2021-09-29
Deficit al 9,5%: in arrivo una mini manovra
Pronta la Nadef: il tetto alle uscite mette a rischio le riforme, a partire da quella delle tasse, che resta bloccata. Fra le ipotesi, l'estensione del Superbonus 110% fino al 2023. Oggi sul tavolo del Cdm il tema dei fondi per i dipendenti in quarantena.Il prodotto interno lordo crescerà quest'anno del 6%, mentre il deficit dovrebbe mantenersi stabile al 9,5% del Pil. Sono i numeri chiave emersi dalla cabina di regia che si è tenuta ieri a Palazzo Chigi sulla Nota di aggiornamento al Def con il premier Mario Draghi. L'incontro iniziato nel tardo pomeriggio di ieri ha visto la partecipazione dei ministri dell'Economia, Daniele Franco, delle Disabilità, Erika Stefani, delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, della Salute, Roberto Speranza, dei Beni culturali, Dario Franceschini, delle Pari opportunità, Elena Bonetti, e degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli.ll via libera sulla Nadef si terrà oggi oggi all'interno del Consiglio dei ministri previsto per le 9.30, mentre il voto sulle risoluzioni alle Camere è previsto per mercoledì prossimo. La buona notizia emersa ieri, insomma, è che l'economia sta ripartendo ma il mantenimento del deficit al di sotto del 10% lascia intuire che l'esecutivo non abbia in programma investimenti troppo rilevanti o una riforma radicale del fisco. La diretta conseguenza di tutto questo è che il debito «sarà meno di quanto si attendeva», come già sottolineato nei giorni scorsi dal ministro Franco. A ogni modo, secondo alcune ipotesi emerse durante la cabina di regia di ieri, tra il 2022 e il 2024 ci sarebbero margini per un punto di Pil all'anno per nuovi interventi, circa 18 miliardi ogni 12 mesi. Stando alle previsioni emerse nell'incontro di ieri, infatti, il Pil per il 2022 dovrebbe attestarsi intorno al 4% e, a partire dal prossimo anno, anche il deficit sul prodotto interno lordo dovrebbe calare «fino ad attestarsi al 3,4% nel 2024», secondo le stime arrivate anche dal Cnel. «L'entità della riduzione del deficit è cospicua» ma il Paese, avverte il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, corre il «rischio di una crescita senza occupazione». La contrazione del debito, rileva il Cnel, «al momento non tiene ancora conto delle entrate derivanti dalle risorse straordinarie del Ngeu», il piano per la ripresa dell'Europa deciso dall'Ue.Sempre secondo il Cnel, il deficit della pubblica amministrazione si manterrebbe per il primo triennio di previsione al di sopra di quello tendenziale. In particolare, nel 2021, anziché ridursi, il deficit continuerebbe ad aumentare (di 2,3 punti percentuali) fino a toccare l'11,8%, mentre si manterrebbe nel 2022-2023 più alto di quello tendenziale rispettivamente di 0,5 e 0,6 punti percentuali di prodotto interno lordo. L'esecutivo «è determinato a continuare l'azione di sostegno all'economia», ha ribadito ieri la sottosegretaria all'Economia, Maria Cecilia Guerra, interpellata da ClassCnbc sulla Nadef. Anche perché «non siamo nelle condizioni né di dovere né di potere eseguire politiche di rientro restrittive che sarebbero disastrose», ha sottolineato. «Il quadro migliore dell'economia si riflette sulla finanza pubblica, con un deficit più contenuto e un debito che diminuisce, si apre quindi uno spazio superiore per la manovra di finanza pubblica», ha detto la sottosegretaria. Non a caso, quindi, durante l'incontro di ieri si sarebbe anche discusso di prorogare al 2023 il Superbonus 110% che mira a rendere energicamente più efficienti le abitazioni. Come già anticipato dalla Verità, però, il grande assente dell'incontro di ieri è stata la delega fiscale, ormai in grande ritardo sulla tabella di marcia. L'oggetto del contendere è noto: si tratta della riforma degli estimi catastali che non trova d'accordo destra e sinistra.Oggi, dunque, in cdm non si parlerà della delega fiscale. Draghi vi ha rinunciato: la sola ipotesi che tra le voci all'ordine del giorno potesse esserci la riforma del catasto ha destato ire e polemiche nel centrodestra che non intende desistere su quello che sarebbe un inasprimento dell'imposizione fiscale. Con ogni probabilità il tema della riforma del catasto è destinato a concretizzarsi in un provvedimento solo dopo le amministrative. Nel cdm di oggi, però, si potrebbe parlare del rifinanziamento dell'indennità per i lavoratori che restano a casa in quarantena, argomento che non è stato toccato nella cabina di regia di ieri. Le coperture necessarie per fare in modo che i lavoratori non debbano pagare di tasca propria l'assenza forzata dal posto di lavoro ammonterebbero a 900 milioni di euro. Dopo l'approvazione della Nadef, oggi potrebbe poi anche essere il turno del decreto che prevederà una ulteriore sospensione, probabilmente fino a fine anno, delle notifiche degli atti riguardanti le cartelle esattoriali legate ai casi maturati durante la pandemia.Con l'incontro di ieri sono quindi partiti ufficialmente i lavori per la manovra. Ieri il premier Draghi ha riunito i ministri per condividere l'impostazione della politica economica per il 2022. Quello di ieri è stato di fatto il primo momento di confronto tra Draghi e la maggioranza sul fisco e sulle diverse scelte che il governo è chiamato a fare in vista della legge di bilancio. La Nota di aggiornamento al Def, secondo quanto deciso, dovrebbe essere piuttosto «asciutta», mentre le scelte sulle misure più rilevanti come la riforma del catasto dovrebbero essere invece rinviate alla legge di bilancio.
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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