2020-08-27
E Burroughs sparò sull’islam radicale: «Religione di barbari indietro di mille anni»
William Burroughs (Ruby Ray, Getty Images)
Con Allen Ginsberg lo scrittore sfogò la rabbia per il caso Rushdie. Mentre nel «Pasto nudo» previde Al Qaeda e l'Isis. A William Burroughs, antesignano dei beat, è stato cucito addosso un vestito troppo stretto. Icona della controcultura anglofona, viene spesso ridotto al ruolo di ambasciatore lisergico della rivoluzione culturale degli anni Sessanta. A pochi fa piacere ricordare che fu - diversamente da numerosi amici fricchettoni - un fanatico delle armi, nonché un appassionato ricercatore spirituale per molti versi avvicinabile a pensatori tradizionalisti. Qualcuno, poi, potrebbe restare di stucco nel leggere ciò che il caro William ebbe a dire sull'islam nel corso di varie conversazioni avute con Allen Ginsberg nel 1992, all'età di 78 anni. All'epoca Burroughs viveva a Lawrence, nel Kansas. Si era trasferito lì per tenersi alla larga dalla fighetteria degli intellettuali newyorkesi, per spendere meno e recuperare un minimo rapporto con la natura. Mangiava pollo biologico, sparava a volontà e si faceva visitare dagli sciamani nativi americani. Riceveva anche ospiti, tra cui appunto il vecchio amico Allen, spedito nell'«America profonda» dall'Observer Magazine. Il giornale di Londra voleva che i beat si confrontassero sulla versione cinematografica del Pasto nudo allestita da David Cronenberg. In realtà, i due finirono a parlare degli argomenti più disparati (come dimostra il volume Non nascondermi la tua pazzia, appena pubblicato dal Saggiatore, che contiene le sbobinature di tutte le loro discussioni). A un certo punto, l'argomento del dibattito divenne Salman Rushdie. Come noto, nel febbraio del 1989 l'autore dei Versi satanici fu condannato a morte dall'ayatollah Khomeini, che lo riteneva colpevole di avere insultato l'islam. La vita di Rushdie si sbriciolò: fu costretto a vivere sotto protezione, braccato da una minaccia terribile. Il traduttore giapponese dei Versi satanici venne ucciso. Il traduttore italiano, il grande Ettore Capriolo, fu assalito e accoltellato a Milano. Nel 1992, Ginsberg raccontò a Burroughs di aver incontrato Rushdie a New York: «Sembra che abbia letto le mie poesie e ha chiesto di vedermi. [...] Sono andato in un albergo, un albergo segreto, e ho dovuto superare le guardie al piano terra, e altri dieci tizi ben piantati al primo piano, in corridoio e all'interno della stanza. [...] A quanto dice lui, ci sono in giro assassini pagati svariati milioni di dollari per scovarlo. Professionisti, che magari non hanno niente a che fare con l'islam. Semplici professionisti che vogliono soldi». Burroughs, nel ricevere queste notizie, s'infiammò. «Se uno di questi assassini a pagamento lo uccidesse», disse, «negherebbero qualsiasi coinvolgimento e farebbero fuori l'assassino». Poi, nel crescendo di indignazione, William suggerì un metodo per risolvere la questione: «E perché gli Stati Uniti non potrebbero pagare qualcuno per far fuori, com'è che si chiama?». In pratica, Burroughs, per risolvere il caso Rushdie, proponeva di far ammazzare da un killer americano l'allora presidente iraniano, Ali Akbar Hashemi Rafsanjani. Ginsberg gli spiegò che non si poteva fare, per via di complicati equilibri geopolitici. Ma Burroughs non accennò a calmarsi. Nei giorni successivi a quella prima conversazione, lo scrittore tornò più volte in argomento, con rabbia crescente. In particolare una conversazione con Ginsberg risulta molto interessante. È stata registrata il 21 marzo 1992. Si sente Burroughs gridare e strepitare contro i musulmani: «Stupidi barbari ignoranti! Ve lo immaginate il papa che mette una taglia sulla testa di qualcuno?». Davvero curioso. L'anziano Bill non era affatto un devoto cristiano, anzi. Eppure coglieva la differenza fondamentale tra cristianesimo e islam sul tema della violenza. «Con questo dimostrano di essere indietro di mille anni, è una cosa barbara, barbara. C'è qualcuno che l'abbia detto? [...] È indietro di mille anni... è una cosa incredibile. Da barbari. Riesci a pensare al papa o al presidente degli Stati Uniti che mettono una taglia sulla testa di Gorbacev?». Nel corso di un'altra discussione, Burroughs fa notare un particolare curioso: «Se fossero (i musulmani, ndr) abbastanza colti da leggere il Pasto nudo», dice, «sarei di certo sulla lista, per la storia dell'Islam Inc. e le prese in giro della religione musulmana!». In effetti il rapporto complicato del caro Bill con l'islam inizia proprio con il Pasto nudo, uscito nel 1959. In quel libro appare la Islam Inc, descritta come «un'accozzaglia di Mullah e Muftì e Hussein e Caid e Glaoui e Sceicchi e Sultani e Santoni nonché rappresentanti di ogni possibile partito arabo». Quando l'associazione si raduna, spesso gli oratori «vengono inzuppati di benzina e arsi vivi, oppure qualche rozzo Sceicco del deserto apre il fuoco sugli oppositori con una mitragliatrice nascosta nella pancia di un agnellino». In qualche modo, l'allucinato racconto di Burroughs profetizza ciò che accadrà anni dopo con Al Qaeda e Isis: «I martiri nazionalisti con le granate su per il culo si frammescolano ai convenuti e di colpo esplodono causando ingenti perdite di vite umane». William conosceva bene la tradizione islamica, in particolare quella sciita. Aveva approfondito la storia della setta degli Assassini, e certo rispettava la spiritualità musulmana. Ma di fronte a certe manifestazioni d'intolleranza, gli si torcevano le budella. E nel caso le minacce toccassero a lui, sapeva già come reagire: «Nel caso comincerei a portarmi sempre dietro una pistola. Non potrei fare altro. Ma sarebbe già qualcosa. Con un'arma sarei in grado di difendermi».