2025-06-03
Chi ha distrutto i ragazzi adesso dà lezioni
Dopo aver convinto gli adolescenti che la fine del mondo sia dietro l’angolo e aver usato l’ansia come mezzo di controllo sono gli stessi sociologi a lanciare l’allarme: i giovani hanno paura di fare figli. La soluzione? Gli immigrati, ovviamente.Meno male che ci sono gli esperti, i grandi luminari senza i quali non sapremmo dove sbattere la testa e come condurre le nostre miserabili vite. Grazie al Festival dell’economia di Torino, ora sappiamo come risolvere una volta per tutte il dramma dell’inverno demografico. Per prima cosa, ci dicono i grandi geni, dobbiamo evitare di scoraggiare i giovani. James Heckman, un premio Nobel, informa che ci sono molteplici cause per il crollo della natalità: «C’è innanzitutto l’incertezza sul lavoro e la precarietà; i conflitti; ma anche il cambiamento climatico, con la convinzione che le future generazioni cresceranno in un mondo che sta finendo». Anche la sociologa Chiara Saraceno si muove su un terreno simile. Dobbiamo smettere di scoraggiare le giovani generazioni, ripete: «Il primo messaggio è non scoraggiarli a rimanere qui». Interrogata sulla «generazione ansiosa» e sui problemi che angosciano gli adolescenti odierni, la Saraceno risponde: «È una generazione cresciuta in un mondo che ha perso le mappe. I social sono competitivi, spesso crudeli. Ma anche la guerra è tornata nell’immaginario dei giovani. Hanno bisogno di spazi per esprimersi, non solo a scuola, ma nella società». Come dare torto a queste due istituzioni della cultura mondiale? Quel che dicono è più che condivisibile: per arrischiarsi a fare figli bisogna avere fiducia nel futuro, pensarsi nel domani. E come è possibile riuscirci se si vive nell’ansia o si pensa che il mondo finirà? Ma ecco il punto: chi ha messo in testa ai ragazzi e alle ragazze che siamo in prossimità dell’Apocalisse? Chi li ha convinti che non ci siano più speranze e andiamo incontro al disastro? Beh, non è difficile da dire: il fronte progressista, lo stesso che celebra sé stesso nel corso dei grandi festival culturali. Si tratta dello stesso universo culturale e politico che, negli ultimi anni, ha promosso e applicato la logica dell’emergenza e ha elevato l’ansia a strumento di lotta e di controllo. Che si tratti di pandemie o di guerre o di catastrofi climatiche, il discorso del potere martella da troppo tempo e con sempre maggiore intensità sulla paura, e che i giovani ne escano disturbati e depresso è il minimo. La rivoluzione digitale che i grandi fanatici del progresso hanno celebrato e sostenuto (salvo farsi venire qualche remora quando la Silicon Valley si è schierata con Donald Trump) ha fatto il resto, alimentando disagio e alienazione in tutto l’Occidente. E adesso, a danno fatto, i luminari vengono a spiegarci che se non ci riproduciamo più è a causa dell’incertezza e dello scoraggiamento. Non è tutto. Al Festival dell’Economia vengono offerte anche altre brillanti prospettive. La demografa Alessandra Minello, ad esempio, rivendica il diritto delle giovani donne a non diventare madri. Già, come se la scelta fosse davvero libera in una società che in ogni modo cerca di dissuadere le persone dal farsi una famiglia o crearsi una situazione stabile. James Heckman è appena meno banale, e punta il dito contro le difficoltà che le donne incontrano sul lavoro non appena restano incinte: «I numeri provano che se gli uomini cooperano al nucleo famigliare il tasso di fertilità cresce». Il che è come dire: se le madri vengono aiutate, si sentono più sicure e serene. È il concetto che espresse tempo fa Giorgia Meloni, quando spiegò che bisognava difendere il diritto alla maternità. Ricordate come andò? Che le neo femministe, la sinistra e attivisti di vario tipo la trattarono come una retrograda intollerabilmente bigotta. Anche la Saraceno insiste sui fondi che mancano. Dice che servirebbe aumentare l’assegno unico, che bisognerebbe introdurre il salario minimo per garantire più tutele. In pratica, usa la natalità per uno spot al referendum in arrivo. Di nuovo, allora, ci tocca notare una piccola contraddizione. Possiamo anche fingere di non ricordare quanto aiuto abbia fornito la sinistra italiana alla diffusione della precarietà (con annesse privatizzazioni). Ma non possiamo accettare che a dare lezioni sugli stipendi e le tutele sia proprio il circolino politico e culturale che da sempre difende la gabbia europea, cioè la vera ragione per cui i salari non crescono. Fermi però che non è ancora finita. Fra le varie soluzioni offerte dagli esperti per la crisi demografica ce n’è una che non può mai mancare, e che di nuovo torna buona per spingere i referendum: l’immigrazione. Sono più o meno tutti concordi. «Senza i minorenni stranieri - molti dei quali nati in Italia ma senza cittadinanza - la percentuale (di adolescenti sul totale della popolazione, ndr) sarebbe ancora più bassa», sentenzia la Saraceno. «Siamo già una società multinazionale, anche se facciamo fatica ad accettarlo».Davvero meraviglioso. Prima hanno incentivato la precarietà e l’abbassamento dei salari, poi hanno promosso la società liquida fondata su legami fragili, infine hanno sparso angoscia e paura al fine di controllare meglio le popolazioni e cambiarne forzosamente le abitudini. Ora, una volta riusciti nell'intento di creare una umanità depressa e manipolabile, si fingono preoccupati perché questa non si riproduce più, e spingono per l’ingresso di nuovi immigrati da sfruttare al fine di colmare i buchi. Se dicessero che l’Europa e gli europei devono scomparire per fare gli interessi dei poteri che li schiacciano, i grandi esperti risulterebbero forse un poco più brutali. Ma sarebbero di sicuro più onesti.
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.