2024-10-03
Cybertelecamere per beccare chi guida usando il telefonino: è la Milano da spiare
Beppe Sala (Imagoeconomica)
L’assessore Granelli vuole sorvegliare le auto con un radar dotato di Intelligenza artificiale. Tanti saluti alla privacy...Mentre il sindaco rende il centro sempre più inaccessibile a chi non è ricco, l’azienda dei trasporti si arrende: pochi conducenti, sui mezzi aumenteranno i tempi d’attesa. Lo speciale contiene due articoli.La notizia, passata inosservata, potrebbe in realtà modificare il modo di guidare di molti automobilisti milanesi. Ma soprattutto potrebbe avere delle grosse ricadute sulla privacy dei cittadini, con un aumento di sanzioni e probabilmente anche di contestazioni. L’assessore alla Sicurezza del Comune di Milano, Marco Granelli, infatti, vorrebbe introdurre in città un radar dotato di Intelligenza artificiale per controllare chi guida usando il cellulare. Ma siamo sicuri che la fotografia che immortale il guidatore con lo smartphone sia così precisa? E se ci fosse poi il rischio di avere una raffica di contestazioni perché i cosiddetti falsi positivi fossero troppi? Per di più il nuovo disegno di legge sull’Intelligenza artificiale non chiarisce fino in fondo di chi sia la responsabilità in caso di errore da parte della macchina. In teoria ne dovrebbe rispondere l’ente pubblico che la utilizza ma è ancora poco chiara la situazione, tanto che ci sarebbe il rischio che un sistema di controllo di questo tipo potrebbe essere al momento illegale in Italia. Granelli avrebbe deciso di prendere spunto dall’esperienza australiana, dove grazie a questi nuovi controlli avrebbero ridotto di oltre il 21% gli incidenti stradali. Ma questo metodo ha iniziato a essere sperimentato anche in Gran Bretagna, dove oltre alle multe per l’utilizzo del telefono sono fioccate anche quelle per il mancato uso della cintura di sicurezza. Secondo le statistiche della polizia britannica, quando si usa il telefono mentre si guida, è quattro volte più probabile avere un incidente, ed è per questo che è illegale. Di fatto con questo metodo la privacy interna alle nostre automobili viene di fatto azzerata. «Abbiamo proposto di poter utilizzare le telecamere per individuare l’uso del cellulare alla guida come avviene in Australia», ha detto Granelli durante una commissione consiliare sui sistemi di videosorveglianza. In Australia questo sistema viene sperimentato e utilizzato ormai dal 2019. È stato sviluppato dalla società Acusensus, molto attiva nel settore della sicurezza stradale. Da allora in Australia sono state installate diverse «telecamere» collegate a un’Intelligenza artificiale. La struttura di questi apparecchi consiste in un’asta alla cui estremità è installata una fotocamera in grado di individuare la targa del veicolo e soprattutto di fotografare dall’alto e all’interno dell’abitacolo gli automobilisti. Grazie a questa inquadratura il software è in grado di distinguere con chiarezza se il conducente ha in mano o all’orecchio un cellulare, se lo sta usando o meno mentre si trova alla guida. I dati raccolti e le informazioni delle immagini vengono inviate subito a centro di elaborazione e nel caso viene subito allertata una pattuglia per strada. Il Nuovo Galles del Sud, il primo Stato a utilizzarle, ha iniziato a emettere multe basate sulla tecnologia a marzo 2020. Da allora, le telecamere hanno controllato più di 130 milioni di veicoli e individuato più di 270.000 conducenti che utilizzavano i loro telefoni. A quanto pare la cifra è fortemente diminuita, ma allo stesso tempo è aumentata anche la percezione di violazione della privacy tra gli australiani. Secondo Pierguido Iezzi, strategic business director di Tinexta Cyber, «un sistema di Intelligenza artificiale di questo tipo, solleva diverse problematiche non del tutto dissimili a quelle emerse con il Chatcontrol dell’Unione europea. Entrambi i sistemi comportano un’intrusione potenziale nella sfera privata dei cittadini, poiché monitorano direttamente attività personali come la comunicazione o, in questo caso, ciò che avviene all’interno di un’automobile». Il rischio di falsi positivi insomma è reale, per quanto l’Intelligenza artificiale sia sofisticata, esiste la possibilità che vengano commessi errori. La gestione dei dati è un altro tema critico: come verranno raccolti, conservati e utilizzati? «È fondamentale che queste informazioni siano trattate con estrema cautela per garantire il rispetto delle normative sulla privacy, come il Gdpr. Inoltre, il nuovo ddl sull’Intelligenza artificiale non chiarisce ancora chi sia responsabile in caso di errore del sistema. La presunzione di responsabilità dovrebbe ricadere sull’ente pubblico che utilizza la tecnologia, ma questa responsabilità deve essere chiaramente definita. Per affrontare questo vuoto legislativo, sarebbe