2024-10-07
«Dalla Pedemontana passerà la crescita di tutto il Paese»
Il presidente Luigi Roth: «Accanto alle tratte già esistenti aprono più imprese e ne chiudono meno. Entro fine 2027 concluderemo i lavori. Ad opporsi è soltanto una minoranza rumorosa».Dietro la sua scrivania, nella sede di Pedemontana Lombarda a Milano, Luigi Roth ha una libreria dove campeggiano tante foto: quelle con tre papi, una con Romano Prodi, una con Carlo Azeglio Ciampi e una con Silvio Berlusconi. Ma anche una con i giovani ricercatori sulle leucemie infantili, perché è tra i soci fondatori che hanno lavorato per il riconoscimento della qualifica di Irccs all’Ospedale San Gerardo di Monza. E poi il modellino del primo Etr500 uscito dalla fabbrica della Breda e quello di un elicottero Agusta. Ricordi delle molte vite che Roth, classe 1940, ha vissuto da manager. Dopo gli inizi della carriera nel gruppo Pirelli come «tempista» della catena di montaggio, fresco di laurea alla Bocconi (ci è tornato nel 2007 da consigliere di amministrazione), ha diretto per dieci anni la pianificazione della metropolitana milanese, poi ha guidato la Ansaldo Trasporti e la Breda Costruzioni Ferroviarie, ha fatto il dirigente in Finmeccanica, è stato vicepresidente di Cassa depositi e prestiti, presidente di Terna e presidente della Fondazione Fiera Milano e della Banca popolare di Roma.Figlio del quartiere - ai tempi popolare - Garibaldi, orgoglioso di quell’educazione sobria dell’oratorio dell’Incoronata, Roth è un cattolico di sinistra partito con Giovanni Marcora e approdato a Roberto Formigoni, cioè all’altro capo della galassia bianca. «Ero in Breda e mi occupavo di treni, un giorno mi telefona Formigoni e mi offre di fare il responsabile delle Ferrovie Nord. Mi ricordo che gli dissi: “Scusi, ma lei ha capito che i treni li costruisco, non li faccio viaggiare?”». Questa guasconeria ambrosiana gli è rimasta ancora oggi che è presidente di Equita Sim e Equita Capital sgr, e dal 20 dicembre 2021 è al vertice – «per servizio, gratuitamente», sottolinea - dell’Autostrada Pedemontana Lombarda. Che sarà, assicura, un sistema viabilistico composto da 89 chilometri di autostrada (77 chilometri) e tangenziali (12 chilometri) e 49 chilometri di viabilità locale. Le opere connesse interesseranno il territorio in senso verticale, esattamente come l’autostrada lo attraverserà orizzontalmente, con l’obiettivo di migliorare i collegamenti alla nuova infrastruttura e di risolvere la storica congestione di molte direttrici provinciali che oggi attraversano i centri abitati. La Pedemontana si differenzia dalle autostrade esistenti soprattutto per come attraverserà il territorio: corre «scavata» in galleria (naturale o artificiale) per circa 20 chilometri (il 7% del tracciato). Il passaggio in galleria naturale, per esempio, è obbligato per gran parte delle tangenziali e per la discesa e la risalita dai ponti sull’Olona. La sezione delle gallerie sarà quella classica semi circolare.«Il vero, grande, sforzo è stato rimettere in pista questo progetto e la sfida adesso è comunicare quello che stiamo facendo, soprattutto ai cittadini sul territorio interessati dai cantieri. Per ascoltarli, tutti, dal parroco al farmacista. E anche per dare voce a una maggioranza sin qui silenziosa rispetto a una minoranza rumorosa che ha parlato male di questa infrastruttura per anni senza conoscerla», racconta Roth in questa intervista a La Verità. Presidente, quando sarà pronta l’autostrada? «Oggi l’Autostrada Pedemontana Lombarda costituisce una realtà particolare, che ha una parte del tracciato già in esercizio dal 2015 con una porzione di autostrada A36 e le due tangenziali di Varese e di Como, A60 e A59, mentre in questi mesi stiamo aprendo i cantieri per la realizzazione di una seconda porzione di A36 da Lentate sul Seveso a Vimercate e fino all’A4, collegandosi con lo svincolo di Agrate e con la Tangenziale esterna di Milano. Proprio in queste ultime settimane siamo partiti con le operazioni di bonifica dei territori che interessano le nuove tratte da realizzare, nelle aree interessate dall’incidente Icmesa del 1976 e consistente in opere di scavo e smaltimento del terreno che fu contaminato da diossine e furani. Prevediamo che l’entrata in esercizio delle nuove tratte avverrà entro la fine del 2027».Una volta completata pensate che saranno molti i brianzoli che la useranno: quali sono le previsioni di traffico?