
Luglio segna un crollo degli occupati di 73.000 unità. Numeri migliori però del 2022. Male anche la Germania. Per rilanciare l’economia è necessario il taglio del cuneo.A luglio 2023, dopo sette mesi di crescita, l’occupazione è diminuita di 73.000 unità rispetto al mese precedente. Il numero degli occupati è sceso a 23.513.000, pur rimanendo superiore di 362.000 unità rispetto a quello di luglio 2022, per effetto dell’aumento dei dipendenti permanenti e degli autonomi che ha più che compensato la diminuzione dei dipendenti a termine. È questa la fotografia scattata dal consueto aggiornamento dell’Istat: gli occupati diminuiscono e aumentano i disoccupati e gli inattivi. I numeri sono preoccupanti anche perché parliamo dei dati di luglio, quando solitamente ci sono già i lavoratori stagionali. Ecco perché è sempre più urgente tagliare il cuneo fiscale. Sicuramente, in manovra ci sarà. Si guarda alla versione introdotta a luglio con il decreto lavoro: 6 punti in meno per i redditi fino a 35.000 euro e 7 per quelli fino a 25.000, per una spesa vicina ai 10 miliardi, quasi un terzo delle risorse al momento stimate per l’intera manovra cui sta lavorando il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.Ma torniamo alla fotografia dell’Istat partendo dalla dinamica mensile. Il calo dell’occupazione (-0,3%) osservato per uomini e donne, dipendenti e autonomi, coinvolge solamente persone fra i 25 e i 49 anni. Il tasso di occupazione scende al 61,3% (-0,2 punti). Anche la crescita del numero di persone in cerca di lavoro (+1,9%, pari a +37.000 unità) coinvolge sia uomini sia donne e si limita alle classi d’età centrali. Il tasso di disoccupazione totale sale al 7,6% (+0,2 punti), quello giovanile scende al 22,1% (-0,2 punti). Il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni sale (+0,1%, pari a +14.000 unità) tra gli uomini e tra chi ha meno di 35 anni. Il tasso di inattività è stabile al 33,5%. Il numero di occupati a luglio 2023 supera quello di luglio 2022 dell’1,6% (+362.000). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, a eccezione della fascia 35-49 anni per effetto della dinamica demografica negativa; il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di 1,1 punti percentuali, sale anche in questa classe di età (+1,0 punti) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49 anni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva. Rispetto a luglio 2022, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-3,8%, pari a -76.000 unità) sia il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-2,9%, pari a -371.000). Anche i tedeschi hanno problemi simili. E questo non consola, anzi alimenta le preoccupazioni considerando il forte interscambio commerciale con il nostro Paese. Il tasso di disoccupazione in Germania si attesta al 5,7%, in crescita rispetto al 5,6% del mese precedente, allineandosi al livello massimo degli ultimi due anni osservato a giugno, in linea con le attese del mercato. I livelli di disoccupazione sono cresciuti di 18.000 unità, per un totale di 2,63 milioni di persone e superando le previsioni di mercato che prevedevano un aumento di 10.000 unità. Di anno in anno il numero dei disoccupati è aumentato di 142.000 persone. Quanto all’Europa in generale, secondo i calcoli dell’Eurostat a luglio 2023 il tasso di disoccupazione destagionalizzato dell’area dell’euro è stato pari al 6,4%, stabile rispetto a giugno 2023 e in calo rispetto al 6,7% di luglio 2022. Il tasso di disoccupazione della Ue è stato del 5,9% a luglio 2023, anch’esso stabile rispetto a giugno 2023 e in calo rispetto al 6,1% di luglio 2022. Rispetto a giugno 2023, la disoccupazione è aumentata di 35.000 unità nell’Unione europea e di 73.000 nell’area dell’euro.Nel frattempo, l’inflazione da costo del lavoro ha raggiunto livelli storici. In particolare, osserva Dbrs Morningstar, oltre due terzi delle aziende europee di medie dimensioni ha mancato gli obiettivi di Ebitda nel 2022, poiché i salari inaspettatamente più alti e le spese operative correlate hanno ridotto i margini di profitto.
