2025-08-12
Gli Usa congelano per altri 90 giorni la guerra dei dazi contro la Cina
Il presidente: «Non metterò tariffe sull’oro». Intanto i colossi americani dei chip Nvidia e Amd si auto tassano per continuare a vendere prodotti a Pechino: verseranno al governo il 15% dei ricavi derivanti dal loro export.L’effetto dazi continua a farsi sentire sulle imprese americane. Non c’è solo il caso Apple che ha aumentato di 100 miliardi gli investimenti negli Usa, portando l’impegno totale dell’azienda a 600 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni, rispondendo quindi alla pressione del presidente Donald Trump per una maggiore produzione in patria, c’è anche chi si «auto dazia». I due colossi dei semiconduttori, Nvidia e Amd hanno raggiunto un accordo con la Casa Bianca, definito dagli osservatori «assolutamente fuori dagli schemi», in base al quale pagheranno al governo americano il 15% dei ricavi derivanti dalla vendita di particolari chip per l’intelligenza artificiale alla Cina, loro principale mercato di sbocco. L’intesa consente ai due gruppi che stanno molto puntando sull’Ia e non possono rinunciare alle relazioni commerciali con Pechino di avere quelle licenze di esportazione che erano state bloccate da Washington, bypassando quindi i dazi e le restrizioni. È una formula che non ha precedenti. Non si era mai visto che un’azienda americana dovesse cedere una parte dei propri ricavi al governo in cambio di una licenza di esportazione. Secondo Bernstein Research, la manovra potrebbe fruttare oltre 2 miliardi di dollari a Washington, a fronte di vendite stimate per 15 miliardi (Nvidia) e 800 milioni (Amd) entro fine anno. Nel 2024 Nvidia ha incassato 17 miliardi di dollari in export in Cina, pari al 13% del fatturato. Amd ha registrato 6,2 miliardi di entrate, pari al 24% dei ricavi totali. Il cambio di marcia è radicale rispetto alla linea tenuta ad aprile sorso quando l’amministrazione Trump aveva vietato proprio quelle vendite per timore di colmare il gap tecnologico con la Cina. Ora la giustificazione è economico-strategica: meglio che a fornire chip sia un’azienda americana piuttosto che Huawei, pronta a sfruttare ogni spiraglio per crescere nel mercato interno. Ma Nvidia non ha vita facile in Cina. Recentemente Pechino ha sollevato la preoccupazione che i chip H20 possano contenere tecnologie di tracciamento e disattivazione da remoto. Queste funzionalità, secondo le autorità cinesi, potrebbero consentire agli Usa di disabilitare i chip a distanza o di spiare i dati, rappresentando un serio rischio per la sicurezza nazionale. Nvidia ha smentito, dicendo che i suoi prodotti sono conformi a tutti i requisiti di sicurezza, ma la Cyberspace Administration ha convocato il ceo, Jensen Huang, per fare chiarezza, mentre i media di Stato hanno scoraggiato l’acquisto. Bisognerà vedere come reagirà Pechino ora che, con l’accordo sul versamento del 15% dei ricavi in Cina, lo Stato americano diventa un partner degli affari di Nvidia in territorio cinese. Questo potrebbe rafforzare e accelerare l’obiettivo di Pechino di diventare autosufficiente nel settore dei semiconduttori, investendo in chip di produzione nazionale come quelli di Huawei. Intanto ieri Trump, firmando un ordine esecutivo, ha deciso di prorogare di altri 90 giorni la tregua tariffaria concordata con Pechino, dopo l’escalation nella guerra di dazi e controdazi. La tregua sarebbe scaduta oggi. L’ultimo bilaterale tra le due superpotenze risaliva a luglio, a Stoccolma. Allora il presidente americano aveva accettato di ridurre le imposte doganali sui prodotti cinesi importati negli Usa al 30% mentre quelle cinesi negli States sono state abbassate al 10%. I mercati si attendevano la proroga ma soprattutto si aspettano un incontro tra il tycoon e il leader cinese Xi Jinping. Senza un accordo duraturo, infatti, i dazi per i due Paesi potrebbero tornare a livelli proibitivi: ad aprile Trump aveva fissato le tariffe sulla Cina al 145% spingendo Pechino a reagire con tasse di ritorsione del 125%. Prima di annunciare la proroga della tregua tariffaria, Trump aveva messo sul tavolo un’altra richiesta esortando la Cina a quadruplicare i suoi acquisti di soia dagli States. In un post sul suo social, Truth, il presidente Usa ha detto che la Cina è preoccupata per la carenza di soia e spera che quadruplicherà rapidamente i suoi ordini dagli Stati Uniti. «Verrà fornito un servizio rapido. Grazie presidente Xi», ha scritto Trump.Intanto l’ad di Intel, Lip-Bu Tan, si è recato alla Casa Bianca dopo che Trump ha chiesto la sua rimozione la scorsa settimana, a causa dei suoi legami con aziende cinesi, secondo fonti vicine alla questione. Tan ha avuto un colloquio approfondito con Trump per proporre possibili collaborazioni tra governo e Intel. E il presidente americano ieri ha anche precisato che «non ci saranno dazi sull’oro» dopo che la scorsa settimana si era parlato della possibile imposizione di tariffe sui lingotti dalla Svizzera.
Un modello Keqiao SS 2026 durante la Milano Fashion Week. Nel riquadro, Ruan Chuping
Brunello Cucinelli (Imagoeconomica)
Plastico del Ponte sullo Stretto (Imagoeconomica)
Nel riquadro, Andrea Baccarelli, preside della T.H. Chan school of public health di Harvard. (IStock)