2021-01-12
Dietro i complottisti Usa un avvocato di Catania e il mistero di Lady Alitalia
Michele Roosvelt (Getty images
Alfio D'Urso, autore del video che accusa l'hacker di Leonardo di brogli anti Donald Trump, era a Roma con Michele Roosevelt, capa di Usaerospace, sentita alla Camera per gli aerei Dallo scorso giovedì circola in rete un documento in inglese, tecnicamente un affidavit, il cui contenuto è facilmente riassumibile. L'hacker della struttura di Pomigliano, di proprietà di Leonardo, arrestato a dicembre avrebbe ammesso di aver complottato per interferire nelle elezioni Usa del 3 novembre scorso. Obiettivo cancellare voti a favore Donald Trump e sostituirli tramite un passaggio via server criptati a Francoforte, con altri a favore di Joe Biden. Il testo aggiunge dettagli sull'utilizzo di un satellite del Fucino, che, va subito detto, non esiste. Chi firma il documento scrive che a confermare il complotto sarebbe un alto ufficiale italiano. La notizia non solo non è verificata, ma è falsa e non esiste proprio. Innanzitutto, l'hacker Arturo D'Elia viene sì arrestato a dicembre ma per fatti risalenti all'inizio del 2017, quando venne allontanato da tutte le strutture del colosso della Difesa. Molto difficile immaginare che abbia fatto alcunché, nemmeno con l'aiuto del responsabile del Cert, Antonio Rossi, arrestato a sua volta per occultamento di prove. Il fatto è che D'Elia ha un passato di consulente per la Nato e per strutture di intelligence dell'Aviazione Usa. E deve essere quindi sembrato la persona giusta su cui cucire il vestito della fake news perfetta. Tanto che l'affidavit ha fatto in poche ore il giro degli account vicini a QAnon, i cospirazionisti pro Trump. Rilanciato da tale Maria Strollo Zack, attivista trumpiana, candidata ben due volte per il Gop in Georgia negli anni Novanta, mai eletta, e ora coordinatrice dell'associazione Nation in Action. Ma la vera spinta al falso è arrivata lo scorso sabato quando l'autore dell'affidavit ha registrato pure un video e l'ha diffuso su internet. Risultato? Su Parler, l'app «cancellata» ieri da Amazon, la notizia è stata attribuita addirittura a un presunto giudice della Corte suprema italiana. Inutile dire che manco esiste tale carica qui da noi. L'effetto però è chiaro. Quello di una palla di neve che rotolando cresce fino a diventare una potenziale valanga eversiva. Come lo sono gli altri video in rete che attribuiscono addirittura a Sergio Mattarella link con i servizi inglesi. Follie che meritano attenzione. Soprattutto nel caso del video sul coinvolgimento dell'Italia nella manomissione delle votazioni a discapito di Trump. Qui c'è molto da scavare per diradare le fronde italiane. E molto su cui accendere i riflettori anche per evitare che quanto è stato fatto dalla destra negli Usa venga spazzato via dall'attuale situazione di confusione esplosiva. Innanzitutto, chi ha firmato l'affidavit e si è fatto filmare si chiama Alfio D'Urso. Ed esiste veramente. È un avvocato di Catania, vecchio conoscente di Raffaele Lombardo e fino al 24 dicembre è stato nel cda dell'aeroporto di Catania da cui ha dato all'improvviso le dimissioni. L'abbiamo cercato telefonicamente sia sul cellulare che presso lo studio, a partire da giovedì sera. Mai risposto nemmeno ai messaggi. Salvo farci sapere di essere andato improvvisamente all'estero e che ci avrebbe parlato solo dopo uno statement proveniente dagli Stati Uniti. A fornirci la notizia che D'Urso è all'estero è Carlo Goria, dalle cronache nipote del celebre ministro e country manager di Usaerospace, già responsabile affari legali di Meridiana. La notizia ancora più interessante è il link che li unisce, un ponte che porta il nome di Michele Ballarin Roosevelt, la presidente di Usaerospace. Più volte in Italia a partire dallo scorso maggio, sentita a giugno in commissione Trasporti dove di fatto spiegava l'interesse per Alitalia, l'imprenditrice ha ribadito le sue mire in due lettere datate novembre e dicembre 2020, inviate direttamente al premier Giuseppe Conte. In almeno una occasione i tre erano assieme a Roma quando la Roosevelt ci ha spiegato l'interesse per l'Italia e il desiderio di investire almeno un miliardo su infrastrutture nazionali. Se dell'avvocato si sa ben poco (forse ha insegnato a Malta nel 2001) e di Goria che ha un passato in Fs e Meridiana e per un breve periodo un incarico di consigliere per l'Istituto Diplomatico Internazionale, della donna si trovano notizia sui media americani. Nata in West Virginia nel 1955 e conosciuta in patria anche come Michele Ballarin, (dal cognome del secondo marito, Gino Ballarin), negli anni Novanta stringe importanti affari in Somalia. Finché il suo nome spunta tra i file di Wikileaks in una mail del 2009 in cui il ministro degli esteri ucraino, Volodymir Ogryzko, scrive al segretario di stato dell'amministrazione Obama, Hillary Clinton, chiedendo di ritirare Ballarin dalle negoziazioni clandestine per la liberazione di una nave cargo ucraina sequestrata da pirati somali. A bordo, secondo la stampa Usa, un carico di armi destinate al Sud Sudan, in guerra con Khartoum. Nel 2010 Michele avvia un servizio aereo commerciale da Mogadiscio con il nome di Oasis Aviation Group. La stessa compagnia con cui nel 2019 ha presentato una offerta da 173 milioni per rilevare Wow Air in blocco. E qui veniamo ai giorni nostri. Non sappiamo se la Roosevelt sia al corrente dell'intenzione dell'avvocato di Catania, ma la scomparsa di quest'ultimo e la sua irreperibilità lasciano intendere che possa esser andato negli Usa. A ciò bisogna aggiungere l'attenzione riservata alla falsa notizia da parte di George Papadopoulos, ex consigliere di Trump, graziato a dicembre, con il tentativo via Twitter di rilanciare un articolo della Verità lasciando intendere che mettesse in collegamento l'hackeraggio a Leonardo con il complotto sul voto. Tutti elementi che consentono di unire alcuni punti. In Italia c'è stato un network fisico in qualche modo in contatto virtuale con i teorici di QAnon e dei missili lanciati dal generale Michael Flynn. Le somiglianze con il caso di Joseph Mifsud sono tante. Forse non sapremo mai se chi sta inquinando i pozzi e lavorando per accendere le folle americane sia veramente un sostenitore di Trump oppure qualcuno che si finga tale per creare le condizioni di un impeachment. D'altronde la storia si ripete e quella del Russiagate è storia recente.