponte Morandi a Genova: «Preghiere per le vittime e i feriti. Con quello che rimane delle preghiere», ha twittato Marattin, «la speranza che, la prossima volta ci sarà occasione, gli italiani con il proprio voto rimandino nella fogna quelle miserabili teste di cazzo che hanno il coraggio di sparare fesserie su spread e austerità». Così come estremamente sobrio ed elegante era stato, Marattin, quando si era rivolto così al ministro del Sud, Barbara Lezzi: «Credo in tutta onestà», aveva twittato, «con cognizione di causa e in piena coscienza, che la senatrice Lezzi (se si impegna, si applica e studia) possa un giorno arrivare a laccare le unghie dei piedi della Lorenzin e della Fedeli». Laccare, non leccare, aveva scritto il galante Marattin, al quale un irresponsabile follower, a digiuno delle basi della convivenza civile, rispose maleducato: «Che era maestro in arroganza, superbia, presunzione, altezzosità, alterigia, tracotanza, vanità, boria, vanteria, megalomania, millanteria era chiaro, altrimenti non poteva essere del Pd. Ora sappiamo anche che è volgare, screanzato, cafone». Volgare, screanzato e cafone Marattin? Un gentleman come Giggino Marattin? Due sono le possibilità: o il follower del deputato renziano era ubriaco, o il suo orologio è rimasto indietro di sei anni, quando l'economista twittarolo incappò in un brutto scivolone. Ancora assessore a Ferrara, nel 2012, Marattin rispose con parole responsabili a Nichi Vendola, che aveva osato criticare Renzi e Tony Blair: «Per usare il tuo linguaggio», esortò Marattin, «ma va a elargire prosaicamente il tuo orifizio anale in maniera totale e indiscriminata». Intervento duro, un'entrata alla Paolo Montero dei tempi d'oro, che obbligò Renzi a una correzione di rotta prima che lo stesso Marattin si scusasse. «D'istinto», si pentì Marattin, «ho scritto un post duro, che può essere considerato volgare. Me ne scuso, se ho offeso la sensibilità di qualcuno. Ci tengo solo a precisare una cosa: sarei a mia volta offeso se qualcuno collegasse il mio post ai gusti sessuali di Vendola. Per me le preferenze sessuali (così come le fedi religiose, il sesso, il colore della pelle, ecc) non sono caratteristiche che devono in alcun modo condizionare chi voglia esprimere opinioni (anche se dure, come nel mio caso) su una persona. In ogni caso, ho senza dubbio esagerato col linguaggio», ribadì Marattin, «e me ne scuso». Tra le tante amarezze che la politica riserva al Pd, il deputato renziano si è consolato con l'arrivo in bianconero di Cristiano Ronaldo: «Benvenuto tra noi», ha twittato il giorno dell'arrivo a Torino di Cr7, «Cristiano Ronaldo. I migliori stanno con i migliori. I vincenti stanno coi i vincenti». Lui, invece, sta ancora con Renzi.