2018-03-20
Disney prende il bestseller cristiano e ne fa un film senza Dio: «Superato»
Esce Nelle pieghe del tempo, kolossal multiculturale girato da un'attivista nera. È tratto dal capolavoro di Madeleine L'Engle, dichiaratamente devota. Ma ogni riferimento alla fede è stato cancellato per scelta.La regista Ava DuVernay lo ha dichiarato con grande soddisfazione al New York Times: «We're going to black woman-ify it». Una frase che, tradotta, significa più o meno: «Lo abbiamo fatto a misura di donna nera». La cineasta americana, 45 anni, non mentiva. Il nuovo film della Disney - Nelle pieghe del tempo, in uscita in Italia il 29 marzo e pensato per il mercato dei «giovani adulti» - è un prodotto totalmente in linea con la nuova tendenza hollywoodiana: spazio alle minoranze etniche, quella afro in particolare, afflati femministi, iniezioni politicamente corrette a tutto spiano. Del resto, la DuVernay l'hanno scelta apposta: è stata la prima regista di colore a essere candidata al Golden Globe per Selma, pellicola dedicata alla celebre marcia per i diritti civili del 1965 uscita nel 2014, in piena era Obama. Nel 2016, poi, ha ottenuto una nomination all'Oscar per il documentario 13th, un altro bel mattone socialmente impegnato sulla discriminazione razziale nelle carceri americane... Casomai non bastasse, inoltre, la DuVernay è un'attivista di Black lives matter (il movimento degli afroamericani che nei mesi scorsi si è ferocemente scagliato contro Donald Trump) ed è tra i promotori dell'Evolve entertainment fund, un progetto che utilizza fondi pubblici e privati per distribuire borse di studio onde «creare nuove opportunità per le comunità che storicamente sono state escluse dall'industria dello spettacolo». La cara Ava, insomma, aveva tutte le carte in regola per diventare la prima regista nera a dirigere un blockbuster con un budget da 100 milioni di dollari. La Disney ha investito moltissimo su di lei, con l'obiettivo dichiarato di creare un nuovo successo «black», sulla scia del fortunato film Marvel dedicato al supereroe Pantera nera. A gestire la pratica, a livello di produzione, è stato Tendo Nagenda, vice presidente della Disney di origini ugandesi. Era chiaro fin dall'inizio: Nelle pieghe del tempo doveva diventare un kolossal multiculturale. Il cast è stato selezionato appositamente. La protagonista, di nome Meg Murry, ha la pelle color caffelatte della giovanissima attrice Storm Reid. Ci sono poi tre ruoli chiave nella storia, quelli delle figure «magiche» che fanno da guida all'eroina: la signora Cosè, la signora Quale e la signora Chi. La prima è interpretata da Reese Witherspoon (bianca), la seconda da Oprah Winfrey (nera) e la terza da Mindy Kaling (che è indiana), così tutte le quote etniche sono rispettate. Ava DuVernay, ha scritto il New York Times, «ha fatto il film che voleva», ovvero un'opera «femminilizzata» e ambientata in «mondo multiculturale». Ma gli spettatori non è che abbiano gradito tantissimo. Negli Stati Uniti, dopo la seconda settimana di proiezione, la pellicola ha incassato soltanto 61,5 milioni di dollari. Mancano ancora alcuni Paesi, tra cui l'Italia, ma non si può che dire che l'operazione sia stata un completo successo commerciale. Quello che ci interessa, però, non è raccontare il mezzo flop del film «multiculti». L'aspetto più importante della faccenda è un altro. Nelle pieghe del tempo è frutto di un'operazione allucinante di riscrittura completamente basata sull'ideologia. Sia la regista sia i produttori sia l'imponente campagna promozionale, infatti, hanno tralasciato un dettaglio non da poco. Nelle pieghe del tempo è tratto da uno dei romanzi per ragazzi più venduti di tutti i tempi, con oltre di 10 milioni di copie diffuse a livello globale. Non solo: questo libro, appena ripubblicato in Italia da Giunti, è considerato un caposaldo della fantascienza cristiana. A scriverlo è stata Madeleine L'Engle, nata a New York nel 1918 e morta nel 2007. Prima che il romanzo fosse stampato, nel 1962, venne rifiutato da circa 26 editori. «È stato respinto e respinto», raccontò l'autrice in un'intervista del 1979. «Mettevo i bambini a letto, scendevo la strada sterrata di fronte a casa, piangevo e gridavo a Dio: “Dio, perché mi lasci avere tutti questi rifiuti? Sai che è un buon libro, l'ho scritto per te"».Proprio così: Madeleine L'Engle era cristiana (fedele della Chiesa episcopale, per l'esattezza) e non ha mai fatto mistero delle proprie convinzioni. «La conversione per me non è stata una chiamata sulla via di Damasco. Si è trattato piuttosto di un'accettazione intellettuale di ciò che avevo sempre saputo a livello d'intuizione», dichiarò la scrittrice. Nelle pieghe del tempo è il suo capolavoro, e ha dato origine a una saga che comprende altri sette volumi. La trama è piuttosto complicata, anche se affascinante. Ma possiamo provare a riassumerla brevemente, senza svelarne i dettagli gustosi. Meg Murry - assieme al fratellino Charles Wallace e all'amico Calvin O'Keefe - è costretta a mettersi alla ricerca di suo padre, il fisico Jack Murry, scomparso mentre svolgeva ricerche sulla «quinta dimensione». I ragazzi vengono aiutati nell'impresa dalle tre signore che abbiamo citato prima (Cosè, Chi e Quale), misteriose entità che hanno tutto l'aspetto di angeli custodi. Questi bambini si trovano a lottare contro «la Cosa nera», un nemico molto potente e decisamente subdolo. Il diavolo, per capirsi. Vale la pena di cimentarsi nella lettura di questo romanzo, in cui scienza e religione si intrecciano senza entrare in conflitto (questa era la visione dell'autrice). Scorrendo le pagine si trovano echi delle opere di Clive Staples Lewis e delle sue Cronache di Narnia, che hanno profondamente influenzato Madeleine L'Engle. Il problema è che ogni riferimento al cristianesimo, nel film, è stato cancellato. E non per caso, ma per scelta. La Disney ha voluto come sceneggiatrice Jennifer Lee, autrice del successo di Frozen. Costei ha fatto in modo di «scristianizzare» la storia. «Penso ci siano molti elementi di ciò che ha scritto Madeleine L'Engle su siamo progrediti come società», ha detto la Lee. Questi «elementi» sono, nello specifico, gli «ideali cristiani» dell'autrice. Niente riferimenti al demonio, dunque, né agli angeli o al percorso spirituale dei protagonisti. La religione cristiana è stata espunta e sostituita con un nuovo credo, più al passo con i tempi: il buonismo.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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