Ansa
A Chisinau gli azzurri faticano a sfondare il muro moldavo e sbloccano solo negli ultimi minuti con Mancini e Pio Esposito. Arriva la quinta vittoria consecutiva della gestione Gattuso, ma per la qualificazione diretta al Mondiale si dovrà passare dai playoff di marzo.
Giuseppe Valditara (Imagoeconomica)
Il ministro dell’Istruzione sui nuovi programmi scolastici: «Non bisogna generare confusione nei bambini. I temi della sessualità saranno tenuti da esperti, non da gruppi di interesse, e con il consenso dei genitori. L’educazione spetta innanzitutto alla famiglia».
Ministro Giuseppe Valditara, lei con questo disegno di legge sta impedendo che si faccia educazione sessuale e affettiva nelle scuole?
«No, questo è falso. Come ho detto più volte, chi lo sostiene o non conosce o fa finta di non conoscere l’articolo 1 comma 4 che afferma “Fermo restando quanto previsto nelle indicazioni nazionali”, cioè i programmi scolastici, e nell’educazione civica, ovviamente».
E che significa?
«Che nei programmi scolastici c’è tutta l’educazione sessuale nel senso biologico, quindi la conoscenza delle differenze sessuali, degli apparati riproduttivi, delle funzioni riproduttive, dello sviluppo puberale, dei rischi relativi alle malattie trasmesse sessualmente, quindi c’è tutto quello che riguarda l’insegnamento dell’educazione sessuale in senso biologico».
Imagoeconomica
La Corte respinge il ricorso per la mancata rivalutazione degli assegni 4 volte sopra il minimo: non è un aggravio fiscale.
Anche la Consulta considera «ricco» chi percepisce una pensione di poco superiore a 2.000 euro lordi. Chi si aspetta a che la Corte Costituzionale ponesse fine a un meccanismo introdotto per risparmiare ma che penalizza quanti hanno versato contribuiti elevati per tutta la vostra lavorativa, è stato deluso. Con la sentenza numero 167, l’organo dello Stato ha confermato la legittimità della misura di «raffreddamento» della perequazione, introdotta con la Legge di Bilancio 2023 per i trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il minimo Inps (2.400 euro lordi al mese, circa 1.800 euro netti circa). In risposta al pronunciamento della Corte dei conti, (sezione giurisdizionale per la Regione Emilia-Romagna) ha chiarito che il mancato adeguamento automatico all’inflazione dei trattamenti previdenziali di tale importo, ovvero il raffreddamento, come si dice in gergo, «non introduce un prelievo di natura tributaria», cioè non è una tassa. La magistratura contabile aveva sollevato il dubbio che tale meccanismo potesse violare i principi di «eguaglianza tributaria, di ragionevolezza e temporaneità, complessivamente presidiati dagli articoli 3 e 53 della Costituzione», trattandolo come una sorta di tassa nascosta.
Ansa
La saldatura tra Ppe, Ecr e Patrioti consente di rivedere le regole sulla due diligence che avrebbero affossato la nostra industria. Socialisti e Verdi, in fibrillazione per la nuova «maggioranza», attaccano il voto segreto.
La maggioranza Ursula si spacca sulla due diligence e per la prima volta si rompe il «cordone sanitario» a Bruxelles. Il Parlamento europeo ha approvato con 382 voti a favore, 249 contrari e 13 astenuti il compromesso promosso dal Ppe sulla semplificazione delle direttive sugli obblighi di due diligence e reportistica ambientale per le aziende. Il testo è stato approvato con una maggioranza composta dal Ppe insieme con l’Ecr e i gruppi delle destre Patrioti per l’Europa e Europa delle Nazioni sovrane. La maggioranza Ursula composta da Ppe, Socialisti, Liberali e Verdi si sgretola sul muro delle follie green. Quella rivista è considerata una delle leggi più controverse del von der Leyen I. Il testo nella versione originale impone alle imprese di verificare l’intera catena di fornitura per prevenire violazioni dei diritti umani e ambientali.






