2025-01-11
Tutte le domande contro le riforme spedite dall’Europa alle nostre toghe
«In considerazione dei recenti sviluppi relativi all’indipendenza» dei magistrati, la rete dei Csm dei Paesi Ue ha recapitato ai giudici italiani un «quiz» che permette di dare risposte ostili ai provvedimenti del governo.Preparatevi: da Bruxelles è arrivato nei pc dei magistrati italiani un questionario che consentirà alle toghe di esprimere tutta la frustrazione per le novità che il governo sta introducendo in materia di giustizia. Uno sfogatoio che, però, non è una novità: sembra sia stato anticipato in considerazione delle scosse telluriche che stanno attraversando il mondo della giustizia italiana.La Rete europea dei Consigli della magistratura (Encj), formalmente istituita nel 2004, è l’associazione dei Csm europei e non deve essere un caso che abbia deciso di somministrare il questionario nelle stesse ore in cui il nostro parlamentino dei giudici ha dato a maggioranza un parere negativo sulla riforma Nordio che contiene, tra l’altro, l’odiatissima separazione delle carriere. Sul suo sito l’Encj mette in guardia chi pensasse di mettere la mordacchia ai suoi membri: «Caratteristica di tutte le organizzazioni è la loro autonomia e la loro indipendenza dal potere esecutivo e legislativo. Sebbene non ci siano due Consigli uguali, sono tutti responsabili del monitoraggio e della promozione della magistratura». Gli statuti dell’Encj sono stati adottati nel novembre 2007 all’Aia e, dal dicembre 2007, l’organizzazione è stata riconosciuta come associazione internazionale senza scopo di lucro in conformità con la legge belga. Con il sostegno finanziario della Commissione europea, l’Encj ha aperto un ufficio permanente a Bruxelles. Da dove veglia sui sistemi giudiziari europei. Dal 2014 invia i questionari, quasi sempre con cadenza triennale. Questo è il quinto. E si annuncia come il più sanguinolento, almeno per quanto riguarda l’Italia. Il primo era arrivato ai tempi del governo di Matteo Renzi che con i magistrati aveva iniziato un furioso corpo a corpo per ringiovanire (e selezionare) i vertici delle Procure e tagliare le ferie estive dei magistrati. Forse per questo ben il 69% dei giudici italiani, non si sentiva rispettato nella propria indipendenza dal governo, ma anche dal Parlamento (il 66 per cento) e dai media (63). Era migliore il rapporto con i social network, da cui solo il 45 per cento si sentiva attaccato. Tali percentuali, con il governo di Paolo Gentiloni migliorarono tutte, pur rimanendo sotto la media europea: le toghe sospettose verso Palazzo Chigi scesero al 38 per cento, calarono anche coloro che diffidavano del Parlamento (32), dei media (42) e dei social (36.) Un dato molto positivo che, però, impallidiva se confrontato con la media europea, dove i magistrati sono forse un po’ meno piangina. A colpire era il dato sull’impatto che, secondo i giudici, esercitano sulle loro decisioni tv, giornali e social: quasi irrilevante nei Paesi scandinavi e nel Regno unito, in Italia arrivava addirittura al 64 per cento (media) e al 45 (social). In pratica le nostre toghe confessavano di ritenere determinati le pressioni esterne ai processi. Nel 2019, quando si conclude l’esperienza del gabinetto gialloverde, i magistrati che si sentono maltrattai tornano a crescere: il 47 per cento dal governo, il 49 dai media, il 37 dal Parlamento e il 38 dai social. Passano tre anni e sotto la guida di Giuseppe Conte in versione giallorossa e di Mario Draghi il barometro della giustizia sembra indicare di nuovo l’alta pressione. Nel 2022 coloro che compilano il questionario scendono da più di 1.200 a circa 400. Evidentemente nei Tribunali si respira più serenità. E, tra coloro che sentono, comunque, l’esigenza di partecipare, solo il 32 per cento ritiene che il governo non rispetti le toghe, mentre il Parlamento sarebbe «cattivo» solo per il 36. Anche media e social vengono valutati con più magnanimità: solo per il 36 e il 38 per cento degli intervistati insidiano l’indipendenza dei magistrati, mentre la loro supposta influenza sulle decisioni giudiziarie viene denunciata solo dal 31 e dal 15 per cento del campione. Dopo appena due anni il clima sembra di nuovo cambiato e la presidente della Encj Madeleine Mathieu, sessantottenne giudice francese, deve aver fiutato l’aria di mobilitazione. E così nella lettera che accompagna l’invito a rispondere al nuovo sondaggio c’è la chiamata alle armi: «Caro Magistrato […]. Ti scrivo nella mia veste di Presidente della Encj […] La Rete interviene quando in determinati Paesi l’indipendenza della magistratura è in pericolo […]. Nel 2022, l’Encj ha chiesto ai magistrati di tutta Europa di partecipare per la quarta volta ad un sondaggio online sulla propria esperienza riguardo all’indipendenza in qualità di magistrati. Più di 15.000 magistratiappartenenti a 29 sistemi giudiziari vi hanno preso parte». Poi il giudice lancia l’alert: «In considerazione dei recenti sviluppi relativi all’indipendenza della magistratura in diversi sistemi giudiziari dei Paesi dell’Unione europea, l’Encj ritiene che sia fondamentale invitare i magistrati a esprimere ancora una volta la loro opinione sulla propria indipendenza». La presidente ricorda ai colleghi che «la ripetizione del sondaggio consente di monitorare l’indipendenza della magistratura nel tempo e di fornire dei risultati comparativi» e informa che il sondaggio è stato aperto a partire dal 7 gennaio.Il Csm italiano si è subito mobilitato e la nona commissione ha annunciato ai presidenti delle Corti d’appello l’arrivo della nuova «indagine tra i giudici professionali sulla propria indipendenza».Nella comunicazione ai Tribunali «si rappresenta l’importanza del riscontro da parte di tutti i magistrati in servizio, in quanto ilrisultato del sondaggio sarà pubblicato e oggetto di discussione alla prossima Assemblea generaledella Rete europea che si terrà nel 2025».L’ultimo questionario è realizzato sulla falsariga di quelli degli anni scorsi. A partire dal quesito sul rispetto. A stupire un po’ è la domanda sul genere degli intervistati, per cui è richiesta una risposta. Infatti i partecipanti si potranno registrare, nel segreto dell’urna, come «uomo», «donna» o con la formula «mi identifico in altro modo». Insomma 1-X-2 come sulla vecchia schedina. Ovviamente non ci preoccupa che il giudice si senta fluido, ma che sappia applicare i codici. E purtroppo, non di rado, di questo non v’è certezza.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)