Dal Vaticano arriva solo un brusio: «È lo sfogo di un cardinale mancato». Lo scoop fa il giro del mondo

- Le clamorose rivelazioni dell'ex nunzio mandano in tilt la Chiesa. In attesa di stabilire la linea ufficiale non ci sono state smentite ma solo insinuazioni contro Viganò. Qualcuno avverte: tenteranno di insabbiare.
- L'atto d'accusa sugli abusi gay è rimbalzato sulle più grandi testate internazionali Il NY Times sul Pontefice: «Sapeva degli abusi». La Bild parla di «scandalo».
Lo speciale contiene due articoli
La pubblicazione del memoriale del nunzio apostolico Carlo Maria Viganò per ora sembra essere stata in gran parte silenziata. Eppure le affermazioni che vengono fatte sono circostanziate con tanto di fatti, documenti ed esperienze personali che meritano senz'altro una risposta per la loro gravità.
Giuliano Ferrara ha twittato, ieri pomeriggio, che questo silenzio è strano: «Non vedo in giro la notizia che il vescovo Viganò chiede le dimissioni del Papa per copertura abusiva di un cardinale abusivo. Mi sembra grossa, no?». In effetti, la notizia è imponente, considerando che il dossier mette nero su bianco una quantità di nomi e cognomi di altissime personalità ecclesiastiche da far impallidire chiunque. Il Papa ieri a Dublino ha chiesto ancora una volta perdono «per questi crimini», «per tutte le volte in cui come Chiesa non abbiamo dato ai sopravvissuti di qualunque tipo di abusi, compassione, ricerca di giustizia e verità con scelte concrete».
Intanto però il cardinale Donald Wuerl, arcivescovo di Washington, già tirato in ballo dal rapporto del Gran giurì di Pennysilvania, e pesantemente chiamato in causa da Viganò, risponde tramite il suo portavoce al Catholic News Agency dichiarando che «non ha ricevuto documentazione o informazioni specifiche dalla Santa Sede sul comportamento del cardinale McCarrick o su nessuna delle proibizioni sulla sua vita e sul suo ministero indicate dall'arcivescovo Viganò». Il caso Wuerl è emblematico, perché Viganò scrive, invece, che le sue dichiarazioni di «non aver nulla saputo» sui fatti attribuiti al cardinale McCarrick sono «risibili». È emblematico perché a questo punto occorre rispondere facendo davvero chiarezza, e non è passando sotto silenzio la notizia che si può pensare di recuperare credibilità.
Gli umori al di là del Tevere è difficile recepirli in questa domenica di agosto. Qualcuno fa trapelare che potrebbe esserci il rischio di un certo insabbiamento, altri fanno notare che potrebbe scattare un attacco per screditare personalmente monsignor Carlo Viganò facendolo passare per un deluso arrabbiato. Il Washington Post ha dato la notizia del memoriale e interpellato proprio ieri l'ex nunzio per chiedergli di commentare, ma l'unica risposta ricevuta è che «il silenzio e la preghiera sono le uniche cose che si addicono». Al vescovo saranno forse necessarie anche tutte le documentazioni che in qualche modo chiama in causa nel suo lungo dossier, sussurra qualcuno, visto che certamente verrà chiamato in causa, ma conoscendo la personalità dell'ex nunzio è chiaro che tutto è in suo possesso.
Il punto è che monsignor Carlo Maria Viganò è conosciuto negli ambienti curiali come diplomatico serio e scrupoloso sul lavoro. Qualcuno cerca di dipingerlo come vicino alla «galassia mediatica antipapale e tradizionalista americana ed europea», scrive La Stampa, oppure come uomo di «area conservatrice e vicino ad ambienti che si oppongono al pontificato di Francesco», lo definisce Repubblica. Il punto però, dicono tra i vicoli di Borgo Pio, è sui fatti circostanziati che riporta nel memoriale: «Bisogna solo svelare se sono veri o falsi, il resto sono chiacchiere di bottega», dichiara alla Verità un prelato.
Ufficialmente dal Vaticano arriva un laconico «al momento non ci sono commenti», il che è abbastanza comprensibile visto che sia il Papa sia il segretario di Stato cardinale Pietro Parolin sono impegnati nel viaggio apostolico in Irlanda. Nel momento in cui scriviamo non sappiamo ancora se Francesco abbia parlato della questione durante la conferenza stampa sull'aereo di ritorno dal viaggio a Dublino.
Negli Stati Uniti, che sono l'epicentro di questo drammatico caso ecclesiale, oltre al Washington Post ha rilanciato prontamente la notizia anche il New York Times e c'è da aspettarsi che la questione non si chiuderà qui. In Italia per ora il silenzio sembra farla da padrone, mentre lo storytelling di molti esperti sembra essere quello dell'ex nunzio che, per sue beghe personali, si sarebbe prestato a far da pedina alle cordate tradizionaliste e conservatrici in chiave antipapale. Il fango sul monsignore è già partito qua e là, ma di fronte al fiume di «cacca» (così Francesco ha chiamato gli abusi e le coperture, davanti alle vittime che ha incontrato in Irlanda) che emerge dallo scritto di Viganò sarebbe opportuno fare pulizia una volta per tutte.
Lorenzo Bertocchi





