- Preoccupano i balzelli sull’export, però i vignaioli chiedono al governo di intervenire contro la proposta dell’organizzazione sanitaria di aumentare le tasse. Mentre Bruxelles spinge per le etichette dissuasive.
- All’assemblea della Coldiretti è atteso un confronto serrato su tagli e prossime mosse tra il commissario e il ministro.
Preoccupano i balzelli sull’export, però i vignaioli chiedono al governo di intervenire contro la proposta dell’organizzazione sanitaria di aumentare le tasse. Mentre Bruxelles spinge per le etichette dissuasive.All’assemblea della Coldiretti è atteso un confronto serrato su tagli e prossime mosse tra il commissario e il ministro.Lo speciale contiene due articoli«E anche se non vorrà, questa città imparerà a conoscere i misteri di Bacco». È il verso 39, potentissimo, con cui Euripide – 25 secoli fa! – annuncia le Baccanti. Che da quella tragedia Friederich Nietzsche abbia enunciato la divisione del mondo tra apollineo (la razionalità) e dionisiaco (l’estasi creativa), che la Bibbia fondi sul vino la sacralità della nostra civiltà evidentemente nei nostri tempi non conta nulla. I vignaioli italiani però hanno deciso di passare al contrattacco e chiedono a Giorgia Meloni di aiutarli a contrastare l’iniziativa proibizionista dell’Oms. La misura è effettivamente colma perché il 25 settembre – nel pieno di una vendemmia che s’annuncia ottima – l’Oms rilascerà il nuovo testo dell’Ncds: le linee guida contro le cosiddette malattie non trasmissibili. Sarà l’ennesima mazzata sul mondo del vino che vive tre crisi contemporanee: le tariffe americane, ma non sono il problema maggiore anche se le cantine stanno con il dazio, pardon il fiato, sospeso perché il 30% annunciato sarebbe davvero una mazzata; un calo dei consumi dovuto al combinato disposto di minore disponibilità di denari e di maggiore dissuasione sanitaria – il caso del codice della strada in Italia che in nulla è cambiato è però emblematico di come le fake news condizionano le scelte – e infine una sovrapproduzione che a livello mondiale è stimabile in 15 milioni di ettolitri, ma che in alcuni paesi – Francia in testa – sta generando un effetto domino di fallimenti. L’Oms ha già anticipato le sue raccomandazioni: il vino costa troppo poco, bisogna aumentare le accise per scoraggiarne il consumo. Il progetto dei camici bianchi al servizio dell’Onu – quelli che hanno imposto il vaccino ani-Covid a prescindere e rispetto ai quali l’Italia giustamente muove più di una riserva – è elementare: azzerare il consumo di alcol entro il 2035 cominciando proprio dal vino. Si chiama programma «3 by 35» e invita i Paesi aderenti all’Oms ad aumentare del 50% il prezzo del vino – ma anche di tabacco e bevande zuccherate, chissà perché non di quelle energetiche e degli integratori che sono il maggior business delle multinazionali che finanziano l’Oms – attraverso l’imposizione di «tasse sanitarie indispensabili per frenare questi consumi dannosi e far incrementare le entrare ai sistemi di cura e prevenzione pubblici messi sotto stress proprio dal dilagare di malattie come diabete, patologie cardiovascolari e tumorali legate all’assunzione di alcol». Jeremy Farr, vicedirettore generale Oms, sostiene che «un aumento del 50% dei prezzi potrebbe prevenire 50 milioni di morti premature nei prossimi 50 anni». Parole al miele per Ursula von der Leyen che ha già dichiarato guerra all’agricoltura con i tagli annunciati alla Pac e che – in contrasto con i trattati sulla libertà di commercio nell’Ue – ha autorizzato in Irlanda le cosiddette etichette dissuasive. Prossimamente in Europa si tornerà a chiedere – sulla spinta dell’Oms – di scrivere sulle bottiglie di vino «nuoce alla salute». Tutto questo in contrasto con migliaia di studi scientifici che sostengono come un consumo moderato – soprattutto all’interno della dieta mediterranea – sia addirittura benefico. Perciò i produttori italiani – per noi il vino significa 14 miliardi di fatturato di cui 8 dall’export, oltre 1,5 milioni di posti di lavoro – hanno scritto una lettera al ministro per l’Agricoltura e la sovranità alimentare Francesco Lollobrigida che è molto di più di un appello. Chiedono in sostanza tutte le organizzazioni del vino - dagli enologi ai produttori - a Lollobrigida: siamo consapevoli che lo sforzo fatto per difendere il vino è stato imponente, ma quanto può durare? Vogliamo un’unità d’intenti tra istituzioni e rappresentanze del vino per contrastare queste campagne con un’altrettanto efficace campagna di comunicazione che coinvolgendo i dicasteri competenti – a partire da quello della Salute – e la presidenza del Consiglio restituisca dignità al vino. Pronta la risposta di Lollobrigida: «È un onore essere riconosciuti come punto di riferimento di un settore centrale come quello rappresentato dai produttori di vino italiani. Ma gli onori comportano anche oneri e non mi sono mai tirato indietro. Continuerò a essere al loro fianco perché il vino non venga criminalizzato». La preoccupazione resta soprattutto nel momento in cui comincia la vendemmia – in leggero anticipo si colgono già le uve bianche nella parte sud occidentale della Sicilia – che dovrebbe portare a circa 45 milioni di ettolitri, più o meno quanti sono stoccati e invenduti nelle cantine. La raccolta parte in un momento in cui effettivamente c’è una perdita secca di esportazione: un calo del 3,7% nei volumi e per la prima volta dall’inizio dell’anno anche a