2022-02-15
Doppio gioco del Pd su energia e superbonus
Ambiguità e tatticismi: Enrico Letta e il suo partito cercano di lucrare sulle liti tra le altre forze di maggioranza e all’interno delle stesse. E fingono di ignorare che le truffe maggiori non sono sul 110% ma sul «loro» bonus facciate. Bollette? Oggi il Cdm discute di Csm.Tra i due litiganti, il terzo gode. Per Enrico Letta e il gruppo dirigente del Pd, il vecchio adagio sembra tornato negli ultimi giorni prepotentemente in voga. Il problema, però, è che in questo caso, a fronte di un partito che (forse) sta lucrando politicamente sulle liti tra le altre forze di maggioranza e all’interno delle stesse, ci sono i milioni di cittadini che stanno attendendo la nuova declinazione dei ristori, stavolta non sotto forma di indennizzi per mancati guadagni causa lockdown, bensì per le conseguenze dell’impennata dei prezzi di gas ed elettricità. Così, tra ambiguità e tatticismi, sta diventando più lungo del previsto il travaglio del provvedimento del governo per il contrasto al caro bollette. Nel pomeriggio di ieri, infatti, Palazzo Chigi ha fatto filtrare per la seconda volta in una settimana il rinvio dell’approvazione del decreto, per il quale era stata inizialmente ventilata la data di giovedì scorso, seppure in via ufficiosa, e successivamente quella di oggi. E invece, nelle due riunioni dell’esecutivo (quella che si è effettivamente tenuta la scorsa settimana e quella che si dovrebbe tenere oggi) la precedenza è stata data rispettivamente alla riforma del Csm e e alla questione delle concessioni balneari. Verosimilmente, il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco stanno esplorando a fondo i meccanismi contabili che consentiranno di reperire la somma in questione (intorno ai 5 miliardi) per dare un minimo di ossigeno a cittadini e imprese senza ricorrere allo scostamento di bilancio. Accanto a quella relativa alle somme da impegnare per calmierare il costo della bolletta per le famiglie più a rischio e le aziende più colpite, nel decreto dovrebbe esserci anche una parte più strutturale, volta ad aumentare produzione e stoccaggio di gas nazionale, sul cui impatto nel breve termine permane un generale scetticismo. Tornando allo scostamento, il pressing portato avanti dalla Lega e, in seconda battuta, da M5s non sembra dunque aver fatto breccia su Palazzo Chigi, a dispetto del grido d’allarme disperato di famiglie e imprenditori e della clamorosa protesta degli amministratori locali, arrivati a spegnere le luci degli edifici istituzionali per manifestare la gravità del problema. Il leader del Carroccio, Matteo Salvini, anche ieri ha ribadito di attendersi dal premier un intervento molto incisivo sul fronte bollette, un intervento che dovrà essere almeno di 7 miliardi. Per la verità, Salvini aveva dato per acquisito che il decreto arrivasse oggi, tanto da esporsi per la seconda volta, dopo il tweet della settimana scorsa che anticipava erroneamente l’inserimento nell’ordine del giorno del Cdm il dl salvabollette. Il temporeggiare dell’accoppiata Draghi-Franco lascia però intuire che, al netto delle parole di circostanza a favore di stanziamenti congrui, il fronte di maggioranza non sia così unito su ammontare e allocazione delle risorse. Se poi si allarga il campo all’altro fronte caldo del momento a livello economico, e cioè il futuro del superbonus, il quadro appare più chiaro, e con esso la sapiente strategia mimetica messa a punto dai dem. Così come non sono arrivate prese di posizione univoche ed energiche a favore dello scostamento di bilancio per il salvabollette, dagli esponenti del Pd non si può dire che vi sia una posizione definita sul superbonus. Troppo ghiotta infatti l’occasione, per non approfittare della dura uscita del ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti contro il bonus, che ha provocato un attrito all’interno con Salvini e all’esterno con M5s. Restandosene alla finestra coi pop-corn in mano, il Pd sta offrendo su entrambi i dossier una sponda al premier e al suo orientamento a chiudere i cordoni della borsa. A margine della presentazione di un libro, Letta ieri ha elegantemente glissato sul punto, affermando che «è giusto andare a vedere cosa è successo in termine di frodi e di comportamenti che non hanno funzionato», aggiungendo di essere sicuro che l’esecutivo «troverà la giusta soluzione». Parole non incisive - per usare un eufemismo - quelle utilizzate dal segretario del Pd proprio mentre tra le due forze che hanno introdotto la misura saliva la tensione dopo l’esternazione di Giorgetti, peraltro prontamente contenuta da Salvini, nel momento in cui quest’ultimo ha controbattuto al suo ministro che «è uno strumento assolutamente efficace, stiamo lavorando per rinnovarlo aumentando la possibilità della cessione del credito, perché bloccarla significa bloccare l’edilizia». La questione, come è noto, ruota attorno al meccanismo della cessione del credito, che avrebbe generato la maggior parte delle operazioni truffaldine, e a questo proposito nei prossimi giorni una serie di norme per limitarne l’abuso dovrebbero essere associate al dl bollette. Il fatto, però, è che la maggior parte delle truffe sono nate all’ombra del bonus facciate, precedente il Superbonus 110. Ciò non ha impedito, però, alla polemica di montare e al Pd di giocare a nascondino.
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