2024-05-11
Decreto Agricoltura, il Quirinale nicchia. Restano tutti i paletti alle rinnovabili
Francesco Lollobrigida (Ansa)
Interlocuzioni tra Colle e Palazzo Chigi sul dl. Si parla di aspetti formali, non è in dubbio lo stop ai pannelli sulle terre coltivabili.«Interlocuzioni». La parola è ricorsa più volte, nella giornata di ieri, riguardo al dl Agricoltura e a dei contatti in corso tra il Quirinale e Palazzo Chigi su alcune parti del suo testo. Come è noto, il provvedimento è stato licenziato lunedì scorso dal Consiglio dei ministri e contiene una serie di norme rilevanti, tra cui lo stop ai pannelli fotovoltaici a terra sui terreni agricoli coltivabili. E in un primo momento, quando in base ad un’indiscrezione del Foglio si era diffusa la notizia di alcuni rilievi del Colle sul testo del decreto, sembrava che questi riguardassero anche le norme sul fotovoltaico. Dopo alcune ore, invece, è stato appurato che gli eventuali appunti avanzati dal Colle riguardavano punti più formali che sostanziali e i requisiti della decretazione. In particolare, sempre secondo quanto filtrato sia dal versante governativo che da quello quirinalizio, un aspetto su cui i rispettivi uffici legislativi si starebbero confrontando sarebbe l’accorpamento in Agea del Sistema informativo nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura, la società in house partecipata dal Masaf al 51% e dalla stessa Agea al 49%. Su questo punto, secondo i bene informati, vi sarebbero delle perplessità del Colle circa l’utilizzo della decretazione d’urgenza. Poi vi sarebbero delle eccezioni - sempre sulla decretazione - sullo spostamento delle competenze dei Carabinieri forestali dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica al ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Qui si potrebbe ipotizzare anche una resistenza da parte dell'attuale ministero di competenza. Interpellate sulle indiscrezioni, fonti del Quirinale hanno fatto presente che il testo non è ancora giunto al Colle per la firma del Capo dello Stato e che quindi è in atto ciò che accade per molti provvedimenti, in particolare i decreti, e cioè la sistemazione e la revisione formale di alcuni passaggi. Arduo, dunque, che tra questi vi sia l'articolo 5, che ha ben poco di formale ed è l’esito di una scelta politica del governo per la tutela dell'attività agricola dagli espropri divenuti sempre più frequenti di terreni agricoli produttivi. L’ipotesi che queste norme potessero essere sotto la lente degli uffici del Colle è stata poi esclusa dalle stesse fonti. «Il ministro», ha spiegato il titolare dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, «propone un decreto che poi ha coinvolto nella sua stesura anche altri dicasteri e ministri ed è stato condiviso dal governo. Abbiamo illustrato nel dettaglio i requisiti di necessità e urgenza. Adesso l’interlocuzione con il Quirinale», ha concluso, «passa a Palazzo Chigi». «Le interlocuzioni», ha proseguito, «sono sempre ben accette tra i diversi livelli istituzionali. A mio avviso quando c’è una criticità c’è sempre il requisito di urgenza, specie se si tratta di provvedimenti che riguardano un settore strategico come l’agricoltura. Non penso mai che un’autorevolissima fonte come il Quirinale abbia un ruolo di mera ratifica ma penso che abbia un ruolo anche di supporto all’azione del governo nell'interesse nazionale. «Quindi», ha concluso, «c’è da questo punto di vista una comunanza di obiettivi: ci possono essere delle cose da limare sulle quali non abbiamo mai pensato che i preziosi consigli del Quirinale potessero essere superflui». Il dl Agricoltura, fortemente atteso dalle associazioni che raccolgono lavoratori e imprenditori del settore, è stato approvato dal governo lunedì scorso dopo una serrata trattativa tra i due ministeri coinvolti nella sua stesura. Questo perché, all’esigenza evocata da Lollobrigida di salvaguardare le filiere agroalimentari dalla colonizzazione dei pannelli a terra, corrispondeva quella - fatta presente dal ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin - di tutelare gli investimenti già fatti e soprattutto le risorse già stanziate dal Pnrr per i progetti di sviluppo delle fonti rinnovabili. Anche in questo caso, le indiscrezioni avevano parlato di forti attriti tra i due ministri, poi smentiti dai diretti interessati. Tornando al merito del decreto e alla sua parte più rilevante, il punto di caduta sulla questione è stato raggiunto distinguendo tra terreni agricoli produttivi e terreni agricoli non produttivi. Per questi ultimi si intendono aree come cave o terreni concessione a Ferrovie dello Stato o agli aeroporti. Qui sarà possibile installare i pannelli fotovoltaici a terra, oltre che nelle aree di rispetto delle autostrade, comprese entro i 300 metri dalla carreggiata. Dove si può coltivare, invece, salvo che per i progetti già approvati, non si potranno piazzare al suolo i pannelli. Sui terreni «buoni» si potrà ancora installare l’agrivoltaico o l’agrisolare, ovvero gli impianti elevati da terra che consentono la convivenza tra le coltivazioni e le fonti rinnovabili. La possibilità di espropriare i terreni agricoli per installare i pannelli era prevista da norme introdotte più di tre anni fa dal governo Draghi, approvate sotto la spinta di Bruxelles e dell’allora corso ultra-green impresso dal vicepresidente della Commissione Frans Timmermans.
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