
Applicazione dell’articolo 5 come garanzia futura di sicurezza. Il compromesso italiano appare la via per fermare il conflitto.Sono giorni e ore cruciali per la pace in Ucraina. Il ruolo e la strategia messi in campo dal presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni in questi mesi stanno mostrando i frutti. «Si apre finalmente uno spiraglio per discutere di pace in Ucraina. L’Italia sta facendo la sua parte insieme ai suoi alleati occidentali», ha detto ieri mattina il premier dopo la telefonata con il presidente statunitense Donald Trump che rendicontava del suo colloquio di Anchorage con il leader del Cremlino Vladimir Putin. L’impegno, la costanza e la determinazione che ha profuso per tenere insieme questo fragile Occidente sono ormai riconosciuti da tutto il mondo. Il compito più difficile è stato e continua a essere quello di arginare le vanità di certi leader europei, che troppo spesso hanno alzato i toni mostrando atteggiamenti belligeranti esacerbando il clima già molto teso. Tuttavia l’Italia ha saputo sedersi e dialogare con tutti, così come farà oggi alle 15 collegandosi con i volenterosi pur non avendone mai condiviso la strategia sulle truppe in campo ucraino.Oltre al premier, parteciperanno il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il premier britannico Keir Starmer. In questo caso si tratta però di preparare le prossime fasi dei colloqui di pace sull'Ucraina. La prima è domani, con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che sarà Washington per un incontro con Trump. Il governo cercherà di imporre la linea prudente e allo stesso tempo determinata e filo-atlantica che ha portato avanti fin qui. Nel commentare l’incontro tra Trump e Putin, Meloni insiste sul «punto cruciale» che «rimane quello delle garanzie di sicurezza per scongiurare nuove invasioni russe ed è questo l’aspetto su cui si sono registrate ad Anchorage le novità più interessanti. Solo robuste e credibili garanzie in tal senso potranno prevenire nuove guerre ed aggressioni. A questo riguardo», spiega, «il presidente Trump ha oggi ripreso l’idea italiana di garanzie di sicurezza che si ispirino all’articolo 5 della Nato. Il punto di partenza della proposta è la definizione di una clausola di sicurezza collettiva che permetta all’Ucraina di beneficiare del sostegno di tutti i suoi partner, Usa compresi, pronti ad attivarsi nel caso sia attaccata di nuovo. Gli Stati europei rimangono uniti nel sostegno all’Ucraina in questa fase di trattative. La strada per la pace non è semplice, ma è importante che sia stata intrapresa».Il premier fa bene a rivendicare la proposta perché sono mesi che il governo, a più riprese e a più voci, insiste su questa strategia. Il primo fu il sottosegretario di Stato Giovanbattista Fazzolari che a fine febbraio spiegò: «Giorgia Meloni suggerisce saggiamente di estendere le garanzie dell’articolo 5 della Nato all’Ucraina senza farla entrare nella Nato». Nel dibattito di allora, il Movimento 5 stelle si oppose con forza all’ipotesi di attivazione dell’art. 5 anche in una risoluzione presentata in Senato in vista del Consiglio europeo per «il recente cambio della postura militare degli Stati Uniti in ambito Nato».La proposta, che poi è stata formalmente portata dal governo al Consiglio Ue di inizio marzo, oggi potrebbe essere il mezzo per arrivare a una pace duratura per Kiev perché ritenuta la migliore garanzia di sicurezza applicabile per evitare future aggressioni contro l’Ucraina. L’unica che il leader del Cremlino potrebbe accettare. Anche per questo l’Italia si offre come location per un trilaterale per mezzo del ministro degli Esteri Antonio Tajani. «L’Italia ha sempre dato la propria disponibilità ad accogliere qualsiasi vertice che sia per la costruzione della pace, sia per quanto riguarda il Medio Oriente che per l’Ucraina», ha spiegato, «siamo sempre protagonisti per la costruzione della pace, andremo avanti per accogliere incontri, siamo a disposizione, ma continueremo con un intenso lavoro diplomatico a lavorare affinché la fine della guerra abbia tempi rapidi».Per Matteo Salvini «ogni passo in avanti verso la pace è una buona notizia. Come chiesto da papa Leone: al posto delle armi torni a parlare la diplomazia, senza che nessuno la ostacoli», ha detto il vicepremier della Lega. Eppure, per le opposizioni il vertice di Anchorage non ha fatto compiere alcun passo in avanti e, anzi, ha relegato l’Europa al ruolo di «comprimario». Giuseppe Conte, presidente del M5s, considera «imbarazzante leggere nero su bianco l’esultanza di Meloni per spiragli verso la pace dopo la politica guerrafondaia e ostile a negoziati condotta da Palazzo Chigi in questi anni». I toni trionfalistici del governo sono fuori posto», il commento del segretario del Pd Elly Schlein, che aggiunge: «L’Ucraina non c’era. L’Ue non c’era. Trump non ha ottenuto nulla da Putin, se non di riabilitarlo accogliendolo con tutti gli onori sul tappeto rosso. Non hanno raggiunto alcun accordo sul cessate il fuoco, anzi, è stato tolto dal tavolo». E poi: «Non serve invece ammiccare con reverenza alla scorciatoia della trattativa bilaterale tra due protagonisti che in fondo pensano di sostituire la legge del più forte al diritto internazionale».
Giulio Tremonti (Ansa)
L’ex ministro Giulio Tremonti: «Trump ha trovato la tregua coinvolgendo i Paesi arabi. Altro che esportare la democrazia come fosse un panino...».