2019-07-09
Deutsche bank taglia 18.000 posti e sfila dai conti 288 miliardi di debiti
La ristrutturazione non piace alla Borsa. La bad bank contiene titoli tossici per 74 miliardi ma vale quattro volte tanto e non copre i rischi dell’istituto. A far emergere la bolla sono stati gli Usa e Bruxelles?Domenica pomeriggio di luglio. Il cda di Deutsche bank si riunisce e avvia un piano di tagli da 7 miliardi di euro e di licenziamenti per 18.000 unità. Le stesse unità che già ieri mattina in Asia e a Londra hanno cominciato a fare gli scatoloni. La scure è firmata dall’ad Christian Sewing che domenica sera ha confermato di aver dato il via alla più grande ristrutturazione dal 2008 a oggi. Oltre ai tagli di personale, l’istituto tedesco avvia la creazione di una bad bank da 74 miliardi di euro, dove da subito dirotta i titoli in perdita della sua investment bank statunitense. Di fatto Deutsche conferma l’intenzione di chiudere le attività di trading a livello globale e ridurre del 40% la negoziazione di titoli e bond. Una scelta che dovrebbe permettere all’istituto di lasciarsi alla spalle una profonda crisi, rinunciando al suo ruolo di banca globale, in concorrenza con i colossi di Wall Street e in particolare con Goldman Sachs. In realtà dentro la bad bank - soprannominata unità di emissione di capitali - confluiranno 74 miliardi di euro di attività che ponderate per il rischio in relazione al leverage, cioè l’effetto leva di indebitamento, valgono ben 288 miliardi di dollari. Una cifra tossica enorme. Fin qui l’elenco degli elementi forniti dal management, ma gli interrogativi sono più numerosi delle risposte. Innanzitutto a far drizzare le antenne c’è la reazione del mercato. Il titolo ha per le prime ore reagito salendo del 3%, salvo poi ripiegare in territorio negativo per oltre un 5%. Questo dopo che i vertici hanno garantito che la pulizia di bilancio non richiederà un ulteriore aumento di capitale. Ed è su tale affermazione che la Borsa ha iniziato a punire il titolo. Forse perché teme che la vendita degli incagli e di tutti i complicatissimi contratti di derivati andrà per le lunghe. E che non fornirà la redditività stimata. O soprattutto che sia un altro step di pulizia che però non svela ciò che effettivamente è stipato sotto il tappeto. Nell’ultimo decennio l’istituto ha pagato in multe e sanzioni una cifra che si aggira sui 20 miliardi di euro. A bastonare i tedeschi sono state le autorità Usa. Se la cavalleria americana non fosse intervenuta con il machete, la vigilanza Ue e le autorità tedesche non si sarebbero mai mosse per cercare di stoppare le attività tossiche della banca. La nuova bad bank vale 74 miliardi, come scritto sopra, ma se saltasse del tutto si trascinerebbe debiti per 288. Che cosa succederebbe se si verificasse lo scenario peggiore? Poco meno di due settimane fa una nota di Credit Suisse calcolava che se l’operazione di dimagrimento di Deutsche avviata nel 2012 era pari al 25% degli asset a rischio, con una bad bank da 50 miliardi oggi non si sarebbe andati oltre al 15%. Il fatto che si sia arrivati a 74 miliardi non porta comunque la percentuale a superare il 25%. Ecco perché il mercato si chiede quanti titoli tossici ci siano ancora in circolo nelle vene della banca tedesca. Queste domande dovrebbero essere poste dalla vigilanza Ue e dalla Bce. Il rapporto tra patrimonio e titoli tossici è sempre stato troppo elevato, tanto che il bubbone non poteva non essere evidente agli occhi dell’Europa che però non ha mai voluto forzare la mano. A differenza di quanto ha fatto con le banche italiane nella gestione delle sofferenze, i cosiddetti non performing loans. «La Bce in Italia si preoccupa per gli Npl e ha obbligato le banche a svendere i loro prodotti», ha ricordato ieri Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, «e le società che hanno acquistato crediti deteriorati faranno danni incalcolabili al territorio», ha concluso. La dispartità di trattamento oggi più che mai è evidente. Sostenere che i debiti verso le società sono l’unica male per le banche significa puntare il dito dritto contor l’Italia. Sorvolare sui derivati, significa graziare un sistema bancario che ha fatto danni in giro per il mondo. E lo strabismo continua. Per il momento la bad bank tedesca è un veicolo privato, lo Stato non c’entra. Con questa scusa Bruxelles non interviene a raddrizzare le storture. E attendo come ha sempre fatto in passato che si trattasse di banche o di automobili della Volkswagen.