valore (meno 0,9%). Il fatturato estero nei primi quattro mesi del 2025 è stato di 2,5 miliardi di euro il che porterebbe il consuntivo in termini reali in negativo anche se lieve. Negli Usa il calo è stato più marcato, meno 10,6%, ma è nulla rispetto a quello che i vignaioli americani hanno avuto in Canada: meno 97%. Per questo negli Usa sta montando una forte richiesta verso Trump affinché tolga i dazi dal vino perché i primi danni li stanno subendo proprio gli americani. Vi è infine l’aspetto legato ai consumi interni: nei primi cinque mesi di quest’anno c’è da registrare un ulteriore calo del’1,2% che porta la quota pro capite sotto i 27 litri. Da qui le preoccupazioni dei vignaioli che chiedono al Governo provvedimenti salva-viti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/dazi-ue-usa-vino-coldiretti-2673473869.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="fitto-e-lollobrigida-pronti-al-faccia-a-faccia-sul-futuro-della-pac" data-post-id="2673473869" data-published-at="1753000767" data-use-pagination="False"> Fitto e Lollobrigida pronti al faccia a faccia sul futuro della Pac Per l’agricoltura è già day after. Domani la Coldiretti riunisce a Roma – al Teatro Eliseo e sarà un appuntamento decisivo – la sua consueta assemblea estiva. Sul tavolo la «liquidazione coatta» della Pac annunciata da Ursula von der Leyen. Ci saranno anche il vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto e il ministro per l’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Ma in posizioni diverse nonostante la comune appartenenza a Fratelli d’Italia. L’appuntamento romano incide sia sugli schieramenti europei – Ecr, i moderati di Giorgia Meloni, non fa parte della maggioranza Ursula, ma sostiene la Commissione – sia sulla risposta che il governo dovrà dare a Bruxelles sulla Pac. Fitto deve cercare di spiegare perché l’Ue ha deciso di liquidare l’agricoltura, Lollobrigida deve illustrare la «resistenza» italiana. Nello schema poliennale di bilancio Ue (2028-2034) c’è un taglio di 80 miliardi ai contributi agricoli e ci sono due misure che azzerano settant’anni di storia dell’Unione. Sparisce il fondo rurale che è servito a sostenere la piccola agricoltura, quella eroica di montagna, a salvaguardare l’ambiente e la biodiversità, e sparisce l’idea di comunità: gli Stati dovranno concordare attraverso intese bilaterali con Bruxelles i finanziamenti agricoli. Il presidente di Coldiretti non fa sconti. «La von der Leyen», dice Ettore Prandini, «calpesta il lavoro e il valore dell’agricoltura. Il taglio del 20% delle risorse della Pac è un disastro annunciato che mette a rischio la sovranità alimentare dell’Europa ed espone aziende agricole e cittadini a rischi altissimi. Per noi non è sopportabile non solo l’entità in sé del taglio, ma la modalità con cui è stato deciso». La base agricola è pronta a manifestare perché le preoccupazioni sono molte: dalle turbolenze commerciali derivanti dai dazi alle promesse mancate della Von der Leyen che aveva annunciato lo scorso, anno sotto la pressione delle proteste dei trattori, semplificazioni burocratiche, attenuazione del Green deal, reciprocità rispetto ai prodotti d’importazione e ha fatto l’opposto. È appena il caso di ricordare l’ennesimo via libera all’olio tunisino, agli agrumi del Marocco e alle nocciole turche di fatto senza tariffe doganali. In questo clima Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti, osserva: «Se i governi non si opporranno avranno anche loro la corresponsabilità di aver ucciso la politica agricola in Europa». E proprio dal palco dell’Eliseo dovrebbero venire delle risposte. Da quel che si sa prima che Piotr Serafin – commissario al bilancio - illustrasse lo schema partorito da Ursula von der Layen c’è stata una turbolenta riunione della Commissione in cui Raffaele Fitto avrebbe mostrato un deciso dissenso proprio sui tagli alla Pac. Domattina gli agricoltori attendono la conferma di questa opposizione, ma anche l’indicazione di come uscire dalla tagliola europea.
2025-09-09
Crosetto: «La fine della guerra a Gaza nelle mani di Netanyahu. Unifil? Proporrò la nostra missione»
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(Ansa)
Il ministro Guido Crosetto in occasione dell'82°anniversario della difesa di Roma: «A me interessa che gli aiuti a Gaza possano arrivare, le medicine possano arrivare, la vita normale possa riprendere». Nonostante tutto, Crosetto ha ben chiaro come le due guerre più grandi - quella Ucraina e quella a Gaza - possano cessare rapidamente. «Io penso che la decisione di terminare i due conflitti sia nelle mani di due uomini: Putin e Netanyahu».
Stefano Boeri (Imagoeconomica)
Mr Bosco verticale sminuisce l’inchiesta: «Chat montate ad arte, non toccavo palla».
- A Lodi alcune «risorse» si sono sfidate a colpi di coltello e bottigliate davanti ai simpatizzanti dem. Secondo il segretario locale del Pd è un caso isolato. Ma non è così: la sinistra raccoglie i frutti della sua accoglienza.
- L’Italia è tra i Paesi europei dove c’è stata un’inversione di tendenza nel numero di domande presentate. Pressing dell’Unione sulla Libia per bloccare le partenze.
Lo speciale contiene due articoli
Iryna Zarutska
Sulla giovane ucraina assassinata negli Usa da un afroamericano è calato il silenzio. Eppure, quando a venire ucciso è un nero, il fatto (giustamente) diviene di dominio globale. Un doppio standard insopportabile, frutto di un «antirazzismo» schizofrenico.