2019-12-31
Da Lenin a Casalino. Manuale d’autodifesa contro l’invasione di anniversari inutili
Verranno celebrati eventi memorabili e altri già dimenticati. Una breve antologia semiseria delle frasi da ricordare e citare.2020: odissea nell'ingorgo. Di ricorrenze. Gli eventi memorabili di ogni genere, accaduti negli anni a finale 0, non si contano. I 20 anni dalla prima elezione a presidente della Federazione russa di Vladimir Putin (2000). I 250 anni dalla nascita di Ludwig van Beethoven (1770). I 50 dalla morte di Jimi Hendrix e Janis Joplin (1970, anno di scioglimento dei Beatles, l'assassinio di John Lennon è invece del 1980).I 30 anni dalla sconfitta della nazionale di calcio in semifinale con l'Argentina di Diego Maradona nelle «notti magiche» dei mondiali di Italia 90. I 60 anni dalla medaglia d'oro di Livio Berruti nei 200 metri piani alle Olimpiadi di Roma (1960).Ecco un'antologia semiseria - breve quanto arbitraria - di 15 possibili citazioni per non farsi trovare impreparati e sfigurare in società.«Tutta colpa di un immigrato tedesco che giocava nel Milan!». Commento in salsa sovranista, adattato allo spirito del tempo, per ricordare la partita del secolo Italia-Germania 4 a 3, a Mexico 70. Vincevamo 1 a 0 quando al novantesimo Karl Heinz Schnellinger la buttò dentro, costringendoci ai supplementari entrati nella storia del calcio.«Voi c'avrete pure Cristiano Ronaldo, ma noi siamo la prima, e finora unica, squadra italiana ad aver portato a casa il triplete».Sfottò degli interisti agli juventini, che la caccia al trittico - scudetto, coppa Italia e Champions league - la vivono ormai più come incubo che come sogno. Mentre i nerazzurri l'hanno portato a casa nel 2010, allenati da Josè Mourinho.«Massimo D'Alema fu declassato da lider maximo a “minimo" dopo la botta delle regionali del 2000».La speranza recondita di chi si oppone al governo giallorosso - riferito all'esito del voto che vent'anni fa (con le otto regioni più grandi, 32 milioni di abitanti, al centrodestra; le altre sette, con una popolazione della metà, al centrosinistra) portò alle dimissioni di D'Alema da presidente del Consiglio - è che possa succedere altrettanto con Giuseppe Conte dopo la tornata che si apre il prossimo 26 gennaio in Emilia Romagna e Calabria.«Tre spine nel cuore immacolato di Maria».Adattamento paraleghista del commento del dc Arnaldo Forlani dopo le prime elezioni regionali del 1970, quando Emilia Romagna, Toscana e Umbria furono le sole tre regioni andate al Pci: «Tre spine nel cuore d'Italia». «Io non sono comunista, non me lo posso permettere».L'immortale aforisma di Ennio Flaiano torna buono per replicare ai comunisti nostalgici che si accingono a festeggiare i 150 anni dalla nascita di Lenin (1870).«Boia chi molla!, è il grido di battaglia».Ovvero: chi abbandona la lotta è un assassino, per estensione un traditore o un voltagabbana. Slogan dei neofascisti che nel 1970 misero a ferro e a fuoco Reggio Calabria perché era stata scelta Catanzaro come capoluogo di regione. Erano guidati da un sindacalista Cisnal poi dirigente del Msi, Ciccio Franco: non era parente del comico Pippo Franco, e si chiamava proprio così, Francesco Franco, letteralmente omonimo di un altro caudillo, l'originale spagnolo Francisco Franco. «Ora e sempre resilienza».La sopportazione paziente che consente di adattarsi a condizioni inevitabili. Quali l'eccesso di retorica, e una certa qual strumentalità, di talune commemorazioni. In alternativa, evitando l'abusata Bella ciao, e pure la scontata «Ora e sempre resistenza», si può ricorrere al «Resistere! Resistere! Resistere!» di Francesco Saverio Borrelli, capo della Procura di Milano, in risposta al berlusconismo rampante (a sua volta citazione dell'esortazione di Vittorio Emanuele Orlando dopo la disfatta di Caporetto), da usare nell'anniversario degli scontri di Genova e Reggio Emilia nel 1960 tra polizia e manifestanti - cinque morti tra le fila di questi ultimi - dopo la nascita del governo di Fernando Tambroni, un monocolore Dc con appoggio esterno del Msi, che durò solo quattro mesi.«Corri a casa in tutta fretta, c'è un Grande Fratello che t'aspetta». Biscione o incarnazione del futuro distopico immaginato in 1984 da George Orwell (morto nel 1950: altra data da ricordare), è sempre lui: il Cavaliere. Nel 1980 nasceva Canale 5. E da allora la tv non fu più la stessa, nel bene e nel male. Silvio Berlusconi osò l'inosabile: iniziare la corsa che l'avrebbe portato prima a contendere alla Rai il primato negli ascolti, poi a candidarsi al governo della Nazione. Nel 2000 - altra tacca sul calendario - iniziava la ricca saga del Grande Fratello. L'archetipo di tutti i reality, tipico prodotto della tv berlusconiana. La prima edizione ci ha lasciato un vuoto: Pietro Taricone, morto anzi tempo (nel 2010, ennesimo memento). Compensato dalla scalata al cielo di un altro inquilino della casa in quella edizione, Rocco Casalino, divenuto portavoce-ombra di «Giuseppi», all'epoca più famoso per alcune esternazioni sull'afrore dei maschi rumeni. Casalino ha in seguito precisato: «Stavo recitando».