2022-07-13
La docente arrestata difese la Cartabia contro le toghe rosse
I messaggi tra Lara Trucco e l’allora giudice costituzionale accusato di aver sposato una linea anti Lgbt e «sovranista».Non è stato facile, per Marta Cartabia, guadagnarsi la stima dell’establishment italiano, dopo gli interventi contro i «nuovi diritti», come il matrimonio gay, risalenti al 2010. All’epoca, la sua carriera accademica avanzava all’ombra del maestro Joseph Weiler: giurista americano, era noto per aver difeso, alla Corte europea dei diritti dell’uomo, la libertà dell’Italia di esporre crocifisso a scuola. Ma egli era pure amico di Giorgio Napolitano; e fu questo singolare intreccio a favorire la nomina della giurista lombarda, da parte dell’ex capo dello Stato, alla Corte costituzionale, nel 2011. Da quel momento, la Cartabia iniziò a riposizionarsi. Ma ogni tanto, gli spettri del passato riaffioravano.Come nel maggio 2019, quando, in occasione di un convegno al liceo Mazzini di Genova, viene alla ribalta il caso degli attacchi della magistratura progressista. L’evento offre l’opportunità di consolidare i rapporti con Lara Trucco, prorettrice di giurisprudenza nell’ateneo cittadino, arrestata a giugno scorso nell’ambito dell’inchiesta sulla concorsopoli ligure. La docente è nella mailing list di Magistratura democratica, in cui, in quel periodo, abbondano le critiche alla giudice costituzionale, per le sue vecchie idee sui diritti Lgbt. La circostanza giusta per prenderne le difese diventa un’intervista a Giuseppe Martinico, associato di diritto pubblico comparato al Sant’Anna di Pisa, Vincenzo Sciarabba, associato di diritto costituzionale e alla stessa Lara Trucco, ordinaria di diritto costituzionale a Genova. L’articolo esce il 10 maggio su Giustizia insieme, rivista vicina ad Area (di cui, al tempo, faceva ancora parte Md). Lo cura Roberto Giovanni Conti, giudice di Cassazione, di simpatie progressiste e autore di un saggio puntuto sulla sentenza 269 del 2017, di cui era stata redattore proprio Marta Cartabia.la cartabia nel mirinoCosa c’era in quella decisione? Essa stabiliva che, in caso di conflitto tra una legge dell’ordinamento italiano e la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, i nostri giudici avrebbero dovuto rimettersi alla Consulta, unica titolata a stabilire, di volta in volta, a quale norma - interna o sovranazionale - ci si dovesse conformare. La Corte, in parole povere, rivendicava l’ultima voce in capitolo. Agli occhi delle toghe progressiste, dunque, la Cartabia non solo è l’antica fustigatrice della causa arcobaleno; ha anche contribuito a reintrodurre venature «sovraniste» nella Corte costituzionale. Così, quel 10 maggio 2019, in chat, la Trucco segnala l’intervento pubblicato su Giustizia insieme. «Lara siete stati eccezionali», ringrazia la Cartabia. «È importante che tre persone brillanti e aperte come voi abbiano aiutato, e molto, a chiarire il significato degli interventi della Corte. Se ne hai occasione, ringrazia Sciamanna e Martinico. Anche se mi domando se i commenti finali», quelli di Conti, «rispecchino davvero il significato dei vostri contributi». Già: d’altronde «i segnali», ammette la costituzionalista di Genova, «non erano stati “concilianti” già in partenza…».La vicenda deve stare molto a cuore alla Cartabia. E 24 ore dopo, Trucco riparte alla carica: «Cara prof», comunica, «ho appena scritto a Roberto Conti, diciamo così, “punzecchiandolo un po’” (ad ogni modo, l’ho inserita in Ccn)». Il riferimento, evidentemente, è a un messaggio di posta elettronica, di cui la Cartabia si compiace: «Brava! Con il tuo solito tocco gentile, allegro, leggero, ma deciso». Passano due giorni e la docente dell’ateneo ligure spedisce alla sua beniamina «una mail riservata per aggiornarla un po’ sul tutto». Era balenata l’idea di organizzare un convegno per discutere della famigerata sentenza. Nella missiva, però, la Trucco spiega che «Conti […] è molto impegnato» e che «se ne riparlerà in autunno…». Resta la volontà «di fare di tutto […] per preservare una solida onestà intellettuale, almeno in ambito scientifico…». Insomma, per proteggere la Cartabia dal fuoco di fila dei progressisti. In fondo, minimizza la Trucco, «in quel gruppo ci sarebbe sì qualcuno “ambiziosetto” ma innocuo e la lista stessa sarebbe tutto sommato poco conosciuta […]». Ad ogni modo, conclude, «se la situazione dovesse ulteriormente aggravarsi, come extrema ratio ho ancora da giocare la carta dell’intervento diretto sulla mailing list…». L’attuale Guardasigilli apprezza il soccorso: «Lara hai fatto moltissimo nell’ottica che ci sta a cuore di contribuire a dibattiti contrassegnati da onestà intellettuale». Frena, invece, sull’ipotesi di entrare a gamba tesa nella newsletter dei giuristi: «Non spingerei oltre per ora». E non conviene sulla sottovalutazione: «Non sono d’accordo […] che sia un piccolo gruppo sconosciuto: è un ambiente che ha molta influenza e per questo è importante che l’onestà intellettuale sia rigorosamente coltivata». Meglio, pertanto, non diventare bersagli di quella corrente. «Ok su tutta la linea, prof», conviene la Trucco. l’autopromozione di laraQuest’ultima, il 24 maggio, si fa avanti e segnala per mail alla Cartabia che sarebbe «felice ed onorata di svolgere per lei attività di assistenza alla Corte», financo «come “ruota di scorta”». «Lara carissima», è la replica, «[…] al momento non ho avvicendamenti in cantiere. Però quando vuoi vieni a colazione a Roma (o a Milano) e facciamo due chiacchiere».A novembre di quell’anno, la «supermiticaprof», come la chiama la Trucco, diventa presidente della Consulta. E la sua fan si precipita a incensarla: «Ormai dirle che è mitica è dire poco: è entrata nella storia». Nel 2020, in piena emergenza Covid, la «superprof» diffonde il piano per digitalizzare la Consulta. «Se posso rendermi utile/fare da cavia o quello che vuole ci sono!», si offre ancora la Trucco. Il 13 agosto, la Cartabia celebra con la sua «tifosa» il successo del deposito estivo di una sentenza: «E tutto (sic) i giudici felici di ritrovarsi per la repubblica!!! Discussi è (sic) depositati i (sic) 36 ore. Firma digitale. Sei fiera di noi? Lascio una Corte paperless», senza più scartoffie, si vanta. Di tanto zelo innovatore si sentirà la mancanza, quando, scaduto il mandato, alla Cartabia subentrerà, per pochi mesi, Mario Rosario Morelli. «Poi magari mi riservo di dirle una cosa “un po’ irriverente”», scrive la Trucco alla sua interlocutrice, l’8 dicembre 2020. «Cos’è?», s’incuriosisce la prof. «… ma no semplicemente che col presidente Morelli non c’è storia ad arrivare prima della Corte a segnalare le decisioni via mail… con lei il contrario, specie a Ferragosto». La Cartabia invia faccine sghignazzanti: «Birichina!». La «birichina» seguirà con trepidazione l’ascesa politica della giurista. A gennaio 2021, allorché, con la caduta di Giuseppe Conte, gira il nome della Cartabia come potenziale premier di unità nazionale, Trucco gongola: «Siamo tutte/i con lei, prof. Forza forza!!!!!!». «Per carità, Lara!!!», si schermisce la papabile, cui la stampa attribuiva da un po’ persino ambizioni quirinalizie. «Prof è l’unica che può tirare su il Paese… Però in effetti non saprei se augurarglielo…», scrive la Trucco. «Esatto», chiosa la Cartabia. Poi arriva la nomina a ministro della Giustizia e la pupilla giubila: «Evvvvvaaaiiiiiii troppo una super proffff!!!!!». Dopo pochi mesi di reggenza, però, la «mitica» appare già affaticata. E l’8 agosto 2021, sospira: «Molto stress, molta irrazionalità ma andiamo avanti». Sì: Conte permettendo…(3. Fine)
Marco Risi (Getty Images)
Nel riquadro, la stilista Giuliana Cella
Eugenia Roccella (Imagoeconomica)