2021-05-09
Draghi frena sullo stop ai brevetti. Il fronte pro Biden si è già dissolto
Toni tiepidi al summit di Oporto sull'ipotesi lanciata dalla Casa Bianca. Commissione e leader europei chiedono agli Usa il via libera all'export di vaccini. Bruxelles firma contratto per 1,8 miliardi di dosi Pfizer.Con qualche giorno di ritardo, Papa Francesco ieri ha rilanciato la proposta di Joe Biden chiedendo in un videomessaggio al «Vax Live» di «abbandonare i nostri individualismi e promuovere il bene comune» con «uno spirito di giustizia che ci mobiliti per assicurare l'accesso universale al vaccino e la sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale». Rispetto agli accorati appelli del Vaticano, i toni usati ieri durante il summit informale dei leader Ue di Oporto sono stati assai più tiepidi. Con sfumature diverse, ci sono stati molti «vedremo» e «parliamone insieme», ma sulla deroga temporanea dei brevetti ipotizzata dagli Usa tutti sembrano convinti che l'iniziativa non risolva il problema immediato della produzione. La Ue ha serrato i ranghi intestandosi il ruolo di «farmacia del mondo» e chiedendo agli altri, Stati Uniti in primis, di consentire l'export di dosi spostando così il tema del dibattito. Anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha detto che «la questione è molto più complessa della sola liberalizzazione dei brevetti dei vaccini» perché «farlo sia pur temporaneamente non garantisce la produzione». La proposta di Biden, che «deve essere ancora capita nella sua completezza», ha «aperto una porta, vediamo cosa significa e poi lo considereremo e valuteremo», ha aggiunto Draghi. Prima di arrivare» alla liberalizzazione dei brevetti, dunque, secondo il presidente del Consiglio «bisognerebbe fare cose più semplici tipo la rimozione del blocco alle esportazioni che gli Stati Uniti per primi e il Regno Unito continuano a mantenere». Insomma, ok l'apertura di Biden ma la strada indicata non è affatto semplice. Chi si aspettava da Draghi un supporto netto alla mossa della Casa Bianca è dunque rimasto deluso. Sulla stessa linea dei «vedremo, valuteremo» sembra muoversi ora Emmanuel Macron spostando il focus sulle esportazioni: «Il problema oggi non sono i brevetti, ma la produzione. E la prima cosa è aprire. La Ue ha esportato circa il 50% delle dosi prodotte. Il 100% di quanto è stato prodotto negli Stati Uniti e nel Regno Unito è stato consumato dal mercato nazionale», ha detto ieri al vertice il presidente francese. Secondo punto «è la riconversione delle manifatture ed il trasferimento delle tecnologie», poi c'è «la donazione delle dosi» e quarto, «ma bisogna iniziare ora il dibattito: se la proprietà intellettuale blocca la produzione, bisogna revocarla, ma in modo circoscritto, perché gli innovatori vanno remunerati», ha aggiunto Macron. La posizione più netta resta, dunque, quella di Berlino. Nel suo intervento, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha insistito sull'importanza di proteggere la tecnologia mRna sviluppata da BioNTech Pfizer. «Ho detto chiaramente, ancora una volta, che non credo che la liberalizzazione dei brevetti sia la soluzione per mettere i vaccini a disposizione di più persone. Credo che abbiamo bisogno della creatività e dell'innovazione delle imprese», ha aggiunto invitando gli Usa a consentire l'esportazione dei vaccini e dei loro componenti. «Vorrei che ora che gran parte della popolazione americana è stata vaccinata, possiamo avere un libero scambio di componenti e anche un'apertura del mercato dei vaccini». Fin qui, le dichiarazioni ufficiali. Che confermano come, al netto della narrazione sulla solidarietà internazionale, a dettare la linea siano le strategie sulla geopolitica dei vaccini. Di certo, Biden è riuscito a monopolizzare il dibattito Ue sui vaccini. Quella del presidente americano sulla liberalizzazione dei brevetti viene persino letta da qualche osservatore come una mossa per mettere sotto pressione proprio i tedeschi che con BioNtech, alleata dell'americana Pfizer ma detentrice del brevetto sul vaccino, puntano a gestire l'arsenale di dosi europeo per i propri tre anni assicurandosi un quasi monopolio degli acquisti pubblici. In una sorta di bail in vaccinale, simile almeno come risultato sperato dei tedeschi, a quello bancario: con la motivazione di rendere più sicuro il sistema, si sono privatizzati i profitti socializzando le perdite (o meglio i crac), nella geopolitica dei vaccini l'obiettivo di Berlino sembra essere quello di occupare tutto lo spazio facendo fuori i concorrenti. Gli unici ad alzare la voce chiedendo chiarimenti sulla commessa da 1,8 miliardi di dosi di Pfizer per l'Europa sono stati i francesi che però sono deboli considerando i ritardi del prodotto transalpino di Sanofi. Anche se la proposta sulla deroga si perderà per strada, Biden ha intanto sparigliato il campo avversario. E dato un piccolo colpo alla Merkel. Sullo sfondo del summit di Oporto, infatti, la Commissione ha appena approvato un contratto per 900 milioni di dosi garantite più 900 milioni di opzioni con Pfizer-BioNTech per il 2021-2023», ha scritto su Twitter la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Aggiungendo però che «seguiranno altri contratti e altre tecnologie per i vaccini». Senza dimenticare che per avere il via libera sull'opzione per gli altri 900 milioni dovranno passare dal Consiglio Ue.
Mario Venditti. Nel riquadro, Silvio Sapone in una foto agli atti dell’inchiesta di Brescia (Ansa)
(Totaleu)
Lo ha affermato l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi in un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles, in occasione dell'evento «Regolamentazione, sicurezza e competitività: il ruolo dell’Echa (Agenzia Europea per le sostanze chimiche) nell’industria e nell’ambiente europei».
Il ministro della Famiglia Eugenia Roccella (Ansa)