2023-06-02
«Disastri in Romagna, non c’entra nulla il cambiamento climatico»
La ricerca di vari centri specializzati smonta il dogma sulle cause dell’alluvione: le piogge forti sono diminuite e gli allagamenti non sono dovuti a fattori ambientali. Sepolta la retorica di Ursula Von der Leyen, Giorgio Parisi e verdi vari.A che cosa servono i giornali? A lungo ho pensato che servissero a dare le notizie, ma da ultimo comincio a sospettare che servano più a nasconderle o, per lo meno, a limitarne l’impatto, addolcendole là dove sia possibile. Prendete a esempio il caso della Stampa, quotidiano assai caro alla famiglia Agnelli. L’altro ieri aveva tra le mani un’esclusiva, ovvero il rapporto di un autorevole ente scientifico - il World weather attribution - dedicato alle cause che hanno scatenato l’alluvione in Emilia-Romagna.Studiosi dell’Imperial college di Londra, del Cnrs francese, del Climate center dell’Aja, con la collaborazione di alcuni scienziati italiani, hanno analizzato la piovosità nel mese di maggio e sono giunti alla conclusione che non c’è davvero alcun aumento rilevabile delle precipitazioni nella regione. I ricercatori, per determinare se ciò che è successo sia frutto di un cambiamento climatico indotto dall’uomo e non sia invece una tendenza mascherata da altri fattori come l’uso del suolo, mettono a confronto periodi analoghi in un arco di tempo piuttosto ampio, per esempio 200 anni. «Dei 19 modelli utilizzati», spiegano, «nessuno mostra un significativo cambiamento nella probabilità o nell’intensità che si verifichi un tale evento. Ciò suggerisce che, a differenza della maggior parte del mondo, non vi è davvero alcun aumento rilevabile delle forti precipitazioni nella regione Emilia-Romagna in primavera». Questo, spiegano gli esperti, conferma ricerche precedenti, che hanno scoperto come con il cambiamento climatico nel Mediterraneo sia diminuito il numero di sistemi a bassa pressione, con una riduzione delle forti piogge che ha compensato l’aumento previsto per effetto del cambiamento climatico. Traduco per chi si sia perso nel linguaggio un po’ tecnico degli scienziati: non soltanto non c’è alcuna evidenza che la forte piovosità in Emilia sia riconducibile al surriscaldamento, ma a ben vedere la serie storica, si scopre che in quell’area si sono ridotte le forti piogge. La notizia non è ovviamente di quelle che possano passare inosservate, perché gli eventi che si sono scatenati alla fine di maggio hanno provocato 15 morti e l’evacuazione di 40.000 persone. Tralascio i danni subiti dalle famiglie e le migliaia di attività imprenditoriali costrette a ripartire da zero o a chiudere i battenti. Trattandosi dunque di uno dei disastri più gravi degli ultimi anni, la notizia che il surriscaldamento globale non c’entra una cippa ma le colpe sono molto più terrene, avrebbe meritato la prima pagina e invece è stata seppellita a pagina 22, con un titolo che parla di effetti limitati della crisi climatica. Sotto la testata sabauda si trova di tutto, reportage dal Kosovo e anche da Tangeri, messaggi di Schlein e moniti di Landini. C’è spazio per un’inchiesta sulla Generazione identità (che minaccia la democrazia in Italia gettando un’ombra nera sul Paese) e per un’articolessa allarmata di Concita De Gregorio che si schiera contro l’introduzione del reato che punisce coloro che si fanno un figlio a pagamento (secondo lei si tratta di un divieto da ricchi, ma dimentica che l’utero lo affittano solo i ricchi, i quali possono permettersi di pagare donne povere all’estero pur di soddisfare il proprio desiderio di paternità). Ma di dedicare qualche riga per un titolo in prima che spieghi ai romagnoli perché sono finiti sott’acqua non c’è verso. E dire che nel rapporto si fa espressamente riferimento alla rapida urbanizzazione e al tessuto urbano sempre più denso che negli ultimi decenni hanno limitato lo spazio per il drenaggio dell’acqua e aumentato il rischio di inondazioni, il che ha esacerbato gli impatti delle forti piogge. Insomma, le cause non stanno in cielo, ma in terra. Si è costruito troppo e si è costruito male, e siccome seppure rari gli eventi estremi possono capitare, la maggior parte delle infrastrutture non era costruita per resistere a un tale fenomeno. Chiaro il concetto, no? Altro che puntare il dito contro le emissioni di gas o l’auto a motore termico, come vorrebbero fare gli estremisti di Ultima generazione e anche i progressisti dell’ultimo Pd, i quali a forza di perdere voti non sanno più a quale minoranza votarsi. Sono gli studiosi dell’Imperial college e di altri autorevoli enti a giungere a queste conclusioni e a dire che per trovare spiegazioni non ci si deve rivolgere al cambiamento climatico. Che diranno adesso quelli che erano arrivati fino al punto di minacciare l’arresto di coloro i quali mettono in dubbio il rapporto causa effetto di alcuni eventi eccezionali? Che faranno, metteranno le manette anche a professori e premi Nobel che manifestano i loro legittimi dubbi sulle responsabilità umane nel surriscaldamento globale? Oppure si rassegneranno al fatto che per trovare qualche responsabilità in ordine all’alluvione dell’Emilia-Romagna non serve guardare la luna, ma è sufficiente volgere lo sguardo vicino a casa loro? Se sono ancora incerti, li invito a leggere l’intervista che il nostro Tobia De Stefano ha fatto ad Alberto Clò, ossia al maggior esperto di energia in Italia. Il professore, ex ministro del governo Dini e già vicino a Prodi, attacca la Ue e il suo furore ecologista, ma se la prende anche con la sinistra che asseconda un ambientalismo che colpirà i ceti più poveri, senza un minimo rispetto dei principi democratici. «La sinistra», dice, «è succube del politically correct e sposa l’ideologismo ambientalista, senza un minimo di approccio critico o di studi scientifici a sostegno». Il rapporto della Wwa lo dimostra.
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)