2023-06-26
Il direttore dell'agenzia spaziale europea in bilico, ma il Pd lo difende
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Emmanuel Macron e Joseph Aschbacher (Ansa)
L’Esa è ormai da tempo in mano agli umori di Parigi. I transalpini sono insoddisfatti di Joseph Aschbacher che però ha sostenitori in Italia, soprattutto tra le fila del Partito democratico. L’arrivo di Teodoro Valente alla presidenza di Asi (Agenzia Spaziale italiana), dopo la imbarazzante parentesi di Giorgio Saccoccia, rappresenta il primo passo di cambiamento dell’Italia nell’affrontare le prossime sfide dell’industria aerospaziale. Ma è un percorso ancora lungo e tortuoso quello che il nostro Paese dovrà affrontare per contare qualche cosa in Europa. Gli anni dei governi Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi hanno lasciato solo macerie. L’Esa, l’agenzia spaziale europea, è ormai da tempo in mano agli umori della Francia. Guidata dal direttore generale austriaco Joseph Aschbacher già in bilico per il rinnovo del mandato nel 2024, l’agenzia continua a tenere l’Italia in un angolo, tenendola ben lontano dalle direzioni che contano. Non va mai dimenticato che l’Italia è il 3° paese europeo e 7° nel mondo per manifattura e servizi, con oltre 200 aziende di cui 80% Pmi, 2 miliardi fatturato annuo, 7000 addetti (+15% negli ultimi 5 anni). Eppure, il settore aerospaziale continua a essere gestito in Italia formalmente come capo dell’ufficio Spazio da Elena Grifoni che continua a definirsi e presentarsi come Direttore Generale, carica che non ha né può avere. Il ministro Vittorio Colao un mese prima delle elezioni ha creato un ufficio per lo spazio alle dipendenze di Palazzo Chigi affidandolo proprio a lei, una funzionaria Esa, che gode però della protezione di persone dell’entourage del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Partito democratico. Come più volte detto, a muovere le fila è Roberto Battiston, nipote acquisito per matrimonio della nipote di Romano Prodi e candidato Pd perdente a tutto non ultime le elezioni europee. La nomina Grifoni, imposta dal Pd subito prima delle elezioni, era soggetta a spoil-system ma è stata improvvidamente confermata su pressione del Quirinale ai primi di dicembre 2022. Lo stipendio di 240.000 euro l’anno che si somma alla sua pensione in Esa. In realtà Grifoni avrebbe una opportunità in questi mesi. Aschbacher, infatti, è stato messo in discussione dalla Francia. Pare infatti che i francesi di Emmanuel Macron siano infastiditi da come il direttore generale austriaco si sta muovendo: starebbero valutando una possibile sostituzione del direttore alla fine di questo primo termine. Sarebbe occasione per dialogo diretto tra Francia e Italia, peccato però la stessa Grifoni sia stata per anni alle dipendenze di Aschbacher e quindi difficilmente potrebbe mettersi contro il suo ex superiore non avendo oltretutto analoghe competenze e storia scientifica. Eppure, Francia e Italia potrebbero cogliere questa occasione unica: fare asse per sostituire Aschbacher. Sarebbe un’ottima occasione per il nostro Paese e magari anche l’opportunità di rivedere gli accordi sullo spazio. Il nostro Paese è l’unico ad avere un solo direttorato, Esrin, una sola direzione spaziale. In questi giorni si stanno aprendo due posti a selezione, uno è quello che riguarda l’amministrazione, l'altro quello delle telecomunicazioni, dove i francesi vogliono avere l’ultima parola. E poi ci sono da capire i destini di Ariane 6 il cui volo inaugurale sembra in bilico anche per tutto il 2024. Questa situazione è critica per l'Europa, come i francesi non si stancano di ripetere, ed è nelle situazioni di questo tipo, con Parigi in difficoltà, che l'Italia potrebbe negoziare un peso più rilevante. È chiaro che i giochi per il rinnovo del 2024 sono iniziati, ma come detto l'Italia non ha alcun candidato potenzialmente di livello. E' possibile che proprio la Grifoni ci speri ma non avrebbe nessun appoggio dal governo di centrodestra e soprattutto dalle delegazioni di molti paesi europei che ben la conoscono come segretaria-assistente del direttore Esa pro-tempore. Del resto, il governo appare compatto, l’Italia deve contare sul fronte spaziale, ma continuano i malumori sia in politica estera sia in ambito militare per la gestione. Lo spazio è politica estera come aveva spiegato a marzo il ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Gli addetti scientifici e spaziali delle nostre ambasciate nel mondo rappresentano una parte importante del mosaico della nostra politica estera, che non è competenza esclusiva del ministro e dei diplomatici, ma di ogni italiano che lavora: la rappresentanza militare, l'industria e le Pmi, ma anche la nostra cultura e il nostro sapere sono politica estera». Ma è soprattutto militare, come aveva precisato a gennaio il ministro della Difesa Guido Crosetto. «Per rendere il sistema italiano più in linea con le minacce attuali bisogna unificare i settori Spazio e Cyber. Sullo Spazio serve costruire una legge che disciplini la governance dando alla Difesa quanto merita, visto che nel futuro lo Spazio potrebbe essere un luogo non soltanto di opportunità tecnologica, ma anche di scontro tra Paesi». Nonostante tutto la situazione è tutt’altro che rosea e non si vedono soluzioni serie al problema.
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