«Da analisi, ricerche e indagini condotte su imprese, aziende ed enti della Brianza, così come della Lombardia, riscontriamo la valenza strategica dell’opera: siamo certi che i brianzoli, ma non solo, utilizzeranno la Pedemontana Lombarda che, una volta completata, costituirà uno snodo fondamentale sia per servire la provincia di Monza Brianza da ovest a est, sia per i collegamenti nord-sud, evitando le radiali attorno a Milano. Un territorio in cui vivono, crescono e producono molte industrie e imprese artigianali, caratterizzato oggi dalla mancanza di una via veloce di collegamento e in cui tutta la rete soffre di congestione perenne, con lunghe code di auto e mezzi pesanti. Sulle previsioni di traffico, abbiamo stimato una media di circa 26.000 veicoli che giornalmente dovrebbero viaggiare sulla nostra autostrada, arrivando a circa 35.000 nell’arco di cinque anni con punte fino a 50.000 veicoli per la tratta B2».Quanto ci vorrà per attraversare la Brianza e quali saranno i costi del pedaggio?«L’autostrada pedemontana lombarda è finalizzata, da un lato, ad abbattere i tempi di percorrenza, con il recupero di ore e consumi, dall’altro, ad assicurare collegamenti, maggiore competitività e accessibilità. Sarà realizzata senza caselli e barriere, per rendere più fluida la percorrenza e diminuire le emissioni dei veicoli, con l’obiettivo di ridurre il tempo passato in macchina ogni giorno e snellire traffico dai paesi e dalle città. Quanti oggi desiderano attraversare la Brianza, ad esempio da Lentate sul Seveso a Vimercate, devono mettere in conto tempi di percorrenza di non meno di 45-50 minuti. Una volta entrata in esercizio quella tratta della Pedemontana Lombarda ne basteranno circa dieci».E per quel che riguarda i costi?«Sui costi occorre precisare che la nostra autostrada presenta una qualità di progettazione e realizzazione che si distingue sia per l’attenzione alla complessità del territorio, sia per approccio sostenibile, e sarà per quasi il 75% in trincea o in galleria naturale o artificiale, non visibile e armonizzata con il territorio. Una scelta più impegnativa rispetto a quella di farla in rilevato, che dipende dal fatto che attraverserà uno dei territori più densamente inurbati d’Europa. Nonostante questo, riteniamo che le tariffe potranno essere allineate a quelle delle altre autostrade».Se i cittadini vengono informati con chiarezza e vengono forniti percorsi alternativi le opere vanno avanti anche più velocemente. Come state gestendo questa comunicazione e il confronto con il territorio?«Fin da quando sono stato nominato alla guida di quest’azienda – una carica che ricopro pro bono, con un pieno spirito di servizio – in sinergia con Regione Lombardia si è investito molto sulla comunicazione al territorio di quest’importante progetto. Siamo, infatti, convinti che i nostri cantieri siano sia quelli fisici per realizzare la nostra autostrada, sia quelli reputazionali e di comunicazione, con cui far comprendere ai territori e a tutti gli stakeholder quanto ancora oggi alcune infrastrutture siano un investimento chiave per il futuro del Paese. Noi dialoghiamo costantemente e veramente col territorio e con le associazioni ambientaliste in modo costruttivo, per ascoltare anzitutto le loro esigenze, necessità, aspettative, desiderata e – quindi – per rendere migliore il progetto e minimizzare gli impatti. Sono territori ricchi di storia imprenditoriale, di appassionato vissuto e di un quotidiano che esprime la voglia di fare impresa della nostra Regione: da manager di azienda posso dire che è anche grazie al lavoro di imprese come queste che il nostro Paese sa crescere e affermarsi nel mondo».C’è un altro aspetto che spinge le grandi opere, cioè quello della sostenibilità ambientale…«Nel dialogo con i comuni interessati da quest’opera abbiamo constatato un maggiore impegno verso il loro territorio, verso il consumo di suolo. Grazie anche ai fondi che vengono loro attribuiti per le compensazioni ambientali, si innesca un meccanismo di sviluppo della rete ambientale attorno all’infrastruttura, talvolta anche con una volontà di fare sistema per sfruttare al meglio queste risorse».C’è il rischio che il cantiere non parta o che si fermi a metà?«Assolutamente no, perché il cantiere è già partito nelle scorse settimane con le operazioni di bonifica dei terreni e procederà spedito nei prossimi mesi. Oggi, grazie al sostegno dei nostri azionisti e in particolare di Regione Lombardia, siamo impegnati in prima linea per realizzare un progetto ambizioso che costituisce una delle maggiori infrastrutture autostradali in corso di realizzazione in Europa e la maggiore in Italia e può essere considerata un’opera strategica di collegamento nella fascia alpina e destinata a sostenere e ad accrescere nei prossimi anni lo sviluppo economico dei territori attraversati. Secondo i nostri studi, infatti, nei Comuni accanto alle tratte esistenti è stato rilevato che Pedemontana rappresenta e ha rappresentato, anche nel periodo della pandemia, uno stabilizzatore dell’economia: vi nascono più imprese, ne chiudono meno, e sono più resilienti alle crisi. Un progetto che quindi non può fermarsi, perché fondamentale non solo per la Regione ma per tutto il Paese, e che porteremo a compimento nei tempi previsti».