2022-02-02
Il capo degli 007 entra nella lite tra grillini
Elisabetta Belloni e Luigi Di Maio (Ansa)
Nel pieno dello scontro tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, originato proprio dalla sua candidatura al Quirinale, Elisabetta Belloni si fa fotografare a pranzo con il ministro e lo ricopre di parole al miele. L’ennesima anomalia di queste giornate.Luciano Monosilio è il re della carbonara. Chef stellato che serve prelibatezza in una osteria a Campo dei Fiori. Il ristorante, a due passi dall’ambasciata francese, si chiama «Luciano, cucina italiana» e per Luigi Di Maio è un posto magico. Seduto a quei tavoli ha fatto il suo primo salto istituzionale. Da politico del Movimento a figura di governo prima con pretese e poi sempre più con riconoscimenti. È infatti mangiando una carbonara con il ministro francese Jean Yves Le Drian che Di Maio la sera del 4 giugno del 2020 ricuce la frattura dei gilet gialli. L’anno prima, quando era ancora un garzone della politica internazionale, si era presentato a Parigi per farsi fotografare al fianco dei più accaniti oppositori di Emmanuel Macron. La scelta andò di traverso ai francesi che interruppero il percorso di stesura del Trattato del Quirinale. Per carità, una felix culpa. Visto che legarsi a Parigi per noi ha sempre rappresentato un rischio di totale sudditanza. Invece è andata diversamente. Di Maio grazie alla carbonara ha avviato il suo percorso di transizione, il Trattato del Quirinale alla fine è stato firmato lo stesso e al Colle è rimasto sempre Sergio Mattarella. Ma, per il titolare degli Esteri, il ristorante di Monosilio resta il posto dove si consumano i salti di carriera. Esattamente ciò che è accaduto ieri al fianco di Elisabetta Belloni, attuale direttore del Dis, dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Seduti a un tavolo della trattoria, i due sono stati fotografati e attesi dai giornalisti, che al termine del loro frugale pranzo, hanno pure raccolto delle dichiarazioni. «Con il ministro Di Maio c’è un’amicizia sempre più solida», avrebbe detto la Belloni. «Di Maio è sempre leale». Nel sottinteso c’è tutto il resto. È facile comprendere che per contrapposizione a non esserlo altrettanto sarebbe Giuseppe Conte, l’uomo che per primo l’ha spinta per la candidatura al Colle e poi l’ha accompagnata assieme a parte del Pd e Matteo Salvini fino al burrone dell’elezione. Fermandosi tutti un attimo prima, non certo per scelta ma per intervento esterno. A fermare la giostra sarebbero stati Lorenzo Guerini, Matteo Renzi e - a quanto risulta a La Verità dopo una consultazione con Mario Draghi - lo stesso Di Maio che per mesi è cresciuto proprio sotto l’ala protettrice della Belloni nella sua veste di super diplomatica. Una dinamica che spiegherebbe un progetto premeditato: il nuovo presidente doveva essere il vecchio. Vietato porre alternative vere a Mattarella. In ogni caso per chiudere il cerchio, ieri pomeriggio, dopo aver atteso la pubblicazione delle foto del pranzo e aver letto le dichiarazioni riportate in agenzia, il titolare della Farnesina ha postato online il carico da undici. «Con Elisabetta Belloni, mi legano una profonda stima e una grande amicizia», per poi aggiungere, «una professionista straordinaria, con un immenso attaccamento alle Istituzioni. Grazie Elisabetta, condivido pienamente quello che pensi del nostro rapporto». Non serve certo né uno psicologo né un fine analista per comprendere che il capo del Dis è finito in mezzo al redde rationem dei grillini. Di Maio in mattinata aveva incontrato Virginia Raggi, iper avvelenata nei confronti di Giuseppi, e poi per telefono ha parlato con Chiara Appendino. Manca Roberto Fico, anch’egli membro del comitato di garanzia, e la sfiducia a Conte può essere avviata. Bisogna riconoscere a Giggino, come lo chiamano dentro il Movimento, che è uno dei politici che meglio ha attraversato la radura del voto per il Colle. E la mossa di invitare praticamente i giornalisti al tavolo con la Belloni è servita a far vedere a Conte chi sta con le istituzioni e chi contro. Certo, come abbiamo già avuto modo di scrivere su queste colonne qualcuno pagherà l’azzardo di candidare il capo del Dis e Giuseppi è il primo candidato.C’è però un tema ancor più complesso. Perché un figura di altissimo livello e tra le più stimate servitrici dello Stato ha ritenuto necessario far conoscere a tutto il mondo la propria stima per il suo ex ministro? Di Maio sarà sicuramente un pupillo, ma un conto è parlare come capo dei diplomatici, un altro come capo degli 007. Tanto più che si deve alla stessa Belloni una nuova norma che proibisce agli agenti e ai dirigenti di incontrare un politico senza prima chiedere l’autorizzazione ai direttori delle agenzie. Certo il capo del Dis non ha sua volta un capo e non è certo tenuta a chiedere il permesso. A meno che per capo si intenda il sottosegretario con delega ai servizi, Franco Gabrielli. Da notare che a pomeriggio inoltrato, verso le 18, l’Agi diffonde una agenzia molto breve che recita: «Il direttore generale del Dis ha incontrato nel pomeriggio il sottosegretario e Autorità delegata per la Sicurezza». Strano che si sia sentita la necessità di farlo sapere. Probabilmente i due si incontrano, se non tutti i giorni, più volte a settimana. Ma forse questo è il cappello di Gabrielli su una storia di per sé strana terminata con una foto pubblica di una figura per definizione riservata, diremmo segreta.