
L'eternità divina non è un tempo infinito, ma la sua assenza. Le leggi della fisica non valgono. Lo provano Albert Einstein e Georg Cantor.Per noi umani è il tempo è un problemaccio: non si vede, ma incalza. In fisica si parla di freccia del tempo. Va in una sola direzione! Se nello spazio posso andare avanti e indietro, quanto al tempo, indietro non si torna.E il tempo come funziona per Dio? Possiamo davvero immaginarcelo con la barba bianca? Chiariamo anzitutto che per le religioni e filosofie antiche, a parte l'ebraismo biblico, il problema non esiste: l'universo e Dio coincidono, per cui l'universo è destinato a durare all'infinito, per un tempo infinito. Di fatto è vecchissimo, ma non morirà mai.Oggi questo concetto è poco apprezzabile: l'ipotesi più accreditata è che il tempo consumi davvero ogni cosa, persino l'universo stesso, destinato a morte termica!Insomma, il tempo, oggi lo sappiamo, è un problema anche per l'universo, se è vero che esso ha (solo) 14 miliardi di anni e che va, come tutto ciò che vediamo e tocchiamo, verso la sua fine.E il Dio creatore? Con la barba, si diceva, ma solo per capirci. I teologi cattolici lo hanno chiaro almeno da Agostino: Dio è oltre il tempo e lo spazio; l'eternità non è un tempo infinito, ma assenza di tempo. Insomma, Dio non è vecchio con la barba, ma se proprio dobbiamo rappresentarlo, un giovinetto. «Io sono colui che sono»: così Dio, nell'Antico testamento, per indicare la sua presenza sempre presente.Il premio Nobel per la fisica del 1933, Erwin Schrödinger, sosteneva che «la teoria fisica nel suo stato presente suggerisce energicamente l'idea della indistruttibilità dello spirito per opera del tempo», e aggiungeva: «“Non trovo Dio nello spazio e nel tempo", così dice l'onesto pensatore scientifico, e ne è rimproverato da coloro nel cui catechsimo sta pur scritto: “Dio è Spirito"» (John Gribbin, Erwin Schrödinger, Dedalo, Bari, 2013).Nella liturgia latina Dio è colui che laetificat juventutem meam, cioè che rende lieta la giovinezza del fedele. Anche del fedele anziano. Perché? Perché Dio è giovane, e soprattutto perché l'uomo, anche vecchio, può rimanere giovane, nello spirito. Il che ci porta all'uomo vecchio (nella carne), che può essere anche giovane (di spirito) e all'uomo giovane (nella carne) che può essere anche vecchio (di spirito). Una specie di relatività su cui torneremo.Il Dio «giovinetto», dunque, è un concetto interessante, perché chiarirebbe cosa c'è «prima» e «oltre» l'universo, o meglio cosa non c'è: prima e oltre l'universo non c'è il tempo. E allora cosa c'è? L'eternità, cioè l'assenza di tempo, l'eterno presente. La giovinezza di Dio.Vediamo di capire meglio. Nella Bibbia si dice: «Perché mille anni, agli occhi tuoi, sono come il giorno di ieri che è passato…» (Salmo 90:4); «davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo» (seconda lettera di San Pietro).Si tratta di frasi di una profondità inaudita, che oggi possiamo in qualche modo comprendere anche grazie alla scienza.Essa suggerisce quanto si è già detto: nell'universo tutto invecchia, e solo un Dio creatore, che non coincide con l'universo, può avere un tempo diverso dall'universo. Così il tempo, che segna irrimediabilmente la finitezza di ogni cosa, è assente, almeno nella modalità che conosciamo noi, laddove esiste l'unica realtà che esiste davvero, perché esiste da sempre e per sempre: l'infinito, Dio. Dio dunque ha un tempo «suo», che è, come si diceva, l'eterno presente.Per capirlo oggi può venirci in aiuto la relatività di Albert Einstein, che è appunto l'idea per cui il tempo non è un assoluto, ma è relativo a spazio, movimento e gravità. Spiega così la relatività il fisico Carlo Rovelli nel suo L'ordine del tempo (Adelphi, 2017): «Il tempo scorre più veloce in montagna e più lento in pianura» perché la gravitazione contrae o espande la dimensione temporale. Il che significa, in altre parole, che «non c'è un solo tempo. Ce ne sono tantissimi. Un tempo diverso per ogni punto dello spazio».Ma Dio è oltre la materia, lo spazio ed il tempo. La frase biblica, paradossale, diventa sempre più chiara.La matematica chiarisce ulteriormente. Prendiamo il teorema di un matematico molto molto religioso, Georg Cantor. Il teorema dice che un insieme finito di 50 elementi e un insieme finito di 50.000 elementi sono alla stessa distanza dall'infinito. Cioè rispetto all'infinito, 