2018-05-01
De Magistris fonda il partito dei piangina
Dopo la sconfitta dei partenopei a Firenze, e la fine dei sogni tricolore, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris prova a cavalcare i veleni di Inter-Juve. Con un post su Facebook che avrebbe imbarazzato Achille Lauro l'ex pm sbraita e attacca i presunti «poteri corrotti» del calcio.Le certezze sono due. Prima, lo scudetto numero 34 alla Juventus (settimo consecutivo) salvo cataclismi epocali. Seconda, l'arbitro Daniele Orsato che fra vent'anni, in un'intervista al bar, sentenzierà convinto: «Era fallo di Rafinha». Tutto il resto è un cumulo di nuvole di passaggio in una giornata di vento. Quindi i napoletani si consolino e Luigi De Magistris se ne faccia una ragione: più dei poteri forti, agli azzurri del geniale Maurizio Sarri sarebbe servita una rosa un po' più forte. Oppure che sabato sera, negli ultimi tre minuti in apnea, l'Inter avesse avuto un terzino lievemente migliore di Davide Santon. L'uscita del sindaco di Napoli è puro vittimismo politico, è consueto veleno da fine campionato con un ultimo atto così scontato - come l'ennesima replica di Cats al Neil Simon Theater di Broadway - da essere sorprendente: i bianconeri che vincono fra le accuse e la rivale di turno che perde maledicendo il destino rappresentato dall'arbitro. Sai che novità. Ma De Magistris proprio non ce la fa ad astenersi dal bagno di folla e su Facebook ipotizza complotti demoplutocratici che avrebbero fatto sbellicare anche Achille Lauro: «La nostra città e il popolo napoletano sono stanchi delle ingiustizie. Ci riprenderemo tutto quello che ci avete levato, conquisteremo quello che ci spetta. Nulla di più di ciò di cui abbiamo diritto. La differenza tra Noi e quelli che usurpano i nostri diritti è che Noi comunque viviamo perché amiamo e abbiamo un cuore grande e profonda umanità, loro invece si sentono forti e potenti rubando, con furti di Stato o di Calcio».Un autentico delirio, un breve viaggio nella psichedelia che mostra perfino poco rispetto per i drammi veri di una città meravigliosa che ha un deficit di un miliardo e mezzo, una disoccupazione allarmante, una criminalità organizzata feroce ed è governata da un'amministrazione incapace anche di farsi pagare le multe. Il Napoli come ansiolitico sociale è un classico, ma a tutto c'è un limite, anche perché per lanciare scomuniche verso la Sabaudia velenosa bisogna mostrare il pedigree e vantare crediti da Federal reserve. Come insegnava Alberto Sordi, bisogna avere la patente. Ce l'ha l'Inter, che spesso fa la parte - a torto o a ragione - della vittima mazzolata; ce l'ha il Milan che ancora soffre per il gol annullato a Sulley Muntari con sequel della presa in giro del mâitre à penser con i guanti Gianluigi Buffon; ce l'avrebbero la Fiorentina e la Roma per eventi preistorici. Ma che gridi all'ingiustizia il Napoli è alquanto curioso, visto che ha vinto a Torino all'ultimo minuto dieci giorni fa e invece di concentrarsi sulla partita successiva ha cominciato a pazziare di gioia. Con il risultato di prendere tre sberle a Firenze e di far dire al suo allenatore: «Non c'eravamo con la testa».La Juventus con la testa sul tornio c'è sempre, soprattutto in Italia dove le altre squadre sono obiettivamente più scarse; questa è la differenza. Di conseguenza De Magistris appare velleitario quando sale su Castel Dell'Ovo e minaccia ammuine da Franceschiello: «Il maltolto ce lo riprenderemo tutto, senza lamentele e senza cappello in mano, con la schiena dritta e con la lotta. La nostra dignità non ha prezzo, la nostra sete di giustizia è vasta e profonda. Uniti si vince, abbattendo i palazzi dei poteri corrotti, conquistando i nostri traguardi». In lontananza si dovrebbe sentire l'urlo di un'ambulanza.Così il campionato di calcio volge al tramonto come al solito, con gli arbitri nella bufera nonostante il Var. Indispensabile, imprescindibile, intoccabile. Se c'è stato equilibrio fino ad oggi il merito è della macchina magica con l'occhio sveglio. Vincente nonostante dovesse convivere con una casta mediocre e sopravvalutata di fischietti travolti dall'ansia di protagonismo che talvolta possiede il vigile urbano, come Orsato (e non solo lui), al quale l'ex direttore di gara Paolo Casarin ha dedicato la frase: «Ha la mania di non fischiare, doveva essere severo per l'intera partita». L'auspicio è che il potere discrezionale dell'arbitro (che non significa necessariamente valutare «ad minchiam», come diceva Gianni Brera) venga ridotto ancora di più.In questo finale di botte, sgambetti e parole in libertà (ma per lo scambio di battute fra Max Allegri e Paolo Tagliavento non ci sarà giustamente inchiesta federale) la rissosità italiana è riuscita a svegliare perfino i cinesi. Il proprietario dell'Inter, Zhang Jindong, ha notato stramberie dentro le nuvole in viaggio e ha chiesto all'ad Alessandro Antonello di indignarsi. «Il club merita rispetto e anche i nostri tifosi. Sono successe cose inaccettabili sotto gli occhi di 80.000 persone allo stadio, 170 Paesi collegati e 700 milioni di persone. Non è stato uno spot per il calcio italiano, anzi è stata un'Eurofiguraccia. Non capiamo perché siano stati usati due pesi e due misure. Nel mondo del calcio molte cose stanno cambiando, ma sembra che alcune rimangano invariate».Passata la tempesta, tutto tornerà dentro l'alveo del delizioso folclore di provincia. A Napoli si stanno già ingegnando e hanno preparato magliette con lo scudetto e la scritta: «Tre sul campo per il gioco». Tiè. Anche nell'infido Nord i plurititolati si consolano così.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.