Se avete voglia di dolce, ma non volete stare lì a impastare, lievitare, montare, eccovi delle sfogliatine a effetto crema senza crema che si fanno in pochissimo tempo e possono essere un’ottima prima colazione, una merenda, ma anche un soave dessert soprattutto se le accompagnate a una pallina di gelato alla vaniglia.
Se avete voglia di dolce, ma non volete stare lì a impastare, lievitare, montare, eccovi delle sfogliatine a effetto crema senza crema che si fanno in pochissimo tempo e possono essere un’ottima prima colazione, una merenda, ma anche un soave dessert soprattutto se le accompagnate a una pallina di gelato alla vaniglia. Esaltano uno dei frutti più importanti dell’estate: le pesche. Originarie della Cina in Italia da secoli offrono la migliore qualità e ce ne sono di tantissime specie, hanno solo vantaggi: poco caloriche, basso indice glicemico, molti minerali, buon complesso vitaminico e di antiossidanti. Una ragione in più per portarle in tavola. Noi abbiamo scelto le nettarine (o pesche noci) a pasta gialla. Ingredienti - Una confezione di pasta sfoglia, due pesche nettarine, 6 cucchiai di miele italiano, 40 grammi di nocciole italiane meglio se tonda gentile, due cucchiai di zucchero a velo, un uovo. Procedimento - Ricavate col coppa-pasta sei dischetti dalla pasta sfoglia. Su una placca da forno rivestita di carta-forno sistemate a una giusta distanza i sei cucchiai di miele. Fate a fettine le pesche e tritate grossolanamente le nocciole. Adagiate su ogni mucchietto di miele un po’ di granella di nocciole e qualche fettina di pesca serrando bene al centro. Ora rivestite ogni “mucchietto” con un dischetto di pasta sfoglia. Sbattete l’uovo e spennellate ogni dischetto di pasta sfoglia che conterrà le pesche, le nocciole e il miele. Infornate a 180 gradi per circa 20 minuti. Sfornate, girate ogni dischetto in modo che ora emergano dalla parte scoperta le fettine di pesca. Fate intiepidire e cospargete di zucchero a velo prima di servire. Come far divertire i bambini - Fate spennellare a loro con l’uovo sbattuto i dischetti di pasta. Abbinamento - In omaggio alla Romagna ferita che è patria della frutticoltura italiana e delle pesche in particolare, abbiniamo un Albana passito. È ottimo. Vanno bene tutti i passiti a base o Moscato o Trebiano.
Luca Marinelli (Ansa)
L’antica arte partenopea del piagnisteo strategico ha in Italia interpreti di alto livello: frignano, inteneriscono e incassano.
Venghino, siori, venghino, qui si narrano le gesta di una sempiterna compagnia di ventura.
L’inossidabile categoria dei cultori del piagnisteo.
Che fa del vittimismo una posa.
Per una buona causa: la loro.
Ecco #DimmiLaVerità del 6 novembre 2025. L'ex ministro Vincenzo Spadafora ci parla del suo movimento Primavera e della situazione nel centrosinistra.
Antonio Filosa (Stellantis)
La batteria elettrica è difettosa. La casa automobilistica consiglia addirittura di parcheggiare le auto lontano dalle case.
Mentre infuria la battaglia mondiale dell’automobile, con la Cina rampante all’attacco delle posizioni delle case occidentali e l’Europa impegnata a suicidarsi industrialmente, per Stellantis le magagne non finiscono mai. La casa automobilistica franco-olandese-americana (difficile ormai definirla italiana) ha dovuto infatti diramare un avviso di richiamo di ben 375.000 automobili ibride plug-in a causa dei ripetuti guasti alle batterie. Si tratta dei Suv ibridi plug-in Jeep Wrangler e Grand Cherokee in tutto il mondo (circa 320.000 nei soli Stati Uniti, secondo l’agenzia Reuters), costruiti tra il 2020 e il 2025. Il richiamo nasce dopo che si sono verificati 19 casi di incendi della batteria, che su quei veicoli è fornita dalla assai nota produttrice coreana Samsung (uno dei colossi del settore).
Lucetta Scaraffia (Ansa)
In questo clima di violenza a cui la sinistra si ispira, le studiose Concia e Scaraffia scrivono un libro ostile al pensiero dominante. Nel paradosso woke, il movimento, nato per difendere i diritti delle donne finisce per teorizzare la scomparsa delle medesime.
A uno sguardo superficiale, viene da pensare che il bilancio non sia positivo, anzi. Le lotte femministe per la dignità e l’eguaglianza tramontano nei patetici casi delle attiviste da social pronte a ribadire luoghi comuni in video salvo poi dedicarsi a offendere e minacciare a telecamere spente. Si spengono, queste lotte antiche, nella sottomissione all’ideologia trans, con riviste patinate che sbattono in copertina maschi biologici appellandoli «donne dell’anno». Il femminismo sembra divenuto una caricatura, nella migliore delle ipotesi, o una forma di intolleranza particolarmente violenta nella peggiore. Ecco perché sul tema era necessaria una riflessione profonda come quella portata avanti nel volume Quel che resta del femminismo, curato per Liberilibri da Anna Paola Concia e Lucetta Scaraffia. È un libro ostile alla corrente e al pensiero dominante, che scardina i concetti preconfezionati e procede tetragono, armato del coraggio della verità. Che cosa resta, oggi, delle lotte femministe?







