2025-11-22
L’Ue e i volenterosi ora fanno a gomitate. Ma neppure Kiev crede al contro-piano
Friedrich Merz, Emmanuel Macron, Volodymyr Zelensky e Keir Starmer (Ansa)
Berlino, Londra e Parigi sondano un’alternativa. Roma scettica. E Zelensky gela Bruxelles: «La proposta Usa diventi congiunta».Una delle giornate più importanti e concitate da quando è iniziata la guerra in Ucraina coglie alla sprovvista l’Unione europea. «Non ci è stato comunicato alcun piano in maniera ufficiale», ammette in mattinata il presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa, interrogato sull’ultimatum di Donald Trump a Volodymyr Zelensky in merito alle condizioni di pace. Essa dovrà essere «giusta e duratura» e «coinvolgere l’Ucraina e gli europei», proclama l’Alto rappresentante, Kaja Kallas, per poi evocare il sospetto che la trattativa consenta ai russi di schivare le sanzioni americane sul petrolio. Più tardi, il tycoon la smentirà. Ursula von der Leyen, la quale, come Costa e altri leader del Vecchio continente, compresa Giorgia Meloni, è al G20 di Johannesburg, insiste: «Non ci sia nulla sull’Ucraina senza l’Ucraina».La prima reazione all’intervento unilaterale degli Usa è quella di cui dà notizia il Wall Street Journal: l’Ue lavorerebbe a un piano alternativo. È una speranza che coltiva anche Zelensky: «Contiamo sugli amici europei», spiega alla nazione, confessando però anche il drammatico «bivio» dinanzi al quale si trova il Paese: perdere la faccia (quella del presidente, che prometteva la vittoria), oppure il più importante alleato. E ritrovarsi a proseguire la guerra con le armi spuntate dei volenterosi, che nel pomeriggio lo contattano per rinnovargli il loro sostegno. In serata si apprende che Londra, Berlino e Parigi meditano una controproposta. Ma poi, nella telefonata con Costa e Von der Leyen, il presidente in mimetica spiega qual è l’unico scenario realistico: trasformare il piano americano in un «piano congiunto e pienamente allineato». Laddove la linea la detterà inevitabilmente il più forte. Gli eurogregari potranno strappare delle migliorie: Oltreoceano sono aperti a modifiche ispirate da Kiev. E in serata il cancelliere tedesco ottiene un «colloquio proficuo» con la Casa Bianca.Le nazioni europee si muovono indipendentemente dall’Ue. Perché del piano di Bruxelles non si scorge traccia, mentre Friedrich Merz, Emmanuel Macron e Keir Starmer immaginano un diverso accordo, che emendi quello elaborato da Trump. Ossia, limiti le perdite per Kiev e soprattutto i danni per l’Europa, che con questa guerra ha ipotecato reputazione e futuro industriale. Il comunicato tedesco insiste sulla necessità che a Mosca sia impedito di oltrepassare l’attuale linea del fronte (accadrebbe, nella versione statunitense, con la cessione dell’intero Donbass) e che «le forze armate ucraine rimangano in grado di difendersi», anziché ritrovarsi sguarnite. La cancelleria, comunque, precisa che i tre volenterosi «hanno accolto con favore gli sforzi degli Stati Uniti per porre fine alla guerra» e «in particolare l’impegno per la sovranità dell’Ucraina e la volontà di fornire all’Ucraina solide garanzie di sicurezza». La base di partenza sono i 28 punti della Casa Bianca, purché «tutte le decisioni che riguardano gli Stati europei, l’Ue e la Nato» siano prese con il consenso dei diretti interessati. È una clausola a cui pare tenere molto anche la Polonia, orgogliosa della sua postura aggressiva finché non ha scoperto che dovrebbe ospitare i caccia schierati in difesa degli ucraini: «Le decisioni riguardanti la Polonia siano prese dai polacchi», reagisce allora il premier, Donald Tusk, in un improvviso accesso di sovranismo.Starmer, intanto, reitera la richiesta di coinvolgere Kiev, affinché determini «il suo futuro e la sua sovranità». Eppure conferma: «Noi ora dobbiamo lavorare» a partire dal testo del tycoon. La speranza degli alleati è quella espressa da Berlino: che siano salvaguardati «gli interessi vitali europei e ucraini a lungo termine». Significa che l’obiettivo è mascherare nel miglior modo possibile un clamoroso smacco strategico. È un esito che soltanto Washington è in grado di blindare. E in un’intervista a Fox radio, Trump apre uno spiraglio, quando giura che i russi «saranno fermati» se, un domani, insidiassero i baltici o altri Stati europei.Nella disputa si infila pure l’Onu: il segretario generale, Antonio Guterres, invoca il rispetto dell’integrità territoriale ucraina. E l’Italia? I ministri degli Esteri e della Difesa, Antonio Tajani e Guido Crosetto, sono sulla stessa lunghezza d’onda dei partner europei, dalla Repubblica ceca alla Finlandia: l’ultima parola deve spettare a Kiev. Un giorno capiremo se questa non fosse, piuttosto, una tattica per scaricare sulla classe dirigente ucraina la responsabilità di una tragedia, chiudendo qualunque spazio per recriminazioni.La Meloni non partecipa al confronto con Zelensky, ma sente al telefono Merz e sottolinea «l’importanza di sostenere gli sforzi negoziali in corso». Ovvero, l’iniziativa americana. Il premier rivendica: le garanzie di sicurezza offerte dagli Usa ricalcherebbero l’originario suggerimento di Roma, che indicava nell’articolo 5 Nato il modello da seguire.Dopodiché, proprio mentre il presidente ucraino dà conto di una telefonata con Mark Rutte, capo della Nato, «per garantire il successo del piano Trump», Reuters parla del contro-piano concordato da Ucraina, Germania, Francia e Regno Unito. L’Italia non ci scommette. Preferisce aggiustare il documento di Trump piuttosto che partorire un’ennesima scartoffia dei volenterosi, fino a oggi campioni di aria fritta. Sui loro fumosi progetti, a partire dalla mania di Macron per le truppe sul terreno, Meloni è rimasta sempre scettica. Fatto sta che la piccola alleanza scavalca ancora la Kallas e la Von der Leyen. La presidente della Commissione, insieme a Costa, sente il numero uno della resistenza, per ripetergli il solito ritornello: mai nulla senza di voi. Ma da Zelensky apprende che la strada si è drammaticamente ristretta: «I team di Ucraina, Stati Uniti ed Europa lavoreranno insieme», scrive su X il presidente, indicando tuttavia nel «piano congiunto» la sola soluzione praticabile. Anche stavolta, così come in Medio Oriente, l’Unione è ai margini. L’Europa opera attraverso le nazioni più influenti. Una non fa parte dell’Ue. Nessuna può fare a meno dell’America.È l’ultima spiaggia per Zelensky, convinto di dover scegliere tra il disonore e la guerra. Gli europei, invece, sono convinti di dover scongiurare la pace di Trump per arrivare a una pace giusta. Ma forse sognano una pace impossibile.
Mattarella e macron in occasione dell'incontro per la firma del Trattato del Quirinale del 2021 (Ansa)
Fabrizio Cicchitto (Ansa)
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