50, 500, 50.0000 sono la stessa cosa. Quindi cosa dice il teorema? Lo stesso che dicono il Salmo 90 e San Pietro: 1 giorno o 1.000 anni sono, per l'eternità infinita di Dio, la medesima cosa.E il vecchio (nella carne) giovane (nello spirito) cui si accennava prima? Il paradosso dei due gemelli, spesso utilizzato per spiegare la relatività di Einstein, ci dice che di due fratelli gemelli, uno dei quali rimanesse sulla Terra e l'altro se ne andasse a fare un viaggio su un'astronave molto veloce, il secondo invecchierebbe più lentamente, a causa del suo diverso stato di moto.Si può addirittura arrivare a dire che una persona che va sempre di corsa, sulla Terra, invecchia di meno, per quanto in maniera pressocché impercettibile, di una persona che va sempre piano. Il tempo fisico, quello misurabile con un orologio precisissimo, è anche qui relativo, se guardiamo all'oggetto-corpo. Ma l'uomo non è solo oggetto-corpo: è anche soggetto-spirito.Per lui valgono dunque le leggi della fisica, compresa la relatività einsteniana, quanto al corpo, ma non bastano.L'uomo che va piano, infatti, in quanto oggetto sarà più «anziano» del suo coetaneo che va sempre di corsa, quanto al corpo, ma, come soggetto, potrebbe essere più giovane, di spirito.Infatti, pensiero, volontà, personalità umana non sono né nello spazio né nel tempo, ed hanno così un «loro» tempo, che può essere diverso da quello fisico.Così l'uomo, che a differenza di Dio occupa spazio e tempo, ha qualcosa a che fare con Lui, in quanto è anche spirito. Per questo anche per gli uomini ci sono giorni che durano anni, e anni che durano come un giorno (o quasi).In attesa di quel giorno pieno che durerà come 1.000 anni, o come un giorno solo: l'eternità che è sì lunghissima, nel senso che non finisce mai, ma anche cortissima, come un istante, perché senza mai un prima e senza mai un dopo. Nel catechismo si dice: l'eterna beatitudine che viene dopo la risurrezione.
Il neo sindaco di New York Zohran Mamdani (Ansa)
Il sindaco di New York non è un paladino dei poveri e porta idee che allontanano sempre più i colletti blu. E spaccano l’Asinello.
La vulgata giornalistica italiana sta ripetendo che, oltre a essere uno «schiaffo» a Donald Trump, la vittoria di Zohran Mamdani a New York rappresenterebbe una buona notizia per i diritti sociali. Ieri, Avvenire ha, per esempio, parlato in prima pagina di una «svolta sociale», per poi sottolineare le proposte programmatiche del vincitore: dagli autobus gratuiti al congelamento degli affitti. In un editoriale, la stessa testata ha preconizzato un «laboratorio politico interessante», sempre enfatizzando la questione sociale che Mamdani incarnerebbe.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 7 novembre con Carlo Cambi
Il luogo dell'accoltellamento a Milano. Nel riquadro, Vincenzo Lanni (Ansa)
Nei principali Paesi europei, per essere riconosciuto «pericoloso» basta la segnalazione di un medico. Qui invece devi prima commettere un delitto. E pure in questo caso non è detto che una struttura ti accolga.
Vincenzo Lanni, l’accoltellatore di Milano, aveva già colpito. Da condannato era stato messo alla Rems, la residenza per le misure di sicurezza, poi si era sottoposto a un percorso in comunità. Nella comunità però avevano giudicato che era violento, pericoloso. E lo avevano allontanato. Ma allontanato dove? Forse che qualcuno si è preso cura di Lanni, una volta saputo che l’uomo era in uno stato di abbandono, libero e evidentemente pericoloso (perché se era pericoloso in un contesto protetto e familiare come quello della comunità, tanto più lo sarebbe stato una volta lasciato libero e senza un riparo)?
Ansa
Dimenticata la «sensibilità istituzionale» che mise al riparo l’Expo dalle inchieste: ora non c’è Renzi ma Meloni e il gip vuole mettere sotto accusa Milano-Cortina. Mentre i colleghi danno l’assalto finale al progetto Albania.
Non siamo più nel 2015, quando Matteo Renzi poteva ringraziare la Procura di Milano per «aver gestito la vicenda dell’Expo con sensibilità istituzionale», ovvero per aver evitato che le indagini sull’esposizione lombarda creassero problemi o ritardi alla manifestazione. All’epoca, con una mossa a sorpresa dall’effetto immediato, in Procura fu creata l’Area omogenea Expo 2015, un’avocazione che tagliò fuori tutti i pm, riservando al titolare dell’ufficio ogni decisione in materia.






