2021-03-27
Draghi spara sull’Ue e incastra Berlino sull’unione fiscale
Ursula von der Leyen (Alexandros Michailidis/Pool/Anadolu Agency via Getty Images)
Mr Bce rilancia gli eurobond: «Facciamo come gli americani». L'Alta corte tedesca congela il Recovery dopo l'ok del Bundesrat.I meno giovani fra voi lettori ricorderanno i poliziotteschi italiani negli anni Settanta. Molta cronaca. Tanta azione. Moltissima violenza. Teatrale. Colorata. Enfatica. Esagerata. Quasi comica. Un genere di serie B oggi diventato un cult. Con titoli tutti di maniera. Direbbero i critici cinematografici. E da quelli prendiamo lo spunto per raccontare la giornata di ieri. «Draghi spara. Berlino risponde» è la sintesi. Tutto avviene, come in ogni consumata sceneggiatura che si rispetti, in poche decine di minuti. Nella conferenza stampa del primo pomeriggio, Mario Draghi risponde ad un cronista del quotidiano tedesco Handelsblatt. «Come pensa di convincere Berlino ad avere gli eurobond (un titolo del debito pubblico europeo) e un'unione fiscale?», è in sintesi la domanda. Con un'immaginaria Beretta calibro 9, il primo ministro inizia a sparare che una meraviglia. Come in ogni poliziottesco che si rispetti. «Di tanto in tanto le varie istituzioni europee si svegliano (proprio così, ndr) e guardano a quanto è importante l'euro». Bang! «E regolarmente vedono che il dollaro è tanto importante e l'euro poco importante». Bang! «Di qui tutta una serie di progetti per valorizzare l'euro. Anche l'euro digitale è importantissimo. Ma dubito che questo faccia aumentare l'importanza internazionale dell'euro». Bang! Svuotato il caricatore Draghi recupera nuove munizioni. Riparte. Gli Usa hanno un debito federale comune «privo di rischio» e l'Europa no. Bang! Hanno «un mercato gigantesco dove tutte le società possono emettere azioni scambiate dovunque allo stesso prezzo. O comunque con piccoli margini». L'Europa no. Bang! Un'unione bancaria «con vari ostacoli» e gli Usa invece ce l'hanno. Bang! «Inoltre, gli Stati Uniti hanno un bilancio federale e noi non lo abbiamo. È un piccolo bilancio» ma non è utilizzato - come dicono gli economisti - «in funzione anticiclica, cioè di stabilizzazione dell'economia». Bang! Svuotato il secondo caricatore, Draghi getta la Beretta e imbraccia praticamente una mitragliatrice M60 che solo i bicipiti di Rambo possono sollevare. «Bisogna arrivare a un'unione fiscale». Il tragitto è molto lungo e «non so quante generazioni ci vorranno». Fine. L'eurozona è praticamente coperta di bossoli. Ci vorranno generazioni per arrivare all'unione fiscale. Se va bene. A questo punto rimane da chiedersi quale concretezza abbia questa prospettiva. Nel nostro film arriva un flashback. Qualche mese fa, una a caso, tipo Angela Merkel, rilasciava un'intervista a un pool di quotidiani. Fra i quali l'italiano La Stampa. La Cancelliera commentava la situazione creatasi in Germania a seguito della sentenza della Corte costituzionale di Karlsruhe. Venivano seriamente censurate la Bce e la sua politica di soldi facili inaugurata proprio da Draghi. Un passaggio, stranamente e casualmente non pubblicato dal quotidiano torinese, veniva invece riportato dal Guardian: «Se la Corte costituzionale (tedesca, ndr) constata che un limite è stato superato, si rivolge alla Corte di giustizia europea e richiede una revisione. Fino ad ora tutte le liti sono state risolte. Ora abbiamo un conflitto. Questa è la natura della bestia (sic!), dal momento che uno Stato nazionale potrà sempre rivendicare particolari poteri a meno che tutti i poteri siano trasferiti alle istituzioni europee. Cosa che di sicuro non avverrà». Non so se vi è chiaro il concetto. Angela Merkel chiama l'Ue «la bestia». Non si riferisce alla possente macchina comunicativa e di propaganda sui social media di Matteo Salvini. Ma all'Ue. Frau Merkel puntualizza come gli Stati nazionali non le cederanno mai le loro prerogative. O comunque la Germania no di sicuro, mentre invece i piddini di casa nostra sono soliti portare orgogliosamente l'acqua con le orecchie a Bruxelles. Frau Merkel diceva tutto questo sulla base di solide convinzioni giuridiche. Tipo l'articolo 125 del Trattato. «L'Unione non risponde né si fa carico degli impegni assunti dalle amministrazioni statali, dagli enti regionali, locali, o altri enti pubblici, da altri organismi di diritto pubblico o da imprese pubbliche di qualsiasi Stato membro, fatte salve le garanzie finanziarie reciproche per la realizzazione in comune di un progetto economico specifico. Gli Stati membri non sono responsabili né subentrano agli impegni dell'amministrazione statale, degli enti regionali, locali o degli altri enti pubblici, di altri organismi di diritto pubblico o di imprese pubbliche di un altro Stato membro, fatte salve le garanzie finanziarie reciproche per la realizzazione in comune di un progetto specifico».In pratica né l'Ue, né un qualsiasi stato membro, potrà mai subentrare nei debiti di un altro. Potranno essere rilasciate garanzie specifiche e limitate per progetti specifici. Come appunto il farraginoso e praticamente irrealizzabile Recovery fund. Anzi no. Il flashback finisce. E arriva il colpo di scena finale. I giudici di Karlsruhe (sempre loro) rispondono a un ricorso d'urgenza presentato dall'economista Bernd Lucke, fondatore di Afd, poi uscito dal partito. Il presidente, Frank-Walter Steinmeier, non può ratificare la decisione con cui il Parlamento tedesco ha approvato il Recovery fund, aumentando lo stanziamento in favore del bilancio europeo dall'1,4% al 2% del Pil. Le cosiddette risorse proprie di Bruxelles. Il tutto in attesa di un pronunciamento definitivo della Corte. Più che proiettili, una vera e propria e bomba. Sempre sull'eurozona. Il nostro poliziottesco made in Italy diventa un moderno disaster movie holliwodiano. Buona visione.