2022-03-21
Dalle virostar ultime dosi di panico: «Pronti per le nuove restrizioni»
Esperti e giornali allineati non mollano la presa e minacciano altre ondate di contagi in arrivo, per loro il «fine Covid» non ci sarà mai. E parte il tam tam su Omicron 2: «Mai vista una variante così contagiosa».Chirurgico e preveggente, il grande Checco Zalone aveva anticipato tutto a Sanremo diverse settimane fa, immaginando il dramma delle virostar alle prese con l’inevitabile esaurimento dello spauracchio coronavirus: «La curva è andata giù / sta per finire il sogno / nessuno si spaventa più […]. Pandemia ora che vai via / che ci faccio con la rosolia / Pandemia se te ne vai via / lavo i piatti in qualche pizzeria…». Esagerava? Forse per difetto, vista la tenacia e lo zelo con cui diversi virologi del terrore continuano ad affacciarsi dagli schermi televisivi e dalle pagine dei giornaloni per spacciare le ultime dosi rimaste di panico, e per comunicarci con arietta minatoria che - per ora - l’abbiamo scampata ma domani non si sa, che nuove ondate sono in agguato, che il pericolo è dietro l’angolo. Tutto il mondo ha già riaperto? Imprudenza! Solo noi continuiamo a giochicchiare con il green pass? Giusta cautela! Il ministro Roberto Speranza si è tenuto stretto un freno a mano da attivare nel caso in cui i contagi risalgano? Bene, sempre sia lodato! Questo sembra il tono, con rare eccezioni, dei consulenti che da due anni vorrebbero spiegarci (e imporci) come vivere.Già prima dell’ultimo provvedimento del governo, vari espertoni non sembravano darsi pace, forse angosciati all’idea che gli italiani potessero ritrovare (sia pure lentissimamente e a rate) qualche pezzetto di libertà. Ecco Silvio Garattini: «Ancora oltre 100 morti al giorno, stiamo correndo troppo». Non era da meno Massimo Andreoni: «Con oltre 70.000 casi al giorno, alleggerire le misure è un azzardo». Panico per Walter Ricciardi: «Se eliminiamo le protezioni al chiuso, in estate si rischia l’ondata». Altro terrore con Fabrizio Pregliasco per gli stadi con capienza al 100%: «Qualche rischio c’è. Ma imporre l’uso delle mascherine lo vedo come qualcosa di molto difficile», aveva esordito ragionevolmente. Ma, subito dopo, era prevalso il consueto standard della paura: «Si dovrebbero almeno regolare gli accessi e i movimenti delle persone all’interno dello stadio».Dopo il Consiglio dei ministri di giovedì scorso, sono stati necessari un paio di giorni per riorganizzare le idee e cambiare spalla al fucile, ma i nostri eroi hanno prontamente trovato due cartucce da sparare. La prima è aggrapparsi alla mascherina, ormai trasformata in un feticcio, in un talismano. Ecco l’ineffabile Ricciardi ieri sul Messaggero: «Mascherine al chiuso per salvare l’estate». E ancora: «Resto del parere che noi dovremmo tenere le mascherine al chiuso almeno fino a giugno». Ma come, il governo ha deciso che dal 1° maggio non siano più obbligatorie? Ricciardi non si scompone e resta in trincea: «Credo che più in là sarà una decisione che il governo dovrà prendere. Lo stesso penso varrà per il green pass per i luoghi al chiuso e affollati». Prendete nota e preparatevi, sembra dirci il consulente di Speranza, che ha già pronto il programmino per la primavera-estate: «Se togli le mascherine a maggio ci sarà una risalita il cui picco è prevedibile proprio tra giugno e luglio. Nonostante in estate si tenda a stare di più all’aperto e quindi diminuiscano le occasioni di contagio, senza limitazioni, rispetto agli anni scorsi, anche la bella stagione nasconde delle insidie». Chiaro, no? L’uovo di Colombo sarebbe tenere la mascherina (anzi, per sicurezza, un casco o uno scafandro…) pure a Ferragosto, in spiaggia: ma precisiamo di stare scherzando, non vorremmo che qualcuno prendesse sul serio il suggerimento. Del resto, la mascherina sembra per molti l’equivalente della coperta di Linus: senza non si può stare. E Repubblica, premurosamente, ci fa sapere che l’epidemiologa Stefania Salmaso continuerà a portarla. La seconda carta da calare sul tavolo è la minaccia dell’ultima variante, Omicron 2, che, ci terrorizza la Stampa, «fa impennare i contagi e mette in forse il piano delle riaperture». È già sulle barricate l’infaticabile Nino Cartabellotta, che prevede una risalita della curva dei contagi per la fine del mese «fino a 120.000-150.000 casi al giorno». Non è da meno Fabrizio Pregliasco: «Non siamo ancora pronti per il liberi tutti. Dobbiamo prepararci a una possibile fase di nuove restrizioni. […] Dobbiamo essere pronti a modificare di nuovo le abitudini, è possibile che in futuro ci siano oscillazioni di nuove restrizioni». Fantastico: ancora non sono finite le vecchie limitazioni, e già dobbiamo prepararci alle nuove. Sempre Pregliasco, con fare pedagogico, ci tratta come bambini piccoli: «È come quando apriamo il rubinetto dell’acqua calda, non possiamo aprirlo tutto in un colpo perché altrimenti rischiamo di scottarci». Intanto, le terapie intensive restano pressoché deserte, inchiodate da giorni ad appena un 5% di occupazione, per fortuna. E chi glielo dice ai nostri esperti? La cosa migliore sarà chiedere a Checco Zalone di ribadire il concetto con la sua canzoncina sanremese: «Pandemia quanta nostalgia / Pandemia io sarò brutale / ma col cazzo vado a lavorare in un ospedale / Pandemia pandemia / Pandemia please don't go…».
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)
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