necessario creare un Ai liability shield che identifichi con precisione i passaggi della filiera tecnologica e stabilisca la responsabilità legale in caso di violazioni». Per Iezzi, dovrebbe invece essere possibile dimostrare, in modo trasparente, «se un errore è attribuibile al sistema o all’operatore umano». Infine, è cruciale identificare le vulnerabilità nei processi di autorizzazione e controllo, assicurandosi che i diritti dei cittadini non vengano compromessi e che la tecnologia sia usata in modo proporzionato e sicuro. Del resto in Australia la normativa sull’utilizzo dei telefoni alla guida è oltremodo stringente. Il cellulare non si può tenere in mano, né in nessuna parte del corpo, se lo si tiene a portata di mano anche se spento si può essere lo stesso multati. Per di più conducenti di età inferiore ai 25 anni non devono usare cuffie wireless o vivavoce o la funzione altoparlante. Le multe sono di 1.200 dollari, con la decurtazione di punti sulla patente.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/cybertelecamere-guida-telefonino-2669318362.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="con-sala-piu-ztl-e-meno-autisti-atm" data-post-id="2669318362" data-published-at="1727954121" data-use-pagination="False"> Con Sala più Ztl e meno autisti Atm Milano come Parigi ma anche Barcellona. E perché no Oxford. Sono le cosiddette città a 15 minuti dove puoi fare di tutto senza prendere la macchina, ma camminando a piedi. È la tendenza cui si ispirano gli urbanisti di grido. Quelli più fighi. La «città da un quarto d’ora» è un concetto urbano e residenziale moderno. La maggior parte delle necessità quotidiane dei residenti può essere soddisfatta spostandosi a piedi o in bicicletta. Sulla carta bellissimo. Gli illuminati del World economic forum hanno in mente per noi questo futuro, pur di salvare il pianeta. Milano, Parigi e Barcellona non sono che l’avanguardia di questo gigantesco esperimento sociale. Beppe Sala, il sindaco super manager, prende da tempo la cosa sul serio. Far stare a piedi i milanesi è la sua missione. Dal primo ottobre entra in vigore la super Ztl. In area C - vale a dire la zona più centrale di Milano presidiata da 43 varchi elettronici manco fosse Fort Knox, dove la Federal reserve americana stocca buona parte dei suoi lingotti d’oro - entrare diventa un’impresa titanica. Le auto immatricolate prima del 2001 (fino a euro 3) sono off limits. A corredo tutta una serie di limitazioni e pedaggi che i milanesi ben conoscono, anche per le altre vetture più moderne. La guerra alla CO2 va condotta senza pietà. I commercianti denunciano spesso cali del giro d’affari consistenti, con percentuali talvolta vicine al 40%. Beppe Sala non ne vuole sapere. Salvare Milano per salvare il mondo. Insomma, la religione della città a 15 minuti prevede che le auto siano progressivamente bandite. Del resto, ci sono i mezzi pubblici no? Milano è o non è all’avanguardia anche per quanto riguarda autobus, tram e metropolitana almeno in Italia? Poche storie. Niente macchine e tutti in autobus. Peccato però che nello stesso giorno, il primo ottobre, ovvero la data in cui diventa praticamente impossibile accedere in auto nelle aree più centrali di Milano - il dorso milanese di Repubblica riporti la notizia che l’Azienda trasporti di Milano (Atm) è in difficoltà nel mantenere gli standard di servizio cui aveva abituato i propri sudditi, pardon utenti. E via di ritocchi alle frequenze dei mezzi in superficie. Sala è un super manager. Lui non taglia. Rimodula. «Trenta linee», scrive Repubblica, «viaggeranno nei prossimi mesi con tempi di attesa più lunghi per evitare la soppressione inaspettata delle corse». Sala è una super manager dal cuore buono. Meno male. Con la nuova rimodulazione «arrivano a 90 su 130», riporta Repubblica, «le linee che da novembre dello scorso anno hanno subito modifiche ai tabelloni orari». Sembra che si risparmino, bontà loro, le linee più delicate perché trasportano più passeggeri. Le attese saranno prolungate per gli autobus e i tram nelle fasce orarie non di punta, arrivando in alcuni casi fino a 18 minuti di frequenza tra una corsa e l’altra. Quindi diciamo, per essere precisi, che Milano è una città a 18 minuti e non 15. Mancano i conducenti e questo provoca cancellazioni e ritardi. «Da inizio del 2023», continua il quotidiano del Gruppo Gedi, «i mezzi hanno iniziato a soffrire». Insomma, con tempismo e sincronia perfetti i cittadini milanesi si vedono preclusa la possibilità di accedere in centro e contemporaneamente i mezzi pubblici faranno sempre più fatica a sopportare i volumi di traffico. Quindi attese più lunghe in pensilina per i mezzi Atm. Salvare il pianeta è una missione impossibile e i milanesi hanno da fare i loro sacrifici. Il mondo gli sarà grato in eterno per questo sforzo.