2024-07-22
Il culto green trasforma le aziende in soviet
A Milano una ventina di imprese ha stretto un patto col Comune per instaurare i dogmi verdi anche a lavoro: auto condivise per ridurre le emissioni, meno parcheggi e a pagamento, proibito pure il fumo durante le pause. Un incubo per i dipendenti.Niente auto privata, bensì macchinata condivisa con i colleghi di lavoro. Niente bottigliette agli eventi aziendali, ma acqua del rubinetto. Niente bicchieri di carta alla macchinetta del caffè: ciascuno si deve portare il suo personale da casa. Ah, e niente sigarette negli ambienti comuni esterni, giusto per aggiungere una gradevole nota di moralismo salutista al regolamento già di per sé sovietizzante.Già, perché le norme appena elencate non riguardano fabbriche della Germania Est o della Romania dei tempi che furono: sono quelle che verranno adottate a partire dal 2025 dalle aziende che hanno aderito alla Alleanza per l’aria e il clima del Comune di Milano. Ovvero, come riporta il sito istituzionale, «un’iniziativa sulla falsariga di altre City-business climate alliance diffuse nel mondo (es. Londra, Parigi, Boston) che prevede una collaborazione strutturata tra le istituzioni locali e il settore privato per raggiungere in modo più rapido ed efficace gli obiettivi climatici e di qualità dell’aria». L’operazione coinvolge una ventina di aziende come Biotitan Nanotechnology, Capgemini Italia, Carbotermo, Carrefour Italia, Cariplo Factory, Deloitte Italy, Edison, Havas, InVento Innovation Lab, Legacoop Lombardia, Liquigas, L’Oréal Italia, Maire, Sky Italia e altre. Tutte queste realtà si sono volontariamente prestate alla sperimentazione di una sorta di «regime green»: l’azienda potrà esibire il marchio ufficiale di sostenibilità; i dipendenti -come volonterosi pionieri della transizione ecologica - collaboreranno allo sforzo per ridurre le emissioni di Co2 del 45% entro il 2030 e rendere Milano una «città carbon neutral» entro il 2050. Si dirà: se i marchi aderiscono volontariamente al progetto, sanno a che cosa vanno incontro e attuano una scelta consapevole. Certo, come no. Inutile però nascondersi dietro un dito: la sostenibilità ambientale (per altro presunta) è uno dei dogmi della religione verde dei nostri tempi, ergo per le imprese, soprattutto quelle grandi e note, sottrarsi è praticamente impossibile. Ergo tocca darsi da fare e inchinarsi alle nuove imposizioni, contribuendo al cambiamento forzato dello stile di vita degli europei. A ben vedere, infatti, le norme «ecologiche» sono per lo più inutili ai fini della salvezza del pianeta, mentre risultano utilissime per il disciplinamento della popolazione. Il Corriere della Sera ieri ha sintetizzato alcuni dei provvedimenti più deliranti fra quelli che le aziende dovranno accettare. Tra tutti, i più allucinanti sono probabilmente i disincentivi all’uso dell’auto privata per andare in ufficio: «C’è la possibilità di introdurre un servizio di navetta aziendale o auto aziendali su prenotazione. C’è la razionalizzazione nell’uso dei parcheggi auto/moto interni favorendo l’uso di mezzi condivisi, che tradotto significa meno stalli. E infine, ciliegina sulla torta, c’è la “tariffazione delle aree di sosta aziendali”. Paghi per parcheggiare nell’azienda dove lavori. Come controbilanciamento c’è la predisposizione di parcheggi aziendali gratuiti per i dipendenti che condividono l’auto e l’istituzione di incentivi “alla fruizione degli esercizi del quartiere intorno alla sede di lavoro”. Ossia, ti incentivo a far la spesa vicino all’ufficio. Non è specificato se fuori o dentro l’orario d’ufficio, ma non ce n’è bisogno. E se proprio non basta a convincere le persone a lasciare a casa il mezzo privato, ecco l’istituzione del maggiordomo aziendale per i servizi postali, burocratici o per le consegne, le prenotazioni, gli acquisti e i ritiri».In un colpo solo vengono imposte le regole green e si partecipa alla costruzione della cosiddetta «città dei 15 minuti», una delle ultime distopie socialistoidi (su impianto neoliberale) disponibili su piazza. L’idea è quella di costruire centri abitati nei quali i cittadini trovino a una distanza massima di 15 minuti, a piedi e in bicicletta, tutti i servizi necessari. Sulla carta è molto comodo, nella realtà è un modo per controllare gli spostamenti, isolare le persone e costringerle a lavorare di più. Insomma Milano, come sempre, si presenta quale avanguardia dell’alienazione, anticipatrice delle realtà artificiali studiate per intruppare e sottomettere ulteriormente i popoli. Con la scusa di inquinare meno si limita la libertà di spostamento e circolazione, ma in un modo appena più dolce di quello sperimentato durante la pandemia. Si limita l’uso dell’auto privata e si rende la vita quotidiana più difficile ai lavoratori. Ma non si cerca di compensare magari riducendo l’orario di ufficio, così da consentire comunque un minimo di autodeterminazione. No: occorre irreggimentare, burocratizzare, contenere, restringere. Imporre letteralmente la salute pubblica a colpi di obblighi e divieti, compreso il «divieto di fumo in tutta l’area di pertinenza dell’azienda, incluso lo spazio aperto e i dehors». Il tutto senza mai levare un secondo di lavoro, o aumentare gli stipendi. La chiamano sostenibilità, perché tutto deve essere sostenibile. Tranne la vita dei singoli.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.