2024-03-07
L’Ue si è svegliata: a luglio arrivano i dazi sulle vetture prodotte in Cina
La Commissione ha le prove: Pechino sovvenziona il settore. Dall’avvio dell’indagine le importazioni sono aumentate del 14%. Per Ncap i nuovi test penalizzeranno i modelli digitali e senza pulsanti, come Tesla. Lo speciale contiene due articoli.La Ue si è svegliata. In forte ritardo, mentre i gruppi automobilisti europei sono in forte affanno, prova a mettere un argine alle importazioni dalla Cina. La Commissione europea è intenzionata a imporre dazi, anche retroattivi, ai veicoli cinesi. A partire da oggi avvierà la registrazione doganale delle importazioni di auto dal Dragone. Bruxelles ha avviato da ottobre scorso un’indagine per verificare se i veicoli elettrici costruiti dai colossi cinesi, ricevono sussidi statali e quindi agiscono in una condizione di favore rispetto ai concorrenti europei. La Commissione, in un documento reso pubblico, ha affermato di avere già le prove che il governo di Pechino sta sovvenzionando l’automotive. L’indagine dovrebbe concludersi entro novembre ma i dazi verrebbero applicati sin da luglio, come scrive l’agenzia di stampa Reuters. Le registrazione doganale delle importazioni, servirebbe proprio a poter anticipare la tenaglia sulle case cinesi, qualora l’inchiesta dovesse confermare l’esistenza dei sussidi.Il documento della Ue rivela anche che da quando è stata avviata l’indagine, cioè da circa 4 mesi, le importazioni sono aumentate del 14% su base annuale. Da ottobre 2023 a gennaio scorso sono stati importati 177.839 veicoli con un aumento dell’11% rispetto al periodo ottobre 2022-settembre 2023. I sussidi con i quali Pechino aiuta il suo automotive, vanno dal trasferimento diretto di fondi, alla mancata applicazione o non riscossione delle imposte, alla fornitura di beni e servizi per un corrispettivo inferiore al loro valore. La Commissione scrive nero su bianco che si tratta di «importazioni massicce in un tempo relativamente breve» e se il ritmo dovesse rimanere quello attuale, le case automobilistiche europee «potrebbero dover affrontare un calo della produzione e si avrebbe un impatto negativo sull’occupazione». Il documento ufficiale certifica una realtà che è sotto gli occhi di tutti da tempo ma che finora è stata sottovalutata. Le case cinesi, oltre a godere dei sussidi governativi, operano in un contesto che li rende ancora più competitive: possono usufruire di un costo del lavoro nettamente inferiore all’Occidente e di materie prime a costi bassi oltre che avere il monopolio delle batterie. Non dimentichiamo poi che i player delle batterie hanno goduto dei fondi europei destinati alla transizione ecologica. Ma se su questi fattori la Ue, ormai può fare poco, se non battersi il petto per aver interrotto con motivazione ambientalistiche, l’attività mineraria e non essere stata veloce nel creare partnership con i Paesi maggiori produttori di minerali strategici per l’elettrico, sugli aiuti pubblici può correre ai ripari. Certo è come «chiudere il recinto quando i buoi sono scappati» ma un argine all’onda d’urto cinese, è ancora fattibile. Anche perché si è scoperto che le auto a batteria non sono solo un pericolo per l’industria europea ma rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale. L’alta tecnologia per la guida assistita, collegata agli smartphone, può diventare uno strumento ai fini di attività spionistiche, per la raccolta di dati sensibili sia dell’utente sia del territorio. La Casa Bianca ha avviato un’indagine sul questo tema.La Commissione Ue al momento non ha fornito l’importo di eventuali tariffe retroattive ma dovrebbero comunque essere tali da funzionare da deterrente.La Camera di Commercio di Pechino presso l’Unione Europea è stata colta in contropiede e si è limitata a motivare l’incremento delle importazioni dalla Cina come la logica conseguenza della grande domanda di veicoli elettrici. Bisognerà vedere se Pechino reagirà ponendo a sua volta dazi sulle auto europee. In questo caso a farne le spese sarebbe soprattutto la Germania che ha oltre la Grande Muraglia un mercato molto florido.Nessuna reazione dai gruppi automobilistici che continuano ad espandersi. Byd ha avviato la costruzione di un impianto in Ungheria che dovrebbe cominciare a sfornare auto a partire dal 2026. E per aumentare le esportazioni, prevede di aumentare la sua flotta di navi container per il trasporto di autovetture, portandole a otto entro due anni.Intanto il mercato è inondato di modelli concorrenziali nei prezzi. Non solo nella fascia delle utilitarie. La Wuling ha presentato in Cina un nuovo Suv a batteria da 11.000 euro. I prodotti a spina però in Europa faticano. Fanno pensare gli ultimi dati delle immatricolazioni di Bev in Germania, diminuite del 15,4% nonostante la forte impronta ecologista del Paese. Tonfo simile in Italia (-16%) anche con gli incentivi che come sempre sono stati utilizzati quasi interamente dagli acquisti di veicoli a motore endotermico (benzina, diesel, ibrido). Nel nostro Paese peraltro si è ancora arretrati nelle infrastrutture. È stata appena superata la soglia delle 50.000 colonnine di ricarica, quasi tutte (il 58%) localizzate nel Nord mentre il 19% e nel Centro e il 23% al Sud. Ma di queste il 18% risulta inutilizzabile perché non è realizzato il collegamento alla rete da parte dei distributori di energia o per altre complessità burocratiche. Con questo scenario l’unico incentivo all’acquisto è dato dal prezzo. E su questo i cinesi al momento sono imbattibili.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/dazi-vetture-prodotte-in-cina-2667452937.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lente-europeo-per-la-sicurezza-boccia-il-touchscreen-sulle-auto" data-post-id="2667452937" data-published-at="1709823465" data-use-pagination="False"> L’ente europeo per la sicurezza boccia il touchscreen sulle auto Ci vietano, giustamente, di toccare il telefono cellulare mentre guidiamo un automezzo ma al tempo stesso ci costringono a «spippolare» assiduamente sullo schermo dell’infotainment (quello piazzato in mezzo, sempre più grande ed invadente su ogni auto), anche per regolare climatizzatore e altre funzioni. Dateci dei boomer, ma quanto ci mancano le manopole e gli interruttori, magari raccolti in ordinate pulsantiere e con una lampadina che cambia colore quando si premono. Non soltanto: ogni costruttore oggi adotta impianti con logiche differenti, così per imparare un nuovo veicolo gli automobilisti devono addestrarsi dedicando tempo per comprendere come raggiungere la regolazione del parametro desiderato. La contraddizione, sempre più evidente, da tempo aveva spinto marchi come Bmw, Toyota e Skoda a rivedere le tendenze, ma ora la faccenda si fa più seria e ha suggerito all’ente Euro-Ncap (European new car assessment programme), quello che si occupa di definire a livello europeo le modalità di valutazione della sicurezza passiva delle automobili, nonché di valutare l’installazione e l’utilizzo di sistemi innovativi, l’introduzione di valutazioni negative per penalizzare i veicoli completamente sprovvisti di tasti fisici. La questione è concreta: senza una chiara risposta sonora o luminosa evidente davanti agli occhi il conducente non si rende facilmente conto se il comando dato è stato effettivamente azionato, oppure no. Nel caso di funzioni presenti in sottomenu, il tempo richiesto per raggiungere la regolazione concorre a distrarre il conducente allungando il tempo dedicato allo schermo, con evidente perdita di attenzione sulla strada. Infine, nel caso di concentrazione di molte funzionalità in un unico schermo, un solo eventuale malfunzionamento dello stesso sistema compromette diverse regolazioni. All’Euro-Ncap ritengono quindi che dal 2026 sia necessario introdurre nuove regole per valutare l’esito dei test e queste penalizzeranno le vetture che non disporranno di determinati controlli tradizionali. Non sono in dubbio comandi da sempre fisici su quasi tutti i modelli presenti sul mercato, come gli interruttori degli indicatori di direzione, l’attivazione del lampeggio d’emergenza e altri, ma nella lista potranno comparire anche i comandi di aerazione e condizionamento, autoradio (ripetizione di quelli al volante), collegamento del telefono e altri ancora, costringendo i costruttori a reinstallare i cari vecchi pulsanti per poter ricevere le ambite cinque stelle Euro-Ncap. Per i costruttori è una brutta notizia, poiché un «touch» costa meno dei singoli interruttori collegati da altrettanti cablaggi e poi la scusa di proporre logiche di controllo simili a smartphone e tablet era un buon argomento di vendita. Ma più funzioni accentrate sul display significano sempre più attenzione sottratta alla guida. Il direttore dell’ente, Matthew Avery, ha dichiarato: «L’uso eccessivo di queste soluzioni è un problema per l’intero settore automotive, quasi tutti i produttori spostano controlli chiave sugli schermi obbligando i conducenti a distogliere lo sguardo dalla strada e aumentando il rischio di incidenti per distrazione. I nuovi test Euro-Ncap previsti nel 2026 incoraggeranno le Case a utilizzare controlli fisici separati per le funzioni di base, limitando le distrazioni e promuovendo una guida più sicura». Non bisognava arrivare a questo punto per rendersi conto della pericolosità della tendenza al touchscreen per tutto, bastava osservare quanto accadeva all’aviazione, dove il controllo tattile esiste ma è organizzato in modo da poter essere azionato anche in caso di turbolenza, non prevede sottomenu complessi e soprattutto è fatto in modo da confermare sempre un azionamento a chi lo ha attivato. In attesa dei comandi vocali a basso costo, l’alternativa sarebbe portare tutti gli azionamenti al volante - dove però sono vietati gli schermi - ma poi avremmo davanti un oggetto costoso, complicato e sempre diverso. E non siamo tutti come Charles Leclerc.