2024-11-20
Dossieraggi, De Gennaro (Gdf): «Massima attenzione sull'accesso alle banche dati»
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Il comandante generale della Guardia di Finanza ribadisce in commissione parlamentare «l'inderogabile» utilizzo del Ced nelle investigazioni tributarie. E assicura il tracciamento degli accessi e delle operazioni con un monitoraggio costante. Intanto dal 2018 non è più l'Iva la tassa più evasa, ma l'Irpef: ci costa 33 miliardi. E’ l’Irpef la tassa che gli italiani evadono più spesso, per un costo complessivo nel 2021 di 33 miliardi di euro. A spiegarlo è stato il comandante generale della Guardia di Finanza Andrea De Gennaro, durante commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria. Il numero uno delle Fiamme Gialle ha fatto il punto sui rischi legati alla corruzione, all’evasione fiscale e al riciclaggio nel nostro Paese. Ma soprattutto si è soffermato sulle modalità con cui la Guardia di finanza combatte gli evasori fiscali, ribadendo l’essenzialità dell’utilizzo delle banche dati. Ha in particolare parlato del Ced (Centro elaborazione dati) e ha ribadito quali misure di sicurezza sono state messe in campo negli ultimi anni, anche per rispondere alle polemiche dopo l’inchiesta sui dossieraggi dove è stato coinvolto anche un ufficiale delle fiamme gialle. Le nostre banche dati sono davvero così vulnerabili? I dati di noi cittadini possono essere estrapolati così facilmente come si è letto nelle carte nell’indagine sulla società Equalize? «I sistemi informativi e i programmi informatici sono configurati in modo da ridurre al minimo l’uso di dati personali» tiene a precisare De Gennaro - «assicurando che l’accesso e le operazioni eseguite sugli stessi da parte degli utenti siano tracciati con appositi file di log» ovvero «di file contenenti la registrazione sequenziale e cronologica delle operazioni effettuate da un utente». Anzi, ricorda De Gennaro, «per quanto riguarda la gestione del rischio di sicurezza informatica, la Guardia di Finanza ha adottato una procedura per monitorare, valutare e trattare i rischi di cybersecurity, come previsto dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, ispirata ai contenuti della pubblicazione speciale 800-30 del National institute of security and technology (Nist)». L'obiettivo principale è quello «è quello di mitigare il rischio di accessi non autorizzati dalla rete internet ai dati e alla rete interna del corpo». Così, «da limitare l’accesso alle informazioni sensibili solo agli utenti e ai sistemi autorizzati, minimizzando ogni potenziale impatto di una violazione dei dati».La Gdf, quindi, «adotta un approccio stratificato alla sicurezza, che comprende diverse misure e tecnologie complementari con l’obiettivo di mitigare il rischio di accessi non autorizzati dalla rete internet ai dati e alla rete interna del corpo». Vi è un severo controllo, quindi, sugli accessi. Vi è un registro di monitoraggio degli accessi individuali mensile, «sempre affidati ai comandanti di reparto e per i cui adempimenti gli stessi sono supportati da appositi applicativi concepiti per evidenziare in maniera immediata numero di ricorrenze e relative date delle attività». In questo modo, vengono sempre valutati i «requisiti di pertinenza, necessità e non eccedenza dell’abilitazione individuale rispetto alle mansioni e ai compiti effettivamente svolti dal singolo militare». Del resto, «la disponibilità dei dati costituisce il presupposto inderogabile per assicurare un elevato standard qualitativo alle investigazioni, di modo da consentire un’analisi unitaria di fenomeni criminali eterogenei». Per questo motivo, «perché attraverso il Ced è anche possibile accedere alla navigazione ad internet» le fiamme gialle si sono dotate di una «infrastruttura di gestione dell’accesso alla rete internet da parte delle macchine e degli utenti di dominio basata su un sistema proxy, ossia un tipo di server che funge da intermediario per le richieste da parte dei client alla ricerca di risorse su altri server, configurato in alta affidabilità, che garantisce una profilazione sicura degli accessi». D’altra parte il lavoro della Guardia di finanza è sempre più fondamentale in questo periodo storico. Anche perché, come sottolineato nell’ultima “relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” del 30 settembre 2024, «il valore aggiunto generato dall’economia sommersa si è attestato nel 2021 su 173,8 miliardi di euro, pari al 9,5% del pil, mentre il tax gap fiscale e contributivo in valore assoluto ammontava nello stesso anno a circa 82,4 miliardi di euro, in calo rispetto agli 85,6 miliardi del 2020. L’esame della media 2017-2021 offre dati di sintesi di particolare rilievo: infatti, nel quinquennio citato, il gap complessivo risulta di circa 96 miliardi di euro, di cui 84,4 miliardi di mancate entrate tributarie e 11,6 miliardi di mancate entrate contributive». Come anticipato, dal 2018 l’imposta più evasa è costituita non più dall’iva ma dall’Irpef, per un ammontare raggiunto nel 2021 di oltre 33 miliardi, ovvero circa il 46% del tax gap tributario complessivo». Poi ci sono anche i problemi di corruzione e riciclaggio. Per la prima secondo stime prudenziali della commissione europea «essa costituisce un costo per l’economia del continente per almeno 120 miliardi di euro all’anno». Per il riciclaggio, invece, secondo stime del fondo monetario internazionale, i proventi a livello mondiale si attesterebbero, ogni anno, in un intervallo compreso tra il 2 e il 5% del pil mondiale. «Detto in altre parole» dice De Gennaro – se prendiamo a riferimento il pil globale del 2021, stimato in circa 96 migliaia di miliardi di dollari – l’industria del riciclaggio produrrebbe ogni giorno 5,28 miliardi di dollari».
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