2025-09-22
È finita l’epoca del progressismo. Anche i giovani si spostano a destra
Non solo Charlie Kirk: tutta la fascia di età che dal Sessantotto è stata appannaggio dei dem sta diventando sempre più conservatrice. In Occidente crescono influencer tradizionalisti, come la pro life italiana Anna Bonetti.Non c’è solo Charlie Kirk. L’attivista conservatore ucciso lo scorso 10 settembre mentre dibatteva in un campus universitario, com’era solito fare da anni, sta senza dubbio diventando un simbolo, ma dietro di lui - negli Stati Uniti, così come nell’intero Occidente - avanza da tempo una nuova generazione conservatrice. Intendiamoci: figure come quella di Kirk hanno giocato un ruolo fondamentale nel mobilitare in chiave conservatrice un elettorato giovane se si pensa che, mentre nel 2020 il 61% degli elettori americani tra i 18 e 29 anni votarono per Joe Biden (e il 36% per Donald Trump), nel 2024 «appena» il 51% di quegli stessi giovani ha votato per Kamala Harris, con il 47% di essi corsi a votare per il tycoon. Una rivoluzione copernicana che ha portato Adriana Gomez Licon e Bill Barrow a firmare per Associated Press un lungo articolo per spiegare «come Charlie Kirk ha plasmato una generazione di giovani trasformandola in una forza conservatrice».Ora, senza dubbio l’«influencer di Trump», come veniva chiamato, ha svolto un ruolo decisivo - e i numeri poc’anzi citati lo dimostrano - nel portare ai repubblicani un elettorato giovane che, fino a pochi anni fa, guarda compatto altrove. Tuttavia, questa è solo una parte della storia. La realtà è che a livello internazionale si sta verificando un fenomeno inatteso e che sta spiazzando molti osservatori, vale a dire una nuova primavera conservatrice. Il che stupisce se si pensa che, per decenni, l’immaginario collettivo ha associato la gioventù al progressismo, all’innovazione e alla rottura degli schemi. Un’associazione senza dubbio fondata e che - dal Sessantotto all’avanzata delle rivendicazioni Lgbt - ha registrato sistematiche conferme, con la generazione adulta apparsa sempre un passo indietro e in difficoltà a intercettare le istanze di ragazze e ragazzi. Negli ultimi anni, però, qualcosa è cambiato. Si sta verificando una trasformazione silenziosa ma profonda che, in Occidente, vede sempre più giovani avvicinarsi a posizioni conservatrici, tradizionaliste e, in alcuni casi, apertamente identitarie. Il che rappresenta un dietrofront nonché un allineamento a dinamiche globali dato che, nel 2022, A World Divided, un report dell’Università di Cambridge osservava come «mentre le società occidentali sono sempre più liberal, il resto del mondo non le sta seguendo», restando conservatore. Una tendenza cui effettivamente l’Occidente pare fare eccezione, ma che nello scorso anno ha registrato una clamorosa inversione. Fa testo, a tale proposito, un’analisi del britannico Telegraph pubblicata a gennaio sulle 73 democratiche elezioni tenutesi nel 2024, analisi secondo cui oggi la sinistra mondiale è a livelli minimi di gradimento dai tempi della Guerra Fredda. Mentre infatti i partiti considerabili di destra hanno ottenuto mediamente il 57% dei consensi, quelli considerabili sinistra si sono fermati al 45%, facendo registrare un divario davvero enorme. A suffragio di tale sorprendente svolta abbiamo ormai numerose rilevazioni demoscopiche che evidenziano come anche l’elettorato giovane rispecchi questa tendenza; e l’esempio più evidente in questo senso è probabilmente proprio quello americano.Ora, forse è un caso - o più probabilmente non lo è - ma sta di fatto che il conservatorismo statunitense oggi si avverta in modo chiaro anche nel clero e, più precisamente, nei seminari. Lo ha segnalato l’estate scorsa una fonte insospettabile come il New York Times, che in un approfondito articolo sui ragazzi che oggi scelgono il sacerdozio, li ha descritti come «prevalentemente conservatori nella loro teologia, nei gusti liturgici e nella visione politica». Attenzione però a non guardare ai soli Stati Uniti, pensando che la trasformazione sin qui descritta si avverta solo Oltreoceano, perché anche in Europa - a sorpresa - oggi tra i giovani soffia un certo vento conservatore; a dirlo, sono i risultati delle urne. Le elezioni europee del 2024 hanno difatti visto un aumento significativo del sostegno giovanile a partiti classificati dai grandi media come di destra radicale. In Germania, il 16% degli elettori sotto i 25 anni ha votato per l'Alternative für Deutschland (Afd), mentre in Francia il 30% dei giovani ha scelto il Rassemblement National di Marine Le Pen. In Italia, il 21% dei giovani tra i 18 e i 34 anni ha sostenuto Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. I giovani conservatori, in Italia, emergono anche in Rete, come attivisti e influencer pro life. Ne è un esempio la ligure Anna Bonetti, 27 anni, oltre 12.500 follower e già un libro scritto, Inattesa (Timone). Anche lei, come tanti, è rimasta colpita dall’omicidio di Kirk, nella cui storia - ha sottolineato alla Verità - si riconosce: «È un fatto che mi ha toccato da vicino anche perché anch'io mi sono esposta spesso in pubblico su temi che comunque anche lui stesso difendeva e ho vissuto sulla mia pelle tutto quello che comporta essere una giovane pro life conservatrice e ho dovuto fare i conti con tutta una serie di problemi innanzitutto sul lavoro e anche con l'emarginazione sociale». Bonetti, che affronta e testimonia spesso anche il tema della disabilità essendo non udente, segnala sia le criticità di una comunità sorda «dov’è forte la propaganda di stampo Lgbt e femminista», sia quelle di un mondo conservatore che dovrebbe «lavorare di più per esempio sull'accessibilità per le persone sorde».Quanto all’esistenza d’una galassia di giovani conservatori anche in Italia, Bonetti non ha dubbi: «Certo che ci sono, il fatto è che sicuramente non si espongono per la paura di essere criticati» Questo timore, altro parallelismo con l’esperienza di Kirk, nasce dal clima non esattamente aperto che si respira negli atenei pure del Belpaese. «Proprio la propaganda che c'è nelle università o nelle scuole», spiega la giovane influencer pro life alla Verità, «impedisce ai giovani conservatori come me di avere voce in capitolo e quindi, costruendo questa propaganda a senso unico, poi si arriva a quello che oggi è successo in America e che domani, anche se ovviamente mi auguro di no, potrebbe accadere anche qui». Sperando ovviamente che tale scenario non si verifichi, c’è da dire che molto probabilmente il vento conservatore che oggi soffia anche tra i giovani non è un caso, bensì il segnale di un cambio d’epoca.La pensano così sociologi come Eric Kaufmann, secondo cui dopo quasi 60 anni culturalmente dominati dal progressismo (1965-2025) - paradigma che ha saldato il rifiuto delle tradizioni e un umanitarismo di sinistra incentrato su razza, genere e sessualità - staremmo entrando in una nuova era «post progressista». Tale cambiamento, secondo Kaufmann, sarebbe iniziato a partire circa dal 2014, con la stagione populista (Brexit, la vittoria di Trump e l’ascesa dei movimenti nazionalistici europei) che appare sempre più consolidata. Questo perché il paradigma caro alla sinistra internazionale sarebbe stato messo in crisi dalla crisi economica e da tensioni identitarie, con il risultato che oggi la nuova era «post progressista» avanza manifestando i suoi caratteri più pragmatici, realistici e attente alle realtà demografiche, economiche e sociali contemporanee.Una lettura della realtà, quella di Kaufmann, troppo sbilanciata? Staremo a vedere. Nel frattempo i giovani conservatori si fanno avanti, ispirati da esempi come quello come quello dell’attivista conservatore ucciso lo scorso 10 settembre. «Lui mi ha fatto capire ancora una volta l'importanza comunque di continuare a essere una voce per la difesa della vita», sottolinea alla Verità sempre Anna Bonetti, «perché comunque qui è in gioco proprio la nostra democrazia e la nostra libertà»