«Chi non lavora non fa...La dolce Vita«. Due titoli che hanno fatto storia. Il film di Federico Fellini - nato cent'anni fa, nel 1920 - è del 1960, anno in cui vinse la Palma d'Oro a Cannes. Nel febbraio 1970 Adriano Celentano e Claudia Mori vinsero il Festival di Sanremo con Chi non lavora non fa l'Amore, ammonimento di cui deve aver tenuto conto il legislatore approvando, sempre nel 1970, la legge n. 300, più conosciuta come Statuto dei lavoratori. Il bello è che non pochi - a sinistra - fraintesero il senso del testo (per fare l'amore occorre serenità), bollandola come canzone «crumira» (supponendo che il «chi non lavora» fosse riferito agli scioperanti; in ogni caso l'ennesima polemica del piffero, in senso lato, ma neppure tanto).«Non fu una marcia spontanea di quadri e impiegati della Fiat, ma una manifestazione “spintanea": promossa e finanziata dall'azienda». Ritornello autoconsolatorio con cui tuttora si cerca di declassare il «martedì nero» del sindacalismo italiano: il 14 ottobre 1980 40.000 lavoratori sfilarono per Torino per chiedere di poter tornare al lavoro, contro i picchettaggi che da 35 giorni impedivano loro l'ingresso in fabbrica. Da allora le relazioni industriali in Italia non furono più le stesse. «Meglio vivere un giorno da Agnelli?».Interscambiabile con «Anche i ricchi piangono». Nel 2000 si uccide - versione ufficiale ciclicamente rimessa in discussione - Edoardo Agnelli, figlio di Gianni, che aveva già scontato la prematura scomparsa (nel 1997) del nipote Giovannino, figlio di Umberto, a soli 33 anni per un tumore. Nel 2000 morirà anche il grande pentito di Cosa nostra Tommaso Buscetta. Che c'entra con Agnelli? Quando gli fu detto che Buscetta era un fan sfegatato della Juventus, l'Avvocato replicò con una battuta fulminante: «Questa è l'unica cosa di cui non dovrà pentirsi nella vita». «Quando Bettino Craxi in Parlamento chiese: c'è qualcuno in quest'aula che può affermare di non sapere quali siano i reali meccanismi di finanziamento della politica?, be': non si alzò nessuno».Ammiccamento - da far precedere da un'avvertenza politicamente corretta: «Premesso che non sono un simpatizzante del Cinghialone» - alla celebre chiamata in correità del leader socialista morto in Tunisia nel 2000. «Da latitante», versione tecnico-giustizialista (alla luce delle sentenze). «Da esule», per familiari, sodali, fan (a dispetto delle medesime). «Aveva ragione Umberto Eco: i social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli». Frase gettonatissima da legioni di imbecilli sul web, convinti lo scrittore si riferisse a qualcun altro. Amarcord: Eco nel 1980 ha mandato in libreria il suo romanzo storico Il nome della rosa, accreditato di 50 milioni di copie vendute nel mondo (un'inchiesta giornalistica provocatoria s'incaricò di dimostrare che non pochi acquirenti non avevano finito di leggerlo. In più di un caso, neppure iniziato a farlo).«Ma che, davvero? Un comico si candida in politica? Maddai, siamo all'Helzapoppin«.Giudizio che perculava i francesi quando nel 1980 il fantasista Coluche annunciò di voler correre per l'Eliseo come presidente della Repubblica. Identica reazione, nello stesso anno, quando Ronald Reagan si candidò alla Casa Bianca: «Gli americani non voteranno mai per un attore, tanto più di film di serie B». E poi noi ci siamo beccati Beppe Grillo: un comico, protagonista al cinema di pellicole fallimentari. Circostanze da tenere a mente in vista delle elezioni americane a novembre, e del possibile bis di Donald Trump (il quale comunque sta un po' impeach-ciato). «L'Italia è un Paese senza memoria».Tremenda verità. Può essere indifferentemente usata a destra, al centro, a sinistra. Soprattutto per i fatti di sangue. Ricordiamo poco e male, a intermittenza e a senso unico. Il 1980 fu da questo punto di vista un annus horribilis. Furono assassinati Piersanti Mattarella - fratello del nostro presidente della Repubblica, dalla mafia che probabilmente usò manovalanza «nera"- e il giornalista Walter Tobagi, da un gruppo di fuoco della Brigata comunista XXVIII marzo. A giugno un aereo Itavia fu abbattuto da un missile nei cieli di Ustica, 81 le vittime, nessun colpevole. In agosto dall'esplosione che sventrò la stazione di Bologna, 85 morti e più di 200 feriti (i neofascisti Giusva Fioravanti e Francesca Mambro hanno sempre ammesso la responsabilità di altri otto omicidi, ma mai quella della strage: condannati complessivamente a 8 ergastoli e a un centinaio di anni di carcere, sono oggi in libertà). Buon 2020 a tutti.
Jose Mourinho (Getty Images)