2025-04-24
Prove di disgelo Cina-Usa: si va verso dazi dimezzati. Le Borse credono all’intesa
Xi Jinping e Donald Trump (Ansa)
Trump: «Ci sarà un accordo equo». Possibili tariffe al 35% su alcuni beni e al 100% per i prodotti strategici. La Lagarde: stime di crescita al ribasso, ma i mercati brindano.È ancora presto per parlare di disgelo tra Washington e Pechino, ma i toni muscolari dei giorni scorsi, le prove di forza con annunci di dazi al rialzo e moniti ai Paesi terzi a non schierarsi con l’una o l’altra potenza, pena ritorsioni, ieri hanno lasciato il posto a parole più concilianti. Tant’è che anche i mercati, tutti in positivo, hanno mostrato fiducia nel nuovo clima. Già martedì sera il presidente americano Donald Trump aveva ammorbidito i toni annunciando l’intenzione di ridurre le tariffe sui beni cinesi, ora al 145% anche se questo non vorrà dire portarle a zero. Ieri parlando con i giornalisti alla Casa Bianca ha ammesso che gli effetti negativi dei dazi si sentiranno per un po’ negli Stati Uniti e ha ribadito che «ci sarà un accordo equo con la Cina». Allo stesso tempo, il Wall Street Journal ha confermato che la Casa Bianca sta valutando questa ipotesi, nel tentativo di allentare le tensioni con Pechino. Le tariffe alla Cina potrebbe scendere fra il 50 e il 65%, ma è anche allo studio un approccio diversificato, con dazi al 35% sui beni non ritenuti una minaccia alla sicurezza e al 100% per i prodotti invece considerati strategici per gli interessi americani. È una soluzione simile a quella presentata nel 2024 dalla commissione della Camera sull’intelligence economica. «Il presidente Trump è stato chiaro: è la Cina che deve raggiungere un accordo con gli Stati Uniti», ha affermato il portavoce Kush Desai. Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, che ha finora svolto un po’ il ruolo di pontiere e cercato di costruire i presupposti per un dialogo tra le due potenze, intervenendo all’Institute of International Finance a Washington, si è sbilanciato: «Esiste l’opportunità per un grande accordo tra i due Paesi ma la Cina deve cambiare. Trump ha fatto il primo passo, ora tocca a Pechino. Se Pechino agirà davvero per riequilibrare l’economia, anche gli Stati Uniti potranno farlo».Bloomberg ha riportato le preoccupazioni espresse da Bessent sulla tenuta del dollaro. Nell’evento dell’Institute of International Finance, avrebbe affermato che lo stallo tariffario tra Stati Uniti e Cina è «insostenibile» poiché, con questi livelli di dazi, esiste di fatto un embargo commerciale tra le due maggiori economie mondiali. Egli prevede dunque una de-escalation e l’avvio di negoziati. Bessent non ha risparmiato Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, accusandoli di essersi smarriti in una «missione deviata», troppo concentrata su temi come il cambiamento climatico e le questioni di genere, a scapito del loro mandato economico. Ha inoltre chiesto un atteggiamento più deciso nei confronti delle «politiche distorsive» della Cina e ha messo in guardia contro una gestione «inefficiente» e «basata su slogan» all’interno della Banca Mondiale.Secondo un’analisi della Giappone Mufg Bank, «è sempre difficile prevedere le mosse di Trump ma Bessent ha ragione nel ritenere che la situazione non è sostenibile. Le dimensioni del movimento del dollaro lasciano spazio a un’eventuale estensione del rimbalzo qualora queste voci di distensione si rafforzassero».Segnali di apertura anche da Pechino. Durante la visita ufficiale del presidente azero Ilham Aliyev a Pechino, Xi Jinping ha ribadito con forza la contrarietà cinese alle politiche protezionistiche, denunciando l’impatto negativo delle guerre tariffarie sull’equilibrio economico globale. Il leader cinese ha affermato che i dazi doganali minano il sistema commerciale multilaterale e destabilizzano l’ordine economico internazionale. Nel corso di una conferenza stampa, poi, il portavoce del ministero degli Esteri Guo Jiakun ha evidenziato che «la porta per i colloqui con gli Stati Uniti è spalancata» ma ha esortato Washington a «smettere di minacciare e ricattare» e ad aprire un dialogo «basato sull’uguaglianza e sul reciproco rispetto». Nei prossimi 90 giorni l’amministrazione Trump dovrà convincere anche partner come Unione Europea, Giappone, Canada e Messico, dimostrando che non si tratta solo di parole.Il commissario Ue per l’Economia, Valdis Dombrovskis, ai microfoni della Cnbc, ha sottolineato che la politica dell’Ue nei confronti di Pechino si fonda sulla riduzione del rischio, non sul disaccoppiamento economico: «Condividiamo tuttavia con gli Stati Uniti una serie di preoccupazioni, in particolare riguardo alla sovracapacità industriale cinese e alle pratiche non di mercato, e siamo pronti a collaborare con Washington per affrontare questi problemi. Ma imporre dazi contro di noi non è il modo migliore per mantenere alleati». Mentre il presidente della Bce Christine Lagarde non ha escluso una revisione al ribasso delle previsioni di crescita della Bce in occasione della prossima proiezione a giugno, alla luce dei dazi di Trump. Comunque, i toni rassicuranti tra Washington e Pechino hanno portato una ventata di ottimismo sui mercati. A Milano l’indice Ftse-Mib ha chiuso in rialzo dell’1,42%. Positive anche Francoforte +3,17%, Londra + 0,96% e Parigi + 2,13%. Così come Wall Street a un paio di ore dalla chiusura.
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