2019-09-13
Draghi riapre il portafogli della Bce. Lo spread crolla e Trump si infuria
Francoforte abbassa i tassi di interesse e annuncia acquisti di titoli per 20 miliardi al mese «senza fine». Il differenziale, come previsto, si sgonfia a 138. Il presidente Usa non la prende bene e randella la Fed.Come volevasi dimostrare. Nonostante il tentativo grossolano di colpevolizzare questo o quel politico in odore di «populismo», come se fossero i tweet di alcuni parlamentari italiani a incidere sui rendimenti dei titoli pubblici, ieri il crollo dello spread in tempo reale, mentre Mario Draghi annunciava le decisioni del penultimo Consiglio della Bce da lui presieduto, si è incaricato di dimostrare ciò che era già ovvio per gli osservatori intellettualmente onesti: è Francoforte, con le sue mosse (e, prim'ancora, attraverso l'attesa delle sue scelte da parte degli operatori), a produrre effetti sul «rubinetto» dello spread. Non altri. Draghi è partito da una diagnosi non rassicurante: «Debolezza persistente dell'economia dell'Eurozona». Su questa base, la Bce ha annunciato un ritocco in negativo delle stime di crescita Ue per l'anno in corso (+1,1%) e per il prossimo (+1,2), con una stima appena più positiva, ma pur sempre debole (+1,4%), per il 2021. Proprio per questo, dando seguito agli annunci possibilisti di inizio giugno, il Consiglio Bce ha rimesso mano alla propria cassetta degli attrezzi: taglio del tasso sui depositi di 10 punti, e soprattutto ripresa in grande stile del programma di acquisti del Quantitative easing, per ben 20 miliardi al mese dal 1° novembre, e senza alcuna scadenza. «Gli acquisti decisi con il nuovo programma», ha sottolineato una nota di Francoforte, «dureranno tutto il periodo necessario a rafforzare l'impatto accomodante dei tassi, e il Consiglio si aspetta che finiscano poco prima rispetto a quando la Bce inizierà ad alzare i tassi».Inevitabile, anzi scontatissimo, il riverbero positivo sui mercati. In calo tutti i rendimenti dei principali titoli pubblici europei, con il Btp decennale italiano sceso a un vero e proprio minimo storico 0,77%, e poi appena risalito (0,81%), rispetto allo 0,96% del giorno prima: ma pur sempre con 15 punti di rendimento in meno. Analogo discorso per lo spread tra Btp e Bund, crollato a 139 (non accadeva da maggio 2018). Draghi ha invece dovuto riconoscere che l'inflazione resta ben al di sotto dell'obiettivo del 2%: e infatti la Bce ha abbassato le stime d'inflazione per l'Eurozona da qui al 2021 (+1,1% per il 2019, +1% per il 2020, e +1,5% per il 2021). Va peraltro ricordato che è stata sempre la Bce a guida Draghi a fissare il 2% di inflazione come obiettivo del suo stimolo: trattandosi non di uno dei dieci comandamenti, immutabili per volontà divina, ma di una scelta umanissima e discrezionale, nulla vieta che diverse valutazioni possano intervenire in futuro.Il presidente uscente della Bce non ha fatto mancare un duplice messaggio politico: gli Stati che hanno spazio di manovra sul fronte dei conti pubblici (leggi Germania) dovrebbero usarlo «in maniera efficace e tempestiva» per fronteggiare la situazione economica più fragile, secondo Draghi, mentre quelli ad alto debito dovrebbero attestarsi su una politica di bilancio «prudente».E, a ben vedere, sta proprio qui l'anello debole del ragionamento degli «euroentusiasti»: comunque si giudichi l'operato di Draghi sul piano della politica monetaria, resta il fatto che questa Ue non riesca a conseguire obiettivi soddisfacenti in termini di crescita, e impallidisca al confronto con gli Usa e i giganti asiatici. La Francia è nelle condizioni che sappiamo, la Germania ha dimezzato le sue previsioni di crescita. E il paradosso sta qui: tutti sanno che c'è un problema serissimo, ma nessuno agisce, con Bruxelles (intesa come Commissione Ue) che da anni dice no a forti tagli di tasse e a sensibili incrementi degli investimenti.Resta da capire se ora la condizione di debolezza dell'economia tedesca produrrà un qualche cambio di linea. Certo, per ciò che riguarda Francoforte, è oggettivo che quest'atto finale di Draghi sia anche un modo di vincolare a una certa linea chi verrà dopo di lui alla guida della Bce, la francese Christine Lagarde. Restano due notazioni. La prima viene dall'altro lato dell'Atlantico, dove Donald Trump, da mesi in polemica contro il comportamento attendista della Fed, ha per l'ennesima volta colto la palla al balzo con un tweet fiammeggiante: «Gli europei stanno deprezzando l'euro contro un dollaro molto forte, colpendo le esportazioni Usa». Ed ecco la bordata finale: «And the Fed sits, sits, sits». In sostanza, una triplice accusa di stare seduti, inerti, immobili, di rallentare la crescita Usa. La seconda notazione ci riporta in Italia. I maggiori estimatori di Francoforte sottolineeranno che ancora una volta Draghi ha indicato una rotta. Sul fronte opposto, i critici di Draghi sosterranno che si tratta di altro «metadone» per pazienti e tossicodipendenti. Nel mezzo, i pragmatici e i realisti possono concludere che (a maggior ragione essendo venuto meno un governo italiano che anche a Francoforte, come alle altre istituzioni Ue, non piaceva) la Bce abbia offerto l'equivalente di qualche bombola di ossigeno agli attori politici tradizionali. Ma se non ci sarà uno scatto in termini di crescita, saranno gli «odiati populisti» a poter presentare il conto a tutti, tra qualche mese.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
Continua a leggereRiduci