2018-04-06
Nuove indagini su Eni: Descalzi accerchiato e l'asse con il Qatar traballa
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Dopo le inchieste sulle vicende di Algeria e Nigeria, arriva quella per presunta corruzione internazionale sulle concessioni in Congo. Per ora l'amministratore delegato del Cane a sei zampe resiste ma la nuova ondata giudiziaria potrebbe far saltare la strategia di amicizia con Doha. Oggi comunque parte la cessione di una quota del giacimento in Messico all'emiro. Nelle scorse settimane il manager petrolifero ha incontrato i leghisti Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, snobbando i grillini.Accerchiato dalla Procura di Milano, sotto inchiesta i suoi uomini di fiducia, dal top legal Massimo Mantovani a Roberto Casula, attuale capo delle attività di esplorazione e produzione, l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi resiste nel quartiere generale di San Donato. Eppure la nuova inchiesta per corruzione internazionale sulle concessioni petrolifere in Congo forse rischia di fare ancora più male di quelle sull'Opl 245 in Nigeria, (dove Descalzi è stato rinviato a giudizio) o sugli appalti Saipem in Algeria, dove è a processo Antonio Vella, attuale chief upstream cfficer del Cane a sei zampe. Rischia di essere più pesante rispetto alle altre due perché Descalzi è cresciuto in Congo dal punto di vista professionale. Lì ha trovato moglie, Marie Madeleine Ingoba, detta Madò. E la vicenda congolese, che si trascina da ormai tre anni, rischia di essere la carta che farà saltare il banco alla prossima tornata di nomine pubbliche, quando il nuovo governo dovrà mettere mano alle partecipate: Descalzi scade nel 2020. Ma se dovesse finire prima il suo mandato? Tutto ruota intorno alla partita in corso su Cassa depositi e prestiti, su cui i grillini stanno provando a farsi sentire, ma senza grandi successi. Su Saipem, la controllata di Eni, per esempio è spuntato il nome di Francesco Caio come presidente, una nomina che arriva dal mondo del Partito democratico. Non a caso in queste ore i grillini hanno iniziato a rumoreggiare. Di sicuro chi arriverà in Cdp potrebbe intervenire sul Cane a sei zampe, un vecchio pallino del fondatore del Movimento 5 stelle, quel Beppe Grillo che il 13 maggio 2015 si presentò all'assemblea di Eni sparando a palle incatenate proprio contro Descalzi. Il comico genovese lo definì tutto «il male possibile». Perché, spiegò Grillo «è registrato in conversazioni con psicofaccendieri e c'è una inchiesta in corso. Queste persone non dovrebbero accedere a cariche pubbliche». All'epoca in ballo c'era soltanto l'inchiesta sull'Algeria, per di più Descalzi era stato da nemmeno un anno nominato dall'ex premier Matteo Renzi. Da allora è successo di tutto. Sulla Nigeria i magistrati di Milano sono andati avanti. Ma soprattutto è scoppiato il caso del presunto depistaggio nella Procura di Siracusa, con una finta inchiesta che avrebbe dovuto mischiare le carte nel palazzo di giustizia milanese. In sostanza Descalzi vacilla. E non è un caso che nelle scorse settimane, dopo le elezioni, proprio l'Africano (appellativo che il numero uno di Eni si è guadagnato in Congo) e Claudio Granata, chief services and stakeholder relations officer, hanno incontrato il leader della Lega Matteo Salvini e il vicesegretario Giancarlo Giorgetti: l'establishment del Cane a sei zampe continua invece a snobbare i grillini che avrebbero chiesto un incontro, senza ricevere risposta. Nelle prossime settimane, invece, i vertici della Lega dovrebbero incontrare anche il numero uno di Snam Marco Alverà, tra i più giovani manager in circolazione e vicino all'ex amministratore delegato Paolo Scaroni.Ora i pm di Milano Sergio Spadaro e Paolo Storari sostengono che Eni, per ottenere il rinnovo dei diritti di sfruttamento abbia accettato di coinvolgere nei lavori società congolesi indicate dal governo per almeno il 10% del valore dei contratti, stimati in 350 milioni. In quel 10% ci sarebbero esponenti del governo congolese, attraverso la Africa oil and gas corporation (Aogc) di Denis Gokana, consigliere speciale del presidente Sassou Nguesso. Gokana è un personaggio noto in Congo. Più che altro è noto all'Alta corte di giustizia britannica, che nel 2005 inserì la Aogc in una rete di società offshore che avrebbe smistato all'estero i ricavi del petrolio di un Paese dove il 70% dei circa 70 milioni di abitanti vive al di sotto della soglia di povertà, secondo i dati dell'Unicef. Ne scrive da anni Re Common, un'associazione che fa inchieste e campagne contro la corruzione e la distruzione dei territori in Italia, in Europa e nel mondo. Secondo quanto riportato da Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, parte della tangente congolese sarebbe andata proprio a Casula, uno dei sei indagati assieme, tra gli altri, all'uomo d'affari Alexander Haly, cittadino britannico residente a Montecarlo, e Maria Paduano, dirigente Eni e moglie di Domenico Bellantone, ambasciatore italiano dal 2013 a capo della segreteria particolare dei viceministri degli Esteri, riconfermato dagli ultimi quattro governi.I pm sono convinti che al centro ci sia la Wnr-World natural resources, società di diritto britannico alla quale nel biennio 2013-2015 la Africa oil and gas corporation cedette il 23% dei diritti di esplorazione. La Aogc è ritenuta unno schermo di pubblici ufficiali congolesi, tramite per ricevere tangenti Il legame tra Casula e la Wnr sarebbe rappresentato, secondo la Procura che giovedì ha inviato militari della Guardia di finanza a eseguire perquisizioni a Milano, Roma e Montecarlo, dalla Paduano, che nel giugno 2017 cedette a Casula un preliminare di acquisto per una casa a Roma in seguito comprata dal chief development operations & technology officer per 1,15 milioni di euro. Descalzi resisterà a questa nuova ondata giudiziaria? Nel frattempo Eni è in trattative per vendere una quota del giacimento petrolifero in Messico alla Qatar petroleum international. Si tratta di un vecchio pallino di Descalzi che attualmente detiene il 100 % dell'offshore di Campeche bay. Nell'accordo, svelato da Bloomberg, si prevede di iniziare la produzione all'inizio del 2019, vendendo appunto una quota ai qatarini. L'asse di Descalzi con Doha è molto stretto. Nel dicembre dello scorso anno aveva incontrato l'emiro Tamim Bin Hamad Al Thani e il ministro degli Esteri Mohammed Bin Abdulrahman Al Thani. Il Qatar è il più grande produttore ed esportatore mondiale di gas naturale liquefatto (Lng): con una capacità di liquefazione di 77 milioni di tonnellate annue, nel 2016 ha assicurato il 30% del consumo mondiale di Lng. Ma se Descalzi venisse azzoppato in anticipo dal prossimo governo la linea con Doha inizierebbe a traballare.
Jose Mourinho (Getty Images)