2024-08-30
L’ultima distopia inglese è il «tabacco zero»
Keir Starmer, premier britannico (Getty)
Il governo Starmer vuol vietare per sempre alle nuove generazioni l’acquisto di sigarette. L’ennesimo passo verso una società che, col pretesto di prendersi cura dei cittadini, controllerà pervasivamente i loro corpi. Cullando l’illusione di eliminare la stessa morte.Non molto tempo fa, il filosofo Borys Groys ha pubblicato un libro bellissimo e complesso intitolato Filosofia della cura, tradotto in italiano dall’editore Timeo. È un testo sottile, che talvolta si muove sul filo del rasoio ma ci consegna una riflessione potente che forse dovremmo affrontare prima di compiere alcune scelte politiche. Groys sostiene, andando con l’accetta, che la cura è prima di tutto cura di sé. Significa che non si può mai prescindere dalla autodeterminazione dei singoli, a cui comunque spetta di prendere decisioni sul proprio corpo e la propria salute, persino quando loro stessi pensano di non doverlo fare. Lo stesso «atto di fidarsi di alcuni medici è totalmente irrazionale», scrive Groys. «Le persone dicono “penso che sia un buon medico” e forse è perché sono amici o perché è bello – quindi l’intero sistema è totalmente irrazionale. La cura di sé è quindi alla base delle pratiche sanitarie: dopo tutto, dobbiamo prendere decisioni relative alla nostra salute, anche se le prendiamo senza avere alcuna conoscenza professionale». Questo approccio è senz’altro discutibile e provocatorio, e forse persino un po’ ambiguo. Ma ci ricorda che la cura può anche avere dei lati negativi, e che se si trascura di avere sensibilità nei riguardi delle persone e della loro volontà allora si può sfociare nel mero controllo e dunque nell’oppressione. Ed è esattamente la direzione in cui sembrano muoversi da qualche tempo governi e sistemi sanitari, soprattutto quelli guidati dai progressisti. Un esempio abbastanza clamoroso di tale tendenza è quanto sta accadendo nel Regno Unito. Il quotidiano The Sun ha avuto accesso ad alcuni documenti riservati del governo laburista di Keir Starmer e ha scoperto che esso intende estendere il divieto di fumo anche a numerosi spazi aperti, tra cui i cortili dei pub. La notizia è stata confermata dallo stesso premier britannico, che ha dichiarato: «Il mio punto di partenza è ricordare a tutti che oltre 80.000 persone perdono la vita ogni anno a causa del fumo. Si tratta di una morte evitabile, rappresenta un peso enorme per il Servizio sanitario nazionale e, naturalmente, un peso per i contribuenti. Quindi, sì, prenderemo delle decisioni in questo ambito, saranno rivelati maggiori dettagli, ma questa è una serie di decessi prevenibili e dobbiamo agire per ridurre il peso sul Servizio sanitario nazionale e sui contribuenti».Starmer sta riprendendo e allargando una proposta di legge elaborata dal suo predecessore conservatore, Rishi Sunak, che però l’aveva accantonata in vista delle elezioni. Secondo il quotidiano The Independent, oltre alla imposizione di divieti negli spazi aperti, è previsto che «ogni dodici mesi i parlamentari votino per innalzare di un anno l’età minima consentita per fumare, per garantire che tale abitudine venga vietata per il resto della vita a chi ha attualmente 14 anni o meno». Insomma, l’idea sarebbe quella di mettere completamente al bando il fumo. È ovvio che questa a molti potrebbe sembrare una buona iniziativa, poiché con tutta evidenza fumare fa male. Ci sono tuttavia almeno due elementi che si tende a trascurare. Il primo è che i governi non sono realmente preoccupati della salute dei cittadini: sono piuttosto interessati a ridurre i costi della assistenza sanitaria (che, tra l’altro, i fumatori in larga misura finanziano) a discapito di tutti. Il secondo elemento è appunto lo slittamento della cura verso il controllo. Si vogliono cambiare le abitudini delle persone, trascurando il loro diritto a autodeterminarsi e a occuparsi del proprio corpo. Si comincia con i fumatori che sono brutti, cattivi e puzzolenti e si prosegue su una strada molto pericolosa che prevede successive limitazioni della libertà, come quelle sperimentate durante il Covid.Nonostante si chiacchieri molto di patriarcato, la realtà è che le società occidentali tendono a essere molto materne, e troppo spesso si rivelano madri soffocanti. Si propongono di avere cura dei cittadini-figli dalla culla alla tomba così possono dominarli meglio, limitandone la capacità di autogestirsi. Questa forma di dominio mascherata da cura funziona anche perché insiste su uno dei nostri più atavici terrori, ovvero quello nei riguardi della morte. Da tempo l’Occidente produce una sorta di società terapeutica convinta di poter raggiungere l’immortalità, cullandosi nell’illusione che cedendo libertà otterrà la sicurezza totale. Un’altra vicenda inglese mostra fin dove sia arrivata la tanatofobia: un recente studio pubblicato sul British Medical Journal rivela che «i pazienti anziani prossimi alla fine della loro vita vengono sottoposti inutilmente a esami diagnostici angoscianti e rischiosi». Come hanno riportato Telegraph e Daily Mail, gli autori dello studio «affermano che gli inutili controlli prolungano la degenza ospedaliera e ritardano l’accesso agli scanner per persone che hanno ancora molti anni di vita davanti». Secondo la ricerca pubblicata sul Bmj, tutto ciò accade perché c’è «una tendenza crescente alla medicalizzazione» e perché i medici hanno timore di affrontare il tema della morte con i pazienti anziani. Preferiscono assecondarli sottoponendoli a esami inutili, così che possano allontanare il pensiero della fine. Medicalizzazione e terrore della morte: queste sono le tare che ci affliggono e che si manifestano in modalità talvolta apparentemente opposte. Pensiamo che aumentando obblighi e divieti, monitorando e scannerizzando, misurando e irreggimentando, riusciremo a sanificare il mondo intero, a eliminare il dolore e la morte. Per paradosso, questa società della disinfezione, medicalizzata e sterilizzata, è la stessa che spinge per l’eutanasia: se non sei efficiente, se funzioni male, meglio toglierti di mezzo in un modo «pulito». La contraddizione è solo apparente: del resto questo nostro timore della morte è in realtà paura della vita, delle sue fatiche e asperità, dei suoi lati oscuri. E il potere ha gioco facile a sfruttarlo: dice di curarci e alimenta oppressione e sorveglianza. Ci abbraccia per stritolarci meglio.
(Ansa)
Lo ha detto il Commissario europeo per l'azione per il Clima Woepke Hoekstra a margine del Consiglio europeo sull'ambiente, riguardo alle norme sulle emissioni di CO2 delle